Cosa prevede il decreto sicurezza e immigrazione
Decreto sicurezza 2018 testo | Cosa prevede
La Camera dei deputati ha approvato il decreto sicurezza con 396 sì. Il provvedimento, che contiene anche misure in tema di immigrazione, è ora legge. Il voto, su cui il Governo ha posto la questione di fiducia, è arrivato poco dopo le 20 di mercoledì 28 novembre 2018. Il 26 novembre il governo aveva posto la questione di fiducia sul decreto sicurezza e immigrazione, il decreto n.113/2018.
Era stato approvato in prima lettura in Senato, dove il 7 novembre 2018 ha ricevuto l’approvazione con 163 sì per la conversione in legge. (Qui gli aggiornamenti)
Il 6 novembre il governo aveva posto la questione di fiducia sul maxi-emendamento. Lo aveva annunciato il ministro per i Rapporti col Parlamento Riccardo Fraccaro, prendendo la parola in aula a Palazzo Madama.
Ma cosa prevede? Come si compone?
Il decreto reca “disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”.
Si compone di quattro parti: dall’articolo 1 al 14 si occupa di immigrazione, dall’articolo 16 al 31 si occupa di sicurezza pubblica, la terza parte riguarda invece di organizzazione del ministero dell’Interno e dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata. Una quarta sezione si occupa delle disposizioni finanziarie e finali.
Il tema più controverso del provvedimento è senz’altro quello dell’immigrazione.
Ecco cosa prevede il decreto per punti:
Protezione umanitaria
Il decreto nel suo primo articolo prevede l’abolizione della concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari previsto dal Testo unico sull’immigrazione (legge 286/98).
Secondo la legge attualmente in vigore questo tipo di permesso può essere concesso ai cittadini stranieri che presentano seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello stato italiano”.
In alternativa, hanno diritto al permesso di soggiorno per motivi umanitari coloro che fuggono da conflitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravità e che provengono da paesi al di fuori dell’Unione europea.
Anche i cittadini stranieri che non possono essere espulsi perché potrebbero essere oggetto di persecuzione o che sono vittime di sfruttamento lavorativo o di tratta hanno diritto a questa particolare tutela. Il loro permesso dura dai 6 mesi ai 2 anni a seconda del caso e può essere rinnovato.
Il decreto prevede l’abrogazione della protezione umanitaria.
Regole per la revoca della protezione internazionale e dello status di rifugiato
Il decreto ha identificato nuovi reati che comportano la revoca dello status di rifugiato o la protezione internazionale.
Tra questi sono stati inseriti la violenza sessuale, produzione, detenzione e traffico di sostanze stupefacenti, rapina ed estorsione, furto, furto in appartamento, minaccia, violenza o resistenza a pubblico ufficiale.
Esclusione dal registro anagrafico dei richiedenti asilo
L’articolo 13 del decreto prevede che i richiedenti asilo non si possano iscrivere all’anagrafe e non possano quindi accedere alla residenza.
Il sistema di accoglienza
I titolari di protezione internazionale o ai minori stranieri non accompagnati saranno gli unici a poter usufruire del sistema Sprar dedicato all’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati.
Tempi più lunghi per il trattenimento degli irregolari nei Cpr
L’articolo 2 del decreto prevede che gli irregolari possono essere trattenuti nei Centri per il rimpatrio, che hanno sostituito i Cie, e in altri luoghi fino a un massimo di 180 giorni. Ad oggi, il limite è di 90 giorni.
Per quanto riguarda i fondi usati dai comuni per la creazione di sportelli informativi per gli stranieri che vogliono sapere come accedere ai programmi di rimpatrio volontario, il decreto stabilisce che verranno spostati al Fondo per i rimpatri del ministero dell’interno.
Cittadinanza
La concessione della cittadinanza ai discendenti degli emigrati italiani all’estero sarà più difficile da ottenere e saranno estesi i requisiti di residenza necessari per chiederla sia in caso di matrimonio che sulla base della residenza.
L’articolo 13 del decreto prevede anche che la cittadinanza può essere revocata e negata al soggetto condannato per reati legati al terrorismo.
Sicurezza urbana
Il decreto stabilisce le modalità di ricognizione delle situazioni di occupazione e i piani provinciali per le esecuzioni dei provvedimenti di sgombero, a cui devono prendere parte i membri delle forze dell’ordine.
Per il 2018 è previsto lo stanziamento di 16 milioni diretti alla polizia di Stato e ai vigili del fuoco, cifra che raggiungerà i 50 milioni per gli anni successivi al 2019.
Inoltre, saranno inasprite le sanzioni contro coloro che promuovono o organizzano l’invasione di terreni o edifici e sarà incentivato l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche per coloro che commettono questo reato.
Tra i provvedimenti, anche la sperimentazione dei taser da parte della polizia municipale nei comuni con più di 100mila abitanti.
Lotta al terrorismo
La parte del decreto relativa al contrasto al terrorismo prevede che per noleggiare tir o furgoni sia obbligatorio comunicare anticipatamente al Centro elaborazione i propri dati identificativi, che verranno analizzati. Nel caso in cui dovessero emergere delle situazioni di potenziale pericolo, le forze dell’ordine riceveranno una segnalazione.
Salvini propone la creazione di un Daspo per chi è sospettato di star preparando un attentato oppure di essere affiliato a un’organizzazione terroristica.
Lotta alla Mafia
Per contrastare le infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione, il decreto prevede la nomina di un Commissario straordinario in caso di segnalazioni di situazioni anomale o di condotte illecite da parte di un Prefetto.
Gli immobili confiscati alle organizzazioni criminali possono essere dati in affitto “sociale” alle famiglie in condizioni di disagio.