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Che cos’è la tartaruga azzannatrice

Immagine di copertina
Una tartaruga azzannatrice (Chelidra serpentina). Credit: Wikipedia

È una delle tartarughe più grandi e aggressive: se nata in cattività, può raggiungere i venti chili e i 40 centimetri

In un parco di Arconate, nell’hinterland milanese, un uomo mentre passeggiava con il proprio cane ha notato una tartaruga.

Prontamente ha avvertito i carabinieri, che hanno catturato l’animale per poi essere affidato al Nucleo recupero animali selvatici della Forestale, che ha identificato la testuggine come tartaruga azzannatrice.

La tartaruga in questione appartiene alla famiglia delle tartarughe d’acqua dolci e di queste è sicuramente una delle più grandi, insieme alla tartaruga alligatore. Il suo carapace, infatti, può arrivare fino a 48 centimetri, anche se in media questi animali raggiunto i 25 centimetri.

Il peso della testuggine può variare e va dai 4,5 ai 6 chilogrammi, ma alcuni esemplari allevati in cattività sono arrivati a pesare fino a 34 chili. Fisicamente questa specie di tartaruga si presenta con un corpo robusto e il carapace increspato, specialmente negli esemplari più giovani.

A differenziarla dalle altre tartarughe è la lunga coda. I muscoli di questo animale sono molto sviluppati, in modo particolare quelli del collo. E infatti il nome dell’animale deriva proprio dalla capacità di questo animale di sferrare morsi molto velocemente.

Movimenti, questi, che ricordano molto quelli dei serpenti quando attaccano. Da qui il nome di questa testuggine, cioè “serpentina”.

L’animale diventa particolarmente pericoloso soprattutto quando si trova fuori dall’acqua, quindi fuori dal suo habitat naturale.

Il nome latino della specie è Chelydra serpentina ed è originario dell’America del Nord. L’animale, però, si è diffuso anche in altre aree geografiche.

L’episodio di Milano non è stato isolato. Negli ultimi anni sono stati diversi gli esemplari scoperti anche in Italia, anche di dimensioni importanti.

Nel 2009 una tartaruga azzannatrice è stata rinvenuta sulle rive del Po, a Canaro: pesava dieci chili. L’anno successivo, un altro esemplare è stato trovato a Pontinia, in provincia di Latina e pesava ben venti chili.

Una decina fino a oggi gli avvistamenti. Tutti animali di grosse dimensioni, probabilmente cresciuti in cattività, abbandonati o scappati dai proprietari.

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