Esclusivo TPI – La Polizia postale pronta a indagare sul ministro Salvini: nel mirino l’uso dei social
Giulia, la ragazza messa alla gogna da Matteo Salvini per aver esposto un manifesto contro di lui, sporgerà denuncia contro il ministro dell’Interno e la Polizia postale sta indagando sui movimenti del vice premier sui social.
“Meglio buonista e puttana che fascista e salviniana”: questo il cartellone esposto da Giulia Viola Pacilli, 22 anni, alla manifestazione “People” contro il razzismo che si è tenuta a Milano il 2 marzo scorso. Un cartello ironico, che ha portato però la manifestante al centro di un’assurda gogna mediatica. La sua foto è stata infatti postata da Salvini sui suoi profili social, scatenando commenti sessisti e insulti nei confronti della ragazza e della sua famiglia.
Giulia ha subìto un attacco gratuito da parte di un ministro, dunque di un personaggio pubblico. In difesa della ragazza, e del diritto di espressione dei manifestanti in generale, si è schierato l’Onorevole Michele Anzaldi, deputato Pd della Commissione di Vigilanza Rai, inviando una lettera al capo della Polizia Postale, Nunzia Ciardi; lettera che TPI ha potuto leggere in anteprima.
Nella denuncia di Anzaldi viene segnalato “un caso la cui gravità non può e non deve essere sottovalutata”. Il deputato Pd spezza una lancia a favore di Giulia: “La colpa è quella di avere manifestato lo scorso 2 marzo a Milano contro le politiche del Governo e di essere stata “postata” con foto che la ritraeva con un ironico cartello di dissenso dal Ministro dell’Interno sul proprio profilo social. Tale iniziativa ha esposto la ragazza e la sua famiglia ad insulti e minacce di ogni genere sconvolgendone la vita considerandone i riflessi psicologici. Per queste ragioni Le chiedo di attivare la Specialità della Polizia Postale per valutare se ci siano gli estremi per perseguire i responsabili degli insulti ma anche per attivare forme di protezione nei confronti della ragazza e della sua famiglia”.
La risposta alla richiesta di Michele Anzaldi è stata immediata, dai vertici della Polizia postale confermano a TPI che “la questione è già monitorata”. Ma “ancora non risultano pervenute denunce da parte della ragazza. Comunque stiamo seguendo e ove la ragazza denunciasse svolgeremo, com’è naturale, ogni accertamento”.
“Denunceremo”: ha dichiarato a TPI l’avvocato di Giulia, Giovanni Pintimalli. “Faremo partire almeno 50 querele per diffamazione e offesa all’onore nei confronti di chi ha postato i commenti e gli insulti. Citeremo tutti coloro che hanno postato messaggi diffamatori e insulti nei confronti di Giulia. E sono più di 250 persone”, ha spiegato il legale. La ragazza si è ritrovata in un vortice di parolacce, accuse e rabbia, 43mila commenti, alcuni più gravi di altri, che per l’avvocato Pintimalli “derivano da un unico post, quello di Salvini, che ha istigato all’odio”. La colpa del vice premier Salvini, secondo il difensore di Giulia, è quella di “non aver rimosso i commenti contenenti l’hate speech”.
Le ultime dichiarazioni del leader leghista sul caso sono abbastanza dure: “Ad ogni azione una reazione! Mi piacerebbe vedere lo stesso sdegno verso chi scrive insulti e minacce di morte nei miei confronti tutti i giorni. Se esponi cartelli contro il ministro dell’Interno, fai una scelta, le mando bacioni”, ha detto Matteo Salvini.
L’odio online è un reato: le querele verranno inviate, la Polizia postale farà le sue indagini e la giustizia farà il suo corso.