Processo Raggi, cosa rischia la sindaca di Roma se viene condannata
Il regolamento M5S prevede le dimissioni, ma non è scontato che la sindaca scelga di fare un passo indietro. E spunta l'ipotesi di rimettere la decisione agli iscritti su Rousseau
Oggi, 10 novembre, il tribunale di Roma emanerà la sentenza del processo in primo grado alla sindaca di Roma Virginia Raggi sul caso delle nomine in Campidoglio, scoppiato alla fine del 2016. Processo Raggi condannata cosa succede
La sindaca è imputata per falso. Secondo gli inquirenti, avrebbe mentito all’Anticorruzione del Comune di Roma riguardo il ruolo di Raffaele Marra nella nomina del fratello Renato.
Il pm ha chiesto la condanna a 10 mesi di carcere.
Ma in caso di condanna, c’è anche un’altra importante conseguenza che potrebbe colpirebbe la sindaca. Infatti, il regolamento del Movimento Cinque Stelle prevede le dimissioni a seguito di una condanna, anche solo di primo grado (qui cosa prevede esattamente il codice etico M5S).
Scongiurata invece la decadenza della sindaca, che sarebbe scattata per la legge Severino in caso di condanna per abuso d’ufficio (reato per il quale è stata richiesta l’archiviazione).
“Io non conosco l’esito del processo ma il nostro codice di comportamento parla chiaro e lo conoscete”, ha detto il vicepremier e capo politico M5s Luigi Di Maio.
Un modo per sottolineare, come osservano fonti parlamentari pentastellate, che qualora arrivasse una condanna la sindaca sarebbe fuori e non potrebbe usare il simbolo del Movimento.
Sulle eventuali dimissioni si frena, ma nella sostanza l’atteggiamento M5s è quello di non legare il destino del Movimento a quello del primo cittadino della Capitale.
“Negli atti normativi del movimento nella prassi applicativa l’espulsione non è mai stata applicata, sia Nogarin che Pizzarotti, indagati, non furono espulsi”, ha sottolineato la sindaca. “Pizzarotti fu sospeso perché omise che era indagato”.
Cosa dice il codice etico M5S in caso di condanna
Inizialmente, le dimissioni erano previste già per la sola l’iscrizione sul registro degli indagati.
La stessa Virginia Raggi con un tweet del 13 settembre 2015 chiedeva al presidente del Pd Matteo Orfini di cacciare dai partiti gli indagati e i condannati.
@orfini:partiti devono rispettare requisiti: iniziamo a cacciare indagati e condannati?@marcello_devito @danielefrongia @EnricoStefano
— Virginia Raggi (@virginiaraggi) 13 settembre 2015
In seguito, i Cinque Stelle hanno introdotto distinzioni per le varie tipologie dei reati.
Da un anno a questa parte, invece, la regola impone le dimissioni in caso di condanna in primo grado.
Il codice etico M5S dice testualmente che “è considerata grave ed incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce del MoVimento 5 Stelle la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo”.
Tuttavia, la scelta di Raggi non è scontata: il Movimento potrebbe scegliere di rimettere la scelta ai suoi iscritti, un’ipotesi ventilata da un “influente parlamentare M5S” intervistato lo scorso 26 ottobre dal Messaggero.
A proposito delle dimissioni della Raggi, la fonte dice: “Mettiamo che il 10 novembre vada male, con Virginia condannata. Innanzitutto, prima dovrà dire cosa vuole fare: se se la sente o meno di andare avanti. Spetta a lei. Poi, visto che noi siamo l’unico partito che si basa sulla democrazia diretta, potremmo rimettere la decisione a un voto dei nostri iscritti su Rousseau. In questo caso sarebbero gli attivisti del M5S a decidere se Virginia, condannata per falso, perché di questo stiamo parlando, debba continuare a governare o meno la Capitale d’Italia”.
In alternativa, esiste anche la possibilità dell’autosospensione, che secondo il regolamento “può essere valutata quale comportamento suscettibile di attenuare la responsabilità disciplinare”.
In questo caso spetterebbe a Beppe Grillo, garante del Movimento, a Luigi Di Maio, capo politico, e al collegio dei probiviri prendere una decisione.
