Finisce a processo per molestie sessuali a una 13enne, pediatra torna a lavorare come “medico a domicilio”
Il dottor Antonio Maria Ricci, 50 anni, pediatra del policlinico San Matteo, indagato per violenza sessuale su minore, ha patteggiato a febbraio 2017 e ha ricominciato a lavorare in un'azienda di medici a domicilio creata dal fratello "per non finire sul lastrico"
Antonio Maria Ricci è tornato a fare il medico pediatra, dopo che nel luglio del 2016 era stato indagato per violenza sessuale su minore. Antonio Maria Ricci era un pediatra del policlinico San Matteo di Pavia, ma la sua faccia era finita su tutti i giornali nel momento dell’arresto anche perché il dottor Ricci era anche segretario del Pd della sua città e rivestiva incarichi pubblici ai vertici dell’Asp, l’azienda che gestiva case di risposo e ospedali di riabilitazione geriatrica.
Nel 2017, il medico, 50 anni, patteggia due anni con sospensione della pena e un accordo di risarcimento. A raccontare la storia di quanto successo tra Pavia e Milano è Selvaggia Lucarelli sulle pagine de Il Fatto Quotidiano.
Che cosa era successo
Il dottor Ricci era finito in manette perché aveva adescato su Facebook una ragazzina di 13 anni disabile, con una grave patologia intestinale. Per quattro mesi l’uomo aveva scritto alla 13enne, spingendosi anche ad intrattenere con lei conversazioni intime. Poi la ragazzina era stata ricoverata proprio nell’ospedale in cui lavorava Ricci ed è qui che il medico, rimasto solo con lei, l’aveva baciata sulle labbra e sulle braccia.
Lei, spaventata da questo comportamento, aveva riferito tutto ai genitori, che avevano denunciato il medico. Di lì il patteggiamento e la sospensione dagli incarichi del medico, nella struttura in cui lavorava e ai vertici dell’Asp. Dopo un anno, però, il medico è tornato a fare il pediatra.
A scoprirlo è stata una madre di Milano che, alle prese con la salute del figlio, aveva cercato un medico su Google, imbattendosi in un servizio particolare: pediatra privato a domicilio. Entro un’ora, in zona Milano-Monza, il dottore sarebbe arrivato sulla porta di casa per prestare servizio. La signora si è lasciata convincere e così ha “prenotato” un medico.
Il racconto di una mamma
“Non mi ha fatto una buona impressione”, racconta la donna alla Lucarelli. “Ha usato il termine ‘pisciare’ anziché fare pipì, era trasandato, l’ho trovato strano, quando è andato via ho guardato il suo nome sulla ricevuta e ho cercato informazioni su Google. Quando ho scoperto che ha avuto una condanna per violenza su una bambina mi è venuto un colpo. Un pediatra con un precedente simile non può nascondersi dietro un sito per visite a domicilio. Esigo saperlo prima”.
La Lucarelli ha contattato allora il dottor Antonio Maria Ricci e lui risponde che “l’Ordine di Pavia mi ha sospeso per sei mesi a partire dal fatto, quindi già da tempo potevo e posso esercitare”. Conferma di fare un percorso psicologico, ma, spiega, “comunque io non esercito in attività pubbliche, faccio visite a domicilio” e viene contattato, secondo quanto dice, tramite conoscenze.
La risposta del medico
In realtà, scrive la Lucarelli, opera attraverso un sito, che però non specifica i nomi dei medici in servizio. Ricci spiega che si tratta di un’azienda privata, senza rivelarne la proprietà. Lui dice di aver parlato con il direttore sanitario e di avere un accordo per lavorare con la società.
“Io non ho impedimenti legali e ritengo opportuno continuare a fare il pediatra, ho patteggiato pur non avendo fatto nulla, solo perché il processo sarebbe stato troppo lungo, mi avrebbe impedito di lavorare per anni”, aggiunge ancora.
Il medico spiega che la scelta di patteggiare deriva dalla necessità di dover lavorare: il processo sarebbe stato troppo lungo. Non ha alcuna alternativa alla pediatria: “La mia preparazione specifica è questa. Non posso lavorare in un altro campo dall’oggi al domani. Io devo sopravvivere. E sono non colpevole nonostante il patteggiamento”.
L’azienda privata per cui lavora Ricci
Quando la Lucarelli chiama la Yourfullwellness, l’azienda per cui lavora Ricci e che invia medici a casa, a rispondere è Mario Ricci, fratello di Antonio Maria. L’azienda, dice lui stesso, è la sua, non esiste nessun direttore sanitario: “Ho lasciato il lavoro per aiutare mio fratello a tornare a fare il medico con questa società altrimenti andavamo sul lastrico. Abitiamo insieme a Casorato. Invio tanti dottori a casa, ogni tanto se non c’è un medico disponibile mando lui”.
Mario Ricci spiega che il fratello il più delle volte si occupa del sito, esce poche volte a fare visite. “Dopo il patteggiamento non sono state ritenute necessarie eventuali terapie riabilitative, se le ha detto cose inesatte su un ipotetico direttore sanitario è perché è agitato, ma non fa nulla di illegale”, spiega Mario Ricci.
Un modo ambiguo di lavorare
Come spiega la Lucarelli, Ricci ha “un modo ambiguo di lavorare ma non commette illeciti”. Sarebbe comprensibile se genitori possano non aver voglia di ricevere a casa un medico con questi precedenti nonché di affidargli le cure dei figli”.
L’Ordine dei medici di Pavia si giustifica affermando che “non può e non deve sostituirsi alla magistratura. L’Ordine aveva già sospeso in via cautelare il dottor Ricci subito dopo gli arresti domiciliari. Nel febbraio 2017 i magistrati hanno deciso di accettare la richiesta di pat- teggiamento del dottor Ricci a due anni con pena sospesa. Ad aprile 2017 la Commissione medica di disciplina gli ha comminato cinque mesi di sospensione su un massimo di sei, tutti già scontati”.
Quindi, conclude la Lucarelli, con un patteggiamento il medico torna a fare il pediatra. Da una parte c’è un uomo che cerca di riabilitarsi, dall’altra la legittima preoccupazione dei genitori. “Difficile stabilire cosa sia giusto in questa vicenda. Di sicuro, non chiamare ‘Guardia medica’ un sito che dovrebbe chiamarsi ‘Pediatra Antonio Maria Ricci'”.