Perché Vibo Valentia è la provincia peggiore nella quale vivere (secondo il Sole 24 Ore)
È Vibo Valentia la provincia italiana peggiore nella quale vivere. Un record – negativo – quello conquistata dalla piccola provincia calabrese conquistato per il quarto anno.
Ancora una volta, quindi, “Vibo” è in coda al report annuale del Sole 24 ore fra i capoluoghi di provincia italiani per qualità della vita.
Rispetto a un anno fa Vibo Valentia e provincia perdono ben nove posizioni. Ma vediamo perché cosa ha fatto della cittadina calabrese e dintorni il peggior luogo d’Italia nella quale vivere.
Come ogni anno, il Sole 24 Ore ha scelto di inquadrare la questione del benessere e qualità della vita attraverso 42 valori per ciascuna provincia.
Vibo Valentia si ritrova ultima per durata media dei processi nelle aule giudiziarie (più di mille giorni) e registra una delle spese più basse in Italia fra i Comuni per quanto riguarda le politiche a favore dei disabili, degli anziani e dei minori.
Fra i primati negativi di Vibo e provincia anche le imprese confiscate, i prezzi medi delle case, la spesa per i viaggi, la spesa sociale degli enti locali, l’uso della home banking, la presenza di cinema, l’offerta culturale, gli spazi dedicati allo sport.
Primati negativi che incidono in maniera determinante nella classifica finale nonostante Vibo Valentia si collochi meglio di Milano e Roma per i protesti procapite, il clima, l’indice di vecchiaia e la litigiosità in Tribunale.
Vibo Valentia detiene però il 30 per cento del totale nazionale delle imprese confiscate. Le imprese soggette ad interdittiva antimafia emesse dalla Prefettura – e quindi impossibilitate ad intrattenere rapporti con la pubblica amministrazione – interessano principalmente il settore delle costruzioni, delle attività estrattive e del calcestruzzo. Ma anche commercio e turismo.
Incide nel primato negativo della qualità della vita anche la persistente infiltrazioni mafiosa negli enti locali, tanto che attualmente sono retti da commissari straordinari, in quanto gli organi elettivi sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose, i Comuni di Briatico, Limbadi e San Gregorio d’Ippona.
In passato sono stati sciolti anche i Comuni di Sant’Onofrio, Stefanaconi, Tropea, Ricadi, Nicotera (tre volte), Mileto, Parghelia, Mongiana, Fabrizia, Nardodipace, San Calogero, ma anche l’Azienda sanitaria provinciale.