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Incendi Italia, Vigili del Fuoco: “Se scatta emergenza come in Grecia abbiamo 5mila uomini in meno e mezzi inadeguati”

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Antonio Brizzi, segretario del sindacato autonomo dei Vigili del Fuoco Conapo, spiega a TPI come di fronte a una possibile emergenza incendi non si possa arrivare con pochi uomini e mezzi antiquati

“Fortunatamente ad oggi in Italia non abbiamo grossi problemi di incendi boschivi, ma siamo sotto organico. Lo smantellamento del Corpo Forestale è stato fatto con poca cognizione di causa, ai Vigili del Fuoco è stato dato tutto il compito degli incendi boschivi, con soli 362 uomini e un certo numero di mezzi, la maggioranza dei quali, vetusti”.

Lo denuncia il segretario del sindacato autonomo dei Vigili del Fuoco Conapo, Antonio Brizzi che a TPI spiega come di fronte a una possibile emergenza incendi – come quella verificatasi in Grecia negli ultimi giorni – non si possa arrivare con pochi uomini e mezzi antiquati.

“Della ripartizione degli uomini della Forestale, 7mila sono andati ai Carabineri. Abbiamo chiesto che di questi, 2mila ritornino nel corpo dei Vigili del Fuoco”, spiega Brizzi.

“Se oggi il corpo dei Vigili del Fuoco era già carente di 2mila unità, contando tutte le attività in cui siamo impegnati, il capo del corpo dei vigili del fuoco ha conteggiato che siamo circa 5mila unità in meno”.

Brizzi mostra ottimismo per la recente promessa di Matteo Salvini e del sottosegretario per l’Interno Stefano Candiani di aumentare l’organico di 1.500 uomini.

Un cauto ottimismo che tiene conto dei tempi per realizzare concretamente questo aumento: “Questi uomini però non arrivano così dal nulla: devono essere assunti, ci devono essere i concorsi, devono essere formati, passerà del tempo, si spera che aumentino e che si arrivi ai 5mila mancanti”.

Altra nota dolente è la questione dei mezzi con i quali si presta soccorso:

“Abbiamo molti mezzi vetusti, alcuni comandi ne sono dotati, ma altri non li hanno. In particolare per i mezzi antincendio boschivi, si spera venga messa mano anche al numero”.

“In Italia tutto è legato alla politica”, prosegue Brizzi, “speriamo che questo nuovo esecutivo funzioni. I vigili del fuoco sono in grado di supportare e sopportare eventi straordinari. In questi casi estremi abbiamo anche le forze armate che aiutano, ciò non significa che quel numero di nuovi pompieri non sia necessario”.

“Il problema non può essere affrontato quando si presenta, bisogna prevenirlo. Spero che questo esecutivo lo capisca. Spero inoltre che la logica italiana nei confronti del corpo nazionale sia questa: avere uomini e mezzi pronti anche in più. Nel momento in cui hanno poco lavoro i pompieri devono essere impiegati nel controllare boschi, fabbriche, e così ci si prepara”, aggiunge  Brizzi.

“Non si può arrivare all’emergenza con pochi uomini. Poi ci troviamo che quei poveri Carabinieri, che hanno già tanto da fare, devono aiutare negli incendi boschivi, chi arresta i delinquenti?”, si domanda il segretario.

Il meccanismo d’intervento in caso di incendi boschivi è stabilito dalla legge 353 del 2000, secondo il quale le attività principali cadono in capo alle regioni e si articolano in tre momenti differenti, a cominciare dalla prevenzione, con accordi di pulitura del sottobosco e la realizzazione di fasce tagliafuoco, nei mesi invernali e primaverili.

Nella fase della previsione, la seconda, le regioni sono tenute a emettere quotidianamente un bollettino circa il rischio di incendi. Il terzo momento è quello della lotta attiva, cioè la risposta agli incendi.

Anche in questo caso le operazioni sono condotte dalle singole regioni attraverso il personale di volontari, vigili del fuoco, operai forestali e carabinieri forestali, una flotta di persone a terra integrata da una trentina di mezzi aerei assegnati alle varie zona d’Italia.

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