Cos’è il Tap, il gasdotto che divide Lega e 5 Stelle
L'opera si inserisce nel più ampio progetto denominato Corridoio Sud del gas e il suo obiettivo è ridurre la dipendenza energetica dell'Europa dalla Russia
Il Tap è il gasdotto che porterà in Europa il gas proveniente dall’Azerbaigian e il cui approdo è previsto sulle coste della Puglia.
Più precisamente, i lavori di costruzione della grande opera coinvolgono le coste di San Foca e il Comune di Melendugno, in provincia di Lecce.
Il gasdotto è stato inserito dall’Unione europea tra i Progetti di interesse comune, dato che dovrebbe servire a diversificare le fonti di approvvigionamento energetico e a limitare l’importazione di gas dalla Russia.
Tra i sostenitori del progetto ci sono anche gli Stati Uniti.
Cos’è il Tap | Il significato dell’opera
Tap è l’acronimo di Trans Adriatic Pipeline. Il gasdotto fa parte di un più ampio progetto denominato Corridoio Sud del gas, il cui obiettivo è lo sviluppo del giacimento di Shah Deniz, in Azerbaigian, sul Mar Caspio.
Il Corridoio è formato da tre diverse reti di gasdotti: il South Caucasus Pipeline, che coinvolge Azerbaigian, Georgia e Turchia, il Trans Anatolian Pipeline che si trova nella sola Turchia, e infine il Trans Adriatic Pipeline, che attraversa Grecia e Albania per approdare in Italia.
Una volta in Italia, il gas azero raggiungerà il resto d’Europa e permetterà di diversificare le fonti di approvvigionamento energetiche dell’Ue, fortemente dipendente dalla Russia e dai gasdotti che passano per l’Ucraina, regione tuttora instabile.
Il gasdotto in totale è lungo 870 chilometri e approderà a San Foca, per poi proseguire fino a Brindisi: da lì il gas azero raggiungerà l’Austria attraverso al rete Snam.
La parte del gasdotto che interessa l’Italia è costituita da una condotta sottomarina, che prende il nome di tratto offshore e lunga circa 45 chilometri, e da una condotta interrata, detta tratto onshore e lunga circa 8,2 chilometri.
Il progetto prevede anche la realizzazione di una valvola di Intercettazione da posizionare in corrispondenza del punto iniziale del tratto onshore e di un Terminale di ricezione nel comune di Melendugno, in provincia di Lecce.
Il progetto Tap
Dal 2003 al 2006 sono stati eseguiti gli studi per la fattibilità del progetto e nel 2013 Italia, Grecia e Albania hanno firmato un’Intesa intergovernativa per la realizzazione del gasdotto, nato per iniziativa dell’azienda svizzera Elektrizitäts-Gesellschaft Laufenburg (Egl), ora denominata Axpo.
I tre paesi coinvolti nella realizzazione del gasdotto hanno l’obbligo a non modificare, evitare o limitare l’accordo senza il consenso unanime delle parti.
Il 19 settembre 2013 le aziende Enel, Hera, Shell, E.ON, Gas Natural Fenosa, Gdf Suez, Axpo, Bulgargaz e Depa hanno firmato a Baku, in Azerbaigian, un contratto per la fornitura di gas con il Consorzio Shah Deniz II, che il 17 dicembre 2013 ha annunciato la Decisione finale di investimento per lo sviluppo dell’omonimo giacimento.
Il gasdotto è finanziato da capitali privati, ma ha ottenuto anche il supporto, in forma di prestito, delle principali istituzioni finanziarie europee quali la Banca europea per gli Investimenti (Bei) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers).
L’Ue ha inserito il Tap tra i Progetti di interesse comune (Pci).
A settembre del 2014 il ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare del governo Renzi, Gian Luca Galletti, ha firmato il decreto di compatibilità ambientale (Via), andando contro il parere negativo della Regione Puglia e del ministero dei Beni culturali, confermando così San Foca come migliore approdo per il gasdotto.
Lo stato dei lavori
I lavori di realizzazione dell’opera sono iniziati ufficialmente nel 2015 con la costruzione in Albania di strade e ponti e sono stati avviati in Italia nel maggio del 2016, dopo aver ricevuto un anno prima l’ultima approvazione da parte del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi.
Ad agosto 2018, i lavori del Tap risultano completati per il 75 per cento.
In Italia, al momento, è stato realizzato il pozzo di spinta e l’inizio dei lavori del microtunnel, che dovrebbero durare 120 giorni, è previsto per settembre 2018.
Il Tap dovrebbe essere ultimato entro il 2020 e secondo le stime effettuate sarà in grado di trasportare 10 miliardi di metri cubi di gas, espandibili a 20.
Lo stop della Procura di Lecce
A fine aprile 2018 la Procura di Lecce ha sottoposto a sequestro probatorio una parte del cantiere Tap, denominato cluster 5, per una presunta violazione della prescrizione contenuta nella Valutazione di impatto ambientale (Via).
Il provvedimento è stato firmato dal procuratore Leonardo Leone de Castris e dalla pm Valeria Farina Valaori.
Il cantiere cluster 5 si inserisce in un più ampio tracciato di 8,2 chilometri che dal cantiere di San Basilio, dove sono stati espiantati 448 ulivi e su cui sorgerà il microtunnel del gasdotto, arriva fino alla Masseria del Capitano, dove sarà costruito il terminale di ricezione dell’impianto.
