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Diventa ciò che sei. La lezione di Nietzsche

Immagine di copertina
Friedric Nietzsche

Nietzsche biografia | Io sono dinamite | Recensione

Nietzsche biografia – Siamo nel 1864, il giovane Nietzsche ha soltanto vent’anni e si è da poco iscritto alla facoltà di teologia dell’Università di Bonn. Il giovane filosofo ritiene quel corso di studi poco interessante, soltanto le lezioni di filologia di Friedrich Ritschl e Otto Jahn riescono a saziare gli appetiti della sua curiosità. Egli riterrà questo come l’anno più inutile della sua vita, sebbene rappresenterà l’inizio di una svolta.

Nietzsche per la prima volta si trova lontano da casa, distante dalla presenza soffocante della madre che lo voleva destinato alla carriera ecclesiastica. Come una matricola smarrita, aderisce alla Burschenschaft di Franconia, una confraternita dove sperava di trovare interlocutori per discussioni dotte e dove trovò invece soltanto compagni per sollevare boccali di birra.

Segno d’onore quasi imprescindibile per appartenere a una confraternita era una cicatrice da duello. Fu così che il futuro autore de La nascita della tragedia sfidò a duello un certo Herr D., appartenente a un’organizzazione giovanile rivale. Lo scontro durò soltanto tre minuti, fino a quando Nietzsche non fu colpito alla radice del naso. Una ferita di poco conto, invisibile nelle fotografie a noi pervenute, ma che rese il giovane filosofo soddisfatto, inconsapevole di essere deriso per la sua inabilità proprio da Herr D. e dai suoi amici.

Pochi mesi dopo, nel febbraio del 1865, Nietzsche ingaggiò una guida per visitare la cattedrale e i monumenti di Colonia. Quando chiese di essere portato al ristorante, la guida lo trascinò in un bordello. Da quello che scrisse in riferimento a tale esperienza, sappiamo solo che trascorse all’interno poco tempo a suonare il piano, ma è più probabile che fu quello il pomeriggio durante il quale contrasse la sifilide.

Quello che è sicuro, invece, è che facendo conoscenza del mondo nel giovane filosofo iniziò a vacillare la fede nell’uomo e, con essa, quella visione ingenua della donna descritta come creatura angelica. Siamo ancora lontani dal voto di solitudine, sciaguratamente interrotto con l’infatuazione per Lou Salomé, ma il giovane Nietzsche già si accorge dell’ottusità di una morale artificiale che si tappa le orecchie dinanzi alle spietate verità della fisiologia: anche la donna è schiava delle “ripugnanti necessità” della natura.

Le lettere d’amore tra Nietzsche e la psicanalista che lo fece innamorare

Nietzsche biografia – Sono molte altre, tuttavia, le certezze in procinto di sgretolarsi. In occasione della Pasqua del 16 aprile 1865, per la prima volta Nietzsche rifiuta di prendere la comunione.

Allora il giovane filosofo comprende di trovarsi a un bivio: da un lato la fede e la felicità, dall’altro l’inquietudine della ricerca. E tutti conoscono la strada che poi intraprese: “L’ateismo, per me, non è un risultato, e tanto meno un avvenimento – come tale non lo conosco: io lo intendo per istinto. Sono troppo curioso, troppo problematico, troppo tracotante, perché possa piacermi una risposta grossolana. Dio è una risposta grossolana, un’indelicatezza verso noi pensatori – in fondo è solo un grossolano divieto che ci viene fatto: non dovete pensare!”.

Egli si trasferisce a Lipsia, dove soltanto pochi anni dopo otterrà una cattedra. I suoi studi filologici ricevono il plauso di colleghi e di studiosi. Difende con forza l’idea che l’Iliade e l’Odissea siano il frutto della stessa penna geniale e non una trascrizione della poesia popolare.

Scrive un saggio su Diogene Laerzio intitolandolo con un verso tratto dalle Odi pitiche di Pindaro, un verso che avrebbe tenuto caro per il resto della sua vita: “Diventa quello che hai appreso di essere”.

Proprio da questa sincerità verso se stesso, spinta fino all’esasperazione, Nietzsche costruì la sua opera filosofica. Zarathustra fu il figlio di un tradimento, il tradimento perpetrato da Nietzsche nei confronti di suo padre. Egli voltò le spalle alla carriera ecclesiastica a cui era predestinato, barattando così la serenità di una vita tranquilla con la propria vocazione a conoscere e a conoscersi.

Eppure, da esperto del mondo antico, Nietzsche sapeva benissimo che sul frontone del tempio di Apollo a Delfi non era iscritto soltanto “Conosci te stesso”, ma vi si specificava anche “nulla di troppo” (δὲν ἄγαν).

Nietzsche biografia – Chi davvero potrebbe sopportarsi così com’è? Chi davvero può affermare di conoscere un altro? Quante volte ci siamo stupiti dei nostri comportamenti o di quelli di persone che pensavano, appunto, di conoscere?

Forse Socrate era il più sapiente degli uomini perché aveva capito il monito del dio, la sua confessione di ignoranza era la consapevolezza di non poter varcare un limite, quel limite che avrebbe reso impossibile la convivenza con gli altri e con se stesso. Quel limite però, Nietzsche lo volle superare. Aristotele scriveva che si deve essere o una bestia o un dio per poter sopportare l’estrema solitudine, Nietzsche lo corresse aggiungendo un terzo caso: “Si deve essere l’una e l’altra cosa – un filosofo”.

L’accurato e dettagliato libro di Sue Prideaux Io sono dinamite (edito da Utet, con la traduzione di Luisa Agnese Dalla Fontana) racconta lo straordinario cammino di Friedrich Nietzsche, dall’infanzia fino al crollo mentale avvenuto il 3 gennaio 1889 a Torino.

Quella mattina – scrive la biografa inglese – in molti lo videro uscire dalla casa di Davide Fino, che affaccia su piazza Carlo Alberto. In molti avevano notato quell’uomo solitario che passava ore e ore a studiare in libreria senza mai acquistare nulla.

Alla vista di un vetturino che picchiava il suo cavallo stanco, Nietzsche gettò le braccia intorno al collo dell’animale per proteggerlo, prima di cadere. Il filosofo non si riprenderà più e sarà affetto da una paralisi progressiva, perdendo sia l’uso della parola che della ragione. Il suo pensiero inizierà lentamente a diffondersi fra le avanguardie e nel 1896 Richard Strauss comporrà e metterà in scena Così parlò Zarathustra.

L’anno dopo, la sorella fonderà l’archivio Nietzsche. Soltanto nel 1908, otto anni dopo la morte del filosofo e a vent’anni dalla stesura, Elisabeth darà alle stampe, con qualche manipolazione, il testamento nietzscheano: Ecce homo, che avrà come sottotitolo, non a caso: Come si diventa ciò che si è.

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