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Rigopiano, una delle vittime provò a chiedere aiuto fino a 8 ore dopo la valanga

Immagine di copertina
Credit: Vigili del fuoco

La prova negli screenshot del cellulare appartenente alla fidanzata di Fabio Salzetta, il manutentore dell’Hotel Rigopiano sopravvissuto alla valanga per miracolo

Una delle vittime di Rigopiano avrebbe tentato di chiedere aiuto fino a otto ore dopo la valanga, utilizzando un smartphone trovato tra le macerie dell’hotel e appartenente a uno dei sopravvissuti. A rivelarlo è un servizio di Ezio Cerasi del TGR Rai Abruzzo.

Il giallo riguarda il telefono di Fabio Salzetta, il manutentore dell’Hotel Rigopiano sopravvissuto alla valanga insieme a Giampiero Parete perché in quel momento fuori dalla struttura.

Nella tragedia dell’hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), sepolto da una slavina il 18 gennaio 2017, hanno perso la vita 29 persone.

Durante le operazioni di ricerca uno dei vigili del fuoco recuperò il marsupio che Salzetta aveva lasciato nell’hotel prima di uscire a caricare pellet per la caldaia.

Nel borsello c’è il portafogli, ci sono i documenti. Manca solo il telefono, che verrà ritrovato tra le macerie mesi dopo, durante i lavori di bonifica.

Alcuni screenshot dal cellulare della fidanzata di Salzetta mostrano però che dal telefono del manutentore partirono tre misteriose chiamate vocali perse, effettuate con l’applicativo Whatsapp.

Le prime due chiamate risalgono a quattro e sei minuti dopo la mezzanotte del 19 gennaio. L’ultima poco prima dell’una, alle 00.56.

Questo mostrerebbe che una delle vittime di Rigopiano, a 8 ore dalla tragedia, avrebbe usato il cellulare di Fabio Salzetta. Nel tentativo di chiedere aiuto avrebbe composto l’ultimo numero chiamato, quello della fidanzata del sopravvissuto.

Fabio Salzetta ha perso nella tragedia di Rigopiano sua sorella Linda, che come lui lavorava all’hotel e che è stata ritrovata senza vita solo cinque giorni dopo la valanga.

Intanto, l’informativa conclusiva dei carabinieri forestali di Pescara relativa alle analisi del cellulare di Gabriele D’Angelo, una delle 29 vittime, ha evidenziato che il 18 gennaio del 2017, prima che l’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) venisse travolto da una valanga, alla Prefettura di Pescara arrivarono due telefonate di soccorso.

La prima telefonata è quelle delle 11.38 ed è riconducibile al cameriere Gabriele D’Angelo, la seconda è partita alle 15 ed è riconducibile ad un amico della vittima.

Dagli accertamenti è emerso che nessuna omissione fu fatta dai responsabili del Coc di Penne e della Croce Rossa in merito al brogliaccio in cui era annotata la frase “Hotel Rigopiano Evacuazione”, poiché tali organi di Protezione Civile non erano deputati a gestire tale emergenza.

Lo stesso Gabriele D’Angelo, volontario della Croce Rossa ed ex militare, sapeva che tale situazione d’emergenza doveva essere segnalata direttamente alla Prefettura.

Dopo aver ricevuto alle ore 11.31 via whatsapp il numero del centralino della Prefettura dal Responsabile della Croce Rossa di Penne, per ben otto volte, dalle 11.32 alle 11.37, D’Angelo provò a contattare il centralino.

Alle ore 11.38 riuscì a parlare con la Prefettura di Pescara chiedendo l’invio di mezzi di soccorso. Dalle ore 14.30 in poi, D’Angelo sollecitò un suo amico della Croce Rossa che si trovava presso il Coc di Penne a contattare nuovamente la Prefettura.

L’amico prima gli rispose con un messaggio whatsapp: “La Prefettura non risponde, naturalmente chiamerò di continuo per ora non so dirti di più”.

Alle 14.48, come è emerso dai tabulati telefonici della Prefettura di Pescara, l’amico di D’Angelo riuscì a parlare per quattro minuti con un operatore della Prefettura e chiese l’invio di mezzi spazzaneve per liberare la strada, ma anche questa segnalazione cadde nel vuoto.

Leggi anche: Rigopiano, il padre di una vittima: “Condannato a pagare 4.500 euro per aver portato fiori dove è morto mio figlio”
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