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Tessere elettorali scomparse e soldi degli iscritti finiti nel nulla: lo strano caso del partito-costola della Lega Noi con Salvini

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La formazione è nata alla fine del 2014 e si rivolgeva alle regioni del Meridione. Alcuni ex soci del gruppo di Pescara hanno raccontato a TPI le anomalie che esistevano nel movimento: a cominciare dall’apparente assenza di uno statuto fino alla mancata consegna di diverse tessere nonostante i soldi versati dai militanti

ESCLUSIVO • The Post Internazionale (TPI.it) – La Lega continua nella sua evoluzione. Dopo la questione del doppio tesseramento che divide Nord e Sud Italia (come svelato da TPI lo scorso luglio), il partito del ministro dell’Interno Matteo Salvini si prepara a dire addio alla vecchia Lega Nord per l’Indipendenza della Padania, fondata da Umberto Bossi, e ad abbracciare il nuovo partito Lega per Salvini premier.

Ma nel passato di queste formazioni, c’è un terzo movimento che forse alcuni non ricordano: è Noi con Salvini, nato a fine 2014 e rivolto esclusivamente al Sud Italia. E tra chi ne faceva parte all’epoca si sollevano ora dubbi e critiche, legate all’assenza di uno statuto e alla “sparizione” di diverse tessere di soci militanti e i relativi contributi.

Leggi anche: Esclusiva TPI, l’ex segretaria di Bossi accusa anche Giorgetti: “I milioni della Lega usati per licenziare i dipendenti”

La questione parte da Pescara, dove nel 2015 si costituisce un gruppo legato alla formazione denominata Noi con Salvini. Alcune delle persone che all’epoca ne facevano parte, e che preferiscono restare anonime, hanno raccontato a TPI di come intorno a quel “movimento” ci fosse ben poca chiarezza. A partire dalla questione delle tessere.

Uno di loro, ad esempio, tesseratosi nel 2015 come socio militante (in foto), decide di rifare il tesseramento nel 2016. Costo minimo di adesione: 20 euro. In quell’anno però, né lui né molti altri sostenitori ricevono alcunché.

Non solo. Alle ripetute richieste di poter vedere lo statuto del neonato movimento/partito per cui stavano sborsando dei soldi, ricevono solo risposte evasive e nessun documento. Lo statuto, se esisteva, non è mai stato reso noto a chi lo finanziava.

Una situazione che sembra si sia ripetuta anche in altre regioni, come denunciato da un’associazione consumatori di Reggio Calabria. Nella sola Pescara, si tratterebbe di almeno una cinquantina di persone (ma forse di più, dato che in un anno in città si tesserava una media di 300 persone) che non hanno mai ricevuto la tessera.

Un esborso totale che va dai mille ai 6mila euro almeno, per il solo tesseramento. “I miei 20 euro dove sono finiti? Valgono di più dei 49 milioni”, si chiede un ex socio. Soldi che, a sentire gli ex militanti, non si sa che fine facessero.

“Non abbiamo mai visto una rendicontazione, una contabilità. Non esisteva una partita iva”, dicono. “Non sappiamo che fine facessero i soldi del tesseramento”, né quelli raccolti durante serate o cene in cui, al prezzo base per l’evento, veniva aggiunta una cifra da destinare al partito.

“Ho sempre detto che erano donazioni”, dice uno dei membri dell’organizzazione dell’epoca, perché non avendo nulla di concreto su cui basarsi, non si poteva chiamarle altrimenti. In più, dicono, i soldi per il materiale dei banchetti, per l’occupazione di suolo pubblico e le altre spese venivano dalle tasche dei militanti che ricoprivano ruoli all’interno dell’organizzazione.

Soldi che non sono mai stati restituiti o rendicontati, sottolinea chi ne faceva parte. Stando a quanto riferito dagli ex sostenitori, le richieste di spiegazioni sono state rivolte a due diversi soggetti: ai vertici legati alla nuova formazione del Sud e alla “casa madre” milanese.

