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Home » Esteri

Si morde troppo le unghie: uomo finisce in ospedale paralizzato e rischia di morire

Immagine di copertina

Ricky Kennedy è stato ricoverato per sei mesi a causa di una grave setticemia

Mangiarsi le unghie può essere più di un semplice vizio e in alcuni casi più estremi può avere conseguenze davvero gravi.

Un uomo scozzese infatti ha contratto una grave setticemia a causa di questo comportamento ed è stato costretto a ricoverarsi per un lungo periodo in ospedale.

Ricky Kennedy, 57 anni, ha raccontato il triste episodio che lo ha interessato, spiegando che tutto è partito dal suo vizio di mordicchiare il pollice.

Non si tratta certo di un’abitudine così inusuale, ma in questo caso specifico i risultati sono stati ben peggiori di un semplice problema estetico.

Continuando a mordicchiarsi le unghie, infatti, Ricky Kennedy è arrivato a incidersi una ferita da cui è nata una vescica e, in poco tempo, l’infezione generata da quella piccola lesione si è propagata ad altre parti del corpo.

La situazione è degenerata fino a quando Ricky non è riuscito più a muoversi ed è stato portato in ospedale: una volta nella struttura, i medici gli hanno spiegato che le possibilità di sopravvivenza che gli erano rimaste non erano alte e che avrebbe potuto anche morire a causa della setticemia che aveva contratto.

Alla fine la vicenda ha avuto, almeno in parte, un lieto fine. L’uomo, come scrive il giornale britannico Mirror, è guarito dall’infezione, ma gli effetti permangono.

Dopo sei mesi di ricovero, infatti, Ricky Kennedy dovrà vivere d’ora in poi con una clavicola erosa, l’artrite settica e l’asma.

Quando i medici gli hanno spiegato da cosa fosse stata generata la sua malattia, l’uomo non riusciva a credere che un vizio tanto banale quanto quello di mangiarsi le unghie potesse essere tanto pericoloso.

“Mi ero mordicchiato le unghie centinaia di volte prima, quindi sapere che questo semplice gesto mi ha quasi ucciso è stato terrificante. Ho sofferto così tanto, non sono più riuscito a muovermi”, ha raccontato l’uomo.

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