Caso Skripal, la Russia espelle 150 diplomatici occidentali
Mosca risponde occhio per occhio alla decisione di numerosi paesi occidentali di espellere i diplomatici russi
Dopo aver annunciato l’espulsione di 150 diplomatici occidentali, la Russia ha convocato gli ambasciatori a Mosca di diversi paesi occidentali, a cui ha consegnate note di protesta e annunciato le misure che il Cremlino intende adottare
Gli ambasciatori di Regno Unito, Francia, Germania e Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia sono stati convocati il 30 marzo 2018 nella sede del ministero degli Esteri russo.
Al Regno Unito, in particolare, Mosca ha dato un ultimatum di un mese per ridurre il numero dei diplomatici presenti nel paese, in modo da equiparare il numero dei diplomatici russi sul territorio britannico.
Il 29 marzo 2018 il Cremlino ha annunciato la sua decisione di espellere 150 diplomatici occidentali e chiudere la sede del consolato statunitense a San Pietroburgo.
La drastica misura, comunicata dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov all’ambasciatore americano John M. Huntsman Jr, è una risposta perfettamente simmetrica alla deliberazione di Stati Uniti, Canada, Regno Unito ed altri 14 paesi dell’Unione Europa alle “azioni assolutamente inaccettabili che vengono prese nei suoi confronti […] con il pretesto del cosiddetto caso Skripal”.
Nei giorni precedenti infatti Stati Uniti, Unione europea,Canada e Australia, e Nato avevano annunciato l’espulsione di diplomatici russi in risposta al presunto avvelenamento da parte di Mosca dell’ex spia russa Sergej Skripal nel Regno Unito.
La Russia ha dunque deciso di espellere per ciascun paese un numero di diplomatici esattamente corrispondente al numero di diplomatici russi espulsi dallo stesso.
Ecco che cos’era successo
Il segretario generale della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg, aveva dichiarato che sarà negato anche l’accreditamento in sospeso per tre membri dello staff russo.
Il premier australiano Malcolm Turnbull ha invece dichiarato che “l’attacco” a Skripal “è stato un attacco a tutti noi” e ha citato l’interferenza nelle elezioni e le minacce alla “sovranità dei nostri partner”.
“Ecco perché oggi stiamo facendo questa azione con altre 23 nazioni in tutto il mondo, stiamo sfidando questa illegalità, questa incoscienza della Russia”, ha sottolineato.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha avuto un colloquio con il primo ministro canadese, Justin Trudeau, al termine del quale entrambi hanno affermato la loro solidarietà verso il Regno Unito.
La Nuova Zelanda, invece, ha espresso “preoccupazione” per il caso dell’ex spia russa e ha fatto sapere che espellerebbe eventuali diplomatici di Mosca che si rivelassero agenti dell’intelligence sotto copertura, qualora ne riscontrasse la presenza sul proprio territorio.
Il 26 marzo 2018 glli Stati Uniti hanno ordinato l’espulsione dal paese di 60 diplomatici russi.
Anche l’Europa si sta muovendo: ben 14 paesi europei hanno espulso oltre 100 diplomatici russi in seguito al caso dell’ex spia avvelenata nel Regno Unito. Francia, Germania e Polonia hanno cacciato dai propri territori 4 diplomatici russi. L’Italia ne ha espulsi 2.
“A seguito delle conclusioni adottate dal Consiglio europeo del 22 e 23 marzo scorso, in segno di solidarietà con il Regno Unito e in coordinamento con partner europei e alleati Nato, il ministero degli Esteri, ha notificato oggi la decisione di espellere dal territorio italiano entro una settimana due funzionari dell’ambasciata della Federazione russa a Roma accreditati in lista diplomatica”, si legge in una nota della Farnesina.
La Russia, da parte sua, ha annunciato una dura reazione.
Il ministero degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha detto che queste espulsioni dimostrano la continuazione di un “percorso conflittuale”. “Va da sé che questo atto ostile da parte di questo gruppo di paesi non passerà inosservato e reagiremo”, ha avvertito.
Mosca accusa gli Stati Uniti di fare pressioni sugli altri paesi per sollecitare le espulsioni dei diplomatici.
“Quando uno o due diplomatici vengono espulsi da questo o quel paese, mentre si alle nostre orecchi si sussurrano invece scuse, significa certamente che questo è il risultato di una pressione colossale, di un colossale ricatto, che purtroppo è lo strumento principale di Washington ora sulla scena internazionale”, ha detto Lavrov.
Anche Germania, Polonia e Lituania hanno fatto sapere che stanno espellendo funzionari del governo russo. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha dichiarato che 14 paesi membri dell’Unione europea hanno espulso membri di staff diplomatici russi.
Negli Stati Uniti il consolato russo a Seattle è stato chiuso, nell’ambito di un pacchetto di misure punitive. Un alto funzionario statunitense ha detto che i provvedimenti sono stati presi “in solidarietà con i nostri più stretti alleati” in reazione a quello che ha definito “un tentativo spericolato del governo (russo, ndr) di uccidere un cittadino britannico e sua figlia con un gas nervino”.
Tra i diplomatici espulsi da Washington ce ne sono 12 che gli Stati Uniti ritengono spie sotto copertura presso la missione russa alle Nazioni Unite. Lo ha detto un importante funzionario dell’amministrazione guidata dal presidente Donald Trump.
Secondo gli Usa, le spie russe all’Onu stavano abusando dei loro privilegi. La Casa Bianca ritiene che al momento ci siano oltre 100 spie russe nel paese. I russi espulsi hanno sette giorni per lasciare il paese.
Gli Stati Uniti inizialmente erano stati cauti nell’attribuire a Mosca eventuali responsabilità nel caso Skripal. Il 4 marzo 2018 l’ex colonnello dell’intelligence militare russa era rimasto vittima di un presunto avvelenamento a Salisbury, nella contea inglese di Wiltshire, dove vive da alcuni anni.
L’ex spia è stata avvelenata con gas nervino mentre si trovava insieme alla figlia. Entrambi sono stati ricoverati in ospedale in gravi condizioni.
Skripal nel 2006 era stato condannato a 13 anni di carcere dalla Russia per aver passato al servizio segreto di intelligence del Regno Unito, in cambio di 100mila sterline, le identità degli agenti segