I 700 morti ignorati da tutti: quelli del ciclone Idai che ha colpito Malawi, Mozambico e Zimbabwe
Un bilancio approssimativo, ma dalle proporzioni drammatiche, quello dei morti dovuti al passaggio del ciclone Idai in Mozambico, Zimbabwe e Malawi. Secondo quanto riferisce la Bbc citando le autorità locali i morti sarebbero ormai quasi 700.
L’Onu ammonisce che il bilancio definitivo si avrà quando le acque si ritireranno, lasciando intendere che si teme aumenterà.
Il ciclone che si è abbattuto sulla costa del Mozambico il 14 e 15 marzo, procedendo poi verso Zimbabwe e Malawi, è stato seguito da forti piogge che hanno ulteriormente aggravato la situazione.
Per riflettere su quanto velocemente questo bilancio possa salire, basti pensare che sono oltre un milione e settecentomila le persone colpite nell’area, senza elettricità e acqua potabile.
Nel solo Mozambico sono morte 417 persone secondo quanto ha annunciato il ministro dell’Ambiente Celso Correia. In Zimbabwe sono morte almeno 139 persone e 59 in Malawi.
L’entità della devastazione appare sempre più grande, mano a mano che i soccorritori raggiungono l’area colpita.
“Terrificante ed enorme”, è questo il risultato della verifica iniziale fatta dalla Croce Rossa a Beira, nel Mozambico centrale, dopo il passaggio del ciclone Idai sulla città di Beira.
Il World Food Programme, ricostruisce i contorni non ancora ben definiti di una tragedia immane: “Chi ha potuto ha cercato la salvezza arrampicandosi sugli alberi, gli ospedali accolgono i corpi, centinaia di persone sono ancora disperse. Si teme che il numero delle vittime, inizialmente stimato in circa 100 morti, possa essere drasticamente rivisto”. Secondo il Presidente del Mozambico, Filipe Nyusi, “Si potrebbe arrivare ad almeno mille persone decedute a causa della furia del ciclone”.
Nyusi lo ha descritto come “un disastro umanitario di grandi proporzioni” e ha assicurato che “la priorità del governo è salvare vite tra le oltre 100.000 persone che abitano nelle aree colpite dal passaggio del ciclone tropicale Idai”.
“Interi villaggi sono stati sommersi, gli edifici sono stati rasi al suolo, scuole e centri sanitari sono stati distrutti”, ha detto il direttore dell’Unicef Henrietta Ford quando è arrivata a Beira, la città del Mozambico di 500mila abitanti, dove ormai scarseggiano cibo e acqua potabile.
Il direttore dell’Unicef ha quindi aggiunto che la situazione potrà ancora peggiorare prima che ci siano miglioramenti: per la Ford è reale anche il rischio del diffondersi di epidemie che potrebbero trasformare “questo disastro in una catastrofe”.