Un anno prima, nell’ottobre del 2017, la Corte costituzionale ha giudicato inammissibile il conflitto sollevato dalla Regione Puglia contro lo Stato in riferimento al procedimento di autorizzazione alla realizzazione del gasdotto.
La Regione Puglia contestava il procedimento con cui il Ministero dello Sviluppo economico, con proprio decreto, autorizzava la costruzione del gasdotto: secondo la Regione, lo Stato non aveva intrapreso alcuna trattativa per trovare una soluzione condivisa.
Le posizioni di Governo, Regione Puglia e comunità locali rispetto al Tap | No Tap: chi sono
Il gasdotto Tap ha trovato fin dal suo annuncio nel 2012 da parte dell’azienda Egl l’opposizione della comunità locale e del sindaco di Melendugno, Marco Potì, oltre che del Movimento No Tap, che hanno più volte sottolineato alcune importanti criticità a livello ambientale e lamentato la mancata applicazione della direttiva Seveso in materia di prevenzione dei grandi rischi industriali.
Per realizzare il gasdotto è necessario procedere allo spostamento degli ulivi e il timore è che gli alberi possano essere danneggiati durante la fase di espianto, di trasporto o durante la conservazione prima di essere nuovamente ripiantati nel luogo di origine.
Inoltre, le comunità locali hanno chiesto che venisse analizzata la pericolosità del progetto e le possibili conseguenze negative sulle attività tipiche della regione, come agricoltura e turismo.
Il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, aveva proposto di modificare il punto di approdo del Tap, spostandolo da San Foca a Brindisi.
Di recente, Emiliano ha anche chiamato in causa l’ex deputato del Movimento Cinque Stelle, Alessandro di Battista, chiedendogli di “metterci la faccia”.
“La Puglia non ha mai detto di voler bloccare il Tap”, ha spiegato il presidente della Puglia, “ma solo di spostarlo un po’ più a nord per evitare rischi per i bagnanti”.
I contrasti all’interno del Governo
Il 5 agosto 2018 la ministra per il Sud, Barbara Lezzi, si è espressa in merito al progetto Tap, dopo essere stata accusata dalla comunità locale e dallo stesso Emiliano di aver abbandonato il fronte critico nei confronti del progetto.
La ministra ha quindi replicato a Matteo Salvini sul tema del Tap, dopo che il ministro aveva affermato che sulle grandi opere, Tap incluso, non bisogna fermarsi.
“Caro Matteo Salvini, in Italia servono le infrastrutture e in particolar modo ne hanno estremo bisogno il sud e le aree interne del centro-nord”, ha detto Lezzi.
“È la carenza di questo genere di investimenti che ha provocato una perdita ulteriore di posti di lavoro al sud di 300mila unità durante gli anni della crisi. Strade sicure, ferrovie, scuole, ricerca, università, bonifiche, anti-dissesto idrogeologico, energia pulita. Questi sono gli investimenti che l’Italia aspetta”, ha aggiunto la ministra.
Sulla questione Tap si sono espressi anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della visita istituzionale in Azerbaigian, e il premier Giuseppe Conte durante l’incontro con il presidente statunitense Trump.
“La scelta strategica del corridoio Sud del gas è condivisa dall’Italia e Tap, che è parte di questo corridoio, è il naturale completamento di questa scelta”, ha assicurato Mattarella al presidente azero Aliev.
Più cauto invece il commento del premier Conte, che, pur ribadendo la necessità di una diversificazione delle rotte dell’energia, ha affermato che è necessario trovare un punto di incontro con le comunità locali.
“Se dovessero emergere criticità oggettive non valutate o sottovalutate dalla società proponente, Palazzo Chigi ritiene che si potrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di non realizzare la Tap con approdo a Melendugno”, aveva detto il premier.
La risposta internazionale
Gli Stati Uniti hanno forti interessi nella realizzazione del progetto, perché permetterebbe di aumentare le esportazioni di gas liquido in Europa e intaccherebbe gli interessi russi in materia di risorse energetiche, sottraendo a Mosca un’importante arma strategica a livello geopolitico.
Le istituzioni europee sostengono la realizzazione del gasdotto, inserito tra i Progetti di interesse comune (Pci), ma la Germania sta proseguendo con la realizzazione del Nord Stream 2, il gasdotto che permetterà di aumentare l’importazione di gas proveniente dalla Russia e fortemente osteggiato dagli Stati Uniti.
Inoltre, secondo alcuni analisti, se la portata del gasdotto dovesse raggiungere i 20 miliardi di metri cubi l’anno, l’azienda russa Gazprom potrebbe inserirsi nel progetto vendendo all’Azerbaigian il gas di cui avrebbe bisogno per raddoppiare le quantità da importare in Europa.
In questo modo verrebbe meno la motivazione principale alla base della realizzazione dell’intero progetto.
Inoltre, la portata del giacimento azero e la sua capacità di soddisfare le richieste del mercato è stata messa in dubbio da diversi esperti e l’Azerbaigian ha già dovuto acquistare gas dalla Russia per tenere fede agli accordi presi in precedenza sempre nell’ambito della vendita di combustibile.