Dimissioni Raggi, cosa ne pensano le varie forze politiche
M5S – A proposito delle possibili dimissioni di Virginia Raggi, il vicesindaco di Roma, Luca Bergamo, ha detto: “Non vedo per quale ragione il processo non debba concludersi con qualcosa di diverso dall’assoluzione della sindaca. Il fatto, a mio giudizio e per quello di chiunque di buon senso, non c’è. Poi saranno ovviamente i magistrati a valutare”.
In caso di condanna, dice Bergamo, “la sindaca farà le sue valutazioni”.
“Ritegno che comunque, in ogni caso, la continuità dell’amministrazione deve essere assicurata, in qualunque forma. Francamente non vedo perché essendoci un’amministrazione in carica debbano esserci elezioni. Poi, nel momento in cui la sindaca decidesse lei di dimettersi, a quel punto ci saranno elezioni necessariamente, perché lo prevede la legge”.
Anche il sindaco di parma Federico Pizzarotti, ex M5S, si è espresso sull’argomento.
“Una scelta di questo tipo è così personale che non voglio entrarci né pensare a che cosa io avrei fatto al suo posto. È una questione amministrativa, del Comune di Roma”, ha detto riguardo le possibili dimissioni.
“Penso che ogni sindaco abbia davanti a sé, tante volte, degli errori che a volte può anche sottovalutare perché sono sempre più grandi le competenze amministrative dei sindaci e meno i poteri. Non mi sento di giudicare una tematica che sarà affrontata dal punto di vista personale e dal suo gruppo politico”.
Lega – Nel caso in cui Virginia Raggi dia le sue dimissioni, Matteo Salvini avrebbe la possibilità di provare a insediare un suo alleato al Campidoglio. Sembrano andare in questa direzione le dichiarazioni che il ministro dell’Interno ha fatto su Giorgia Meloni, già candidata nel 2016 a sindaco di Roma, proprio contro la Raggi.
Una mossa di questo tipo da parte di Salvini potrebbe però creare nuove tensioni nel governo Lega-Cinque Stelle.
Sulla possibilità di dimissioni della Raggi si è espresso anche Maurizio Politi, capogruppo della Lega in Assemblea Capitolina.
“L’amministrazione Raggi è più marxista del Pd”, ha detto Politi. “Attendiamo la sentenza del 10, ma credo che la sindaca dovrebbe dimettersi per i disastri che sta facendo”.
“A livello nazionale c’è un accordo tra M5s e Lega su punti ben specifici, che chiaramente vanno onorati come si onora qualsiasi altro contratto. A Roma invece siamo all’opposizione contro una delle peggiori amministrazioni di Roma. E quindi sabato eravamo in piazza per dire basta”. Quanto alle prossime elezioni a Roma, l’esponete capitolino della Lega afferma: “Troveremo un nostro candidato. Saltamartini? Potrebbe essere, ma ad oggi non c’è nessun nome. È una questione che si vedrà quando sarà il momento. La Lega è una realtà vera su Roma. Siamo in attesa della sentenza sul sindaco, che per statuto del M5s in caso di condanna dovrebbe dimettersi. Aspettiamo il 10 novembre. Io non credo che debba dimettersi per questioni giudiziarie, ma per i disastri che sta facendo a Roma. Roma ha fortemente bisogno di poteri speciali. La sfida per Roma, al netto di chi governa, passa per dare alla capitale d’Italia poteri superiori rispetto agli altri enti locali”.
Pd – Raggi sta affrontando un momento non semplice nella sua vita politica. Sabato 27 ottobre si è tenuta la manifestazione “Roma dice Basta”, contro il degrado nella capitale, sulla quale la sindaca ha fatto polemica (qui la risposta di una delle organizzatrici a TPI.it).
Inoltre, l’11 novembre è in programma il referendum Atac, promosso dai Radicali per la liberalizzazione del servizio dei trasporti pubblici.
L’ex segretario del Pd Matteo Renzi, dopo la manifestazione di sabato 27 ottobre, ha scritto: “Credo che sia iniziato il conto alla rovescia per la fine dell’esperienza Raggi a Roma”
“A Roma si manifesta contro Virginia Raggi, in una settimana per lei molto difficile”, ha aggiunto l’ex premier. “Purtroppo la storia ci insegna che la ghigliottina parte da qualche nobile ma poi i numeri veri li fa con i rivoluzionari. Sono i giacobini a finire per primi vittime del clima che hanno creato. Anche con i Cinque Stelle al Governo sta andando così e Raggi ne è il simbolo”.