La sede di via Bellerio, formalmente separata da questo nuovo partito, era di fatto l’unica organizzazione concreta, con uno statuto, un indirizzo e un numero di telefono a cui rivolgersi.

Dall’altro lato, interlocutori diretti dei militanti abruzzesi sarebbero stati due lombardi: il senatore Raffaele Volpi (oggi sottosegretario alla Difesa e all’epoca vicepresidente del nuovo movimento ma comunque membro della Lega Nord) e il senatore Paolo Arrigoni (all’epoca responsabile regionale per l’Abruzzo), entrambi “inviati” al Sud per occuparsi della nuova formazione politica dal presidente Matteo Salvini.

Leggi anche: Esclusiva TPI, “Salvini sapeva dei 49 milioni spariti, ma non fece nulla”. Le rivelazioni shock dell’ex dipendente della Lega che incastrano il vicepremier

Insieme a loro, il “braccio destro” Giuseppe Bellachioma (ora deputato e segretario regionale abruzzese della Lega). Gli ex militanti sostengono di aver inoltrato le domande in più occasioni a tutti, compreso il leader Salvini che “sapeva tutto”, ma senza ricevere risposte.

Alla richiesta di informazioni il centralino della sede milanese di via Bellerio risponde che bisogna rivolgersi agli uffici romani di Camera e Senato, “per avere contatto diretto con i responsabili”.

La segreteria del senatore Arrigoni, contattata telefonicamente e via mail, non ci ha però dato alcuna risposta. Contattato su Facebook, invece, il deputato Bellachioma ha detto che a lui “non risulta” la questione delle tessere “scomparse” né delle ripetute richieste di statuto fatte dai militanti all’epoca.

Bellachioma ha poi aggiunto che al momento Noi con Salvini non esiste più e alla domanda su che cosa fosse la formazione risponde: “Credo associazione, ma dovete chiedere a Milano”.

Su questo punto, una risposta la dà invece il sottosegretario Volpi, via mail. “Nel periodo indicato e con la denominazione fornita il Movimento era sotto forma di associazione”, scrivono dal suo ufficio.

Leggi anche: Lo strano caso delle doppie tessere della Lega. Così Salvini si è fatto due partiti, uno per il Nord e uno per il Sud

In più, assicurano che Volpi all’epoca “non era fra gli interlocutori per la sede di Pescara per gli aspetti legati alle tematiche indicate”. Questa nuova formazione che si rivolgeva al Sud Italia sarebbe quindi stata un’associazione che tesserava e raccoglieva soldi dai nuovi soci, ma non possedeva – all’apparenza – alcuno statuto.

Attualmente, su Internet si trovano pagine o articoli che fanno riferimento a Noi con Salvini come a: “un movimento”, “un comitato”, “un partito”, “un movimento politico”, “un progetto leghista”, “una organizzazione politica” o “una community” su Facebook.

Di certo c’è che un gruppo parlamentare univa questo partito e quello del Nord e che si trattava di una formazione “sorella” della Lega Nord.

Altrettanto certo sembra il fatto che si trattava un embrione del futuro partito Lega per Salvini Premier, il cui statuto è stato pubblicato nel dicembre 2017, soppiantando di fatto Noi con Salvini al Sud – tanto che il tesseramento per il 2018 porta il nome del nuovo partito – e proponendosi di fare lo stesso con la Lega Nord.

Stando a quanto raccontato dagli ex soci poi, per due anni loro non sono stati informati adeguatamente riguardo a cosa si stessero associando e quale fosse la natura del movimento, oltre a dove finissero i loro soldi.

In più, il collegamento, informale ma evidente, con l’unico statuto allora esistente, quello della Lega Nord, “non corrispondeva a quello che veniva detto alle persone, visto che non comprendeva le regioni del Sud. Non era coerente”, sottolinea un ex membro dell’organizzazione.

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