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La storia del simbolo della Lega Nord

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Dagli albori autonomisti con Bossi alla svolta sovranista con Salvini, c'è qualcosa che non è mai cambiato nella Lega: il suo simbolo

Da quando nel 1987 la Lega corse per la prima volta alle elezioni politiche con un proprio contrassegno a oggi, nel partito fondato da Umberto Bossi sono cambiate molte cose: è cambiato ad esempio il nome, prima Lega Lombarda, poi Lega Nord e oggi semplicemente Lega, è cambiata la linea politica, da partito autonomista del Nord, a formazione indipendentista, quindi a partito autonomista nazionale fino al partito di destra sovranista che è oggi.

Sono cambiati, in parte, anche i simboli e i contrassegni elettorali del partito, muniti della scritta Padania alcune volte o della frase “Basta Euro”, come alle scorse elezioni europee, o con altri dettagli diversi in base alla fase politica.

L’unica cosa a non essere mai cambiata in tutti questi anni è stata la presenza del guerriero raffigurato sul simbolo leghista, identificato con la figura di Alberto da Giussano. Ma come è nata questa figura, e perché è così importante per la storia leghista?

Per avere delucidazioni a riguardo, TPI ha sentito Gabriele Maestri, ricercatore ed esperto di simboli politico-elettorali nonché fondatore del sito I simboli della discordia. È proprio lui a rivelarci che la scelta del guerriero di Legnano arriva ufficialmente nel 1984, quando nacque ufficialmente la Lega Autonomista Lombarda, il nucleo originario da cui si è formata la Lega Nord.

Nello statuto depositato in quella data, si legge che “il simbolo della Lega è costituito da un cerchio racchiudente la regione Lombardia con all’interno la figura di Alberto da Giussano come rappresentato nel monumento di Legnano”.

Questa fu la prima menzione ufficiale del simbolo e infatti la statua del guerriero di Legnano – talvolta identificata in Alberto da Giussano, figura che con tutta probabilità non è mai esistita – è esattamente identica alla figura che compare nel simbolo della Lega.

Sotto: il primo simbolo della Lega

In realtà, il simbolo del guerriero di Legnano era già comparso negli ambienti che avrebbero portato alla nascita della Lega Nord. Lo stesso Maestri ci rivela infatti che il simbolo compariva già come logo della testata Lombardia Autonomista, uscita nel 1982 in numero unico, che si poneva proprio come organo del nascente movimento autonomista lombardo.

La ragione di questa scelta viene raccontata nel libro Vento del Nord dallo stesso Umberto Bossi, che racconta come i movimenti autonomisti avessero fino a quel momento scelto simboli più tradizionali, come leoni di San Marco, aquile asburgiche o piante locali come la stella alpina.

Per il nuovo movimento serviva qualcosa di nuovo, e Bossi lo identificò nel guerriero di Legnano, Alberto da Giussano, simbolo dei comuni lombardi che si unirono per cacciare l’imperatore Federico Barbarossa dall’Italia settentrionale, sconfiggendolo a Legnano nel 1176.

La scelta di un eroe patriottico come simbolo di un partito è qualcosa che si era già visto sulla scena politica italiana, ma mai come fenomeno duraturo.

Nel 1948, comunisti e socialisti presentarono una lista comune, il Fronte Popolare, che aveva come simbolo Giuseppe Garibaldi. Meno noto il Partito Democratico – non quello attuale -, formazione che negli anni ’70 corse con pochissimo successo e che aveva Dante Alighieri come simbolo. La scelta del guerriero di Legnano fu dunque qualcosa che pur avendo precedenti anche illustri, rappresentava qualcosa di insolito.

Da quel momento, molte cose sono cambiate nel simbolo della Lega, ma mai il suo Alberto da Giussano. Durante gli anni Ottanta, il simbolo era ancora più fedele alla statua di Legnano: compariva infatti, sotto il piede destro del guerriero, anche il sasso che compare nella statua, poi rimosso dal logo probabilmente per renderlo più pulito.

Nel frattempo, il contrassegno leghista ha subito numerosi cambiamenti, che hanno visto l’inserimento del Leone di San Marco nello scudo del guerriero, la scritta Basta Euro – per le europee 2014 – nella parte bassa del simbolo, o l’inserimento dei loghi di partiti alleati quali l’MPA, la lista 3L di Giulio Tremonti o i sudtirolesi dei Freiheitlichen, ma Alberto da Giussano è sempre rimasto.

Oggi non sappiamo quale potrà essere del futuro dei partiti italiani, con Matteo Salvini che guarda sempre di più a una destra europea che va oltre la storia autonomista della Lega e un alleanza sempre più omogenea con Fratelli d’Italia: non è da escludere che nei prossimi anni nasca un nuovo soggetto in quell’area politica, ma al di là delle suggestioni e delle indiscrezioni, per il Carroccio sarà difficile abbandonare Alberto da Giussano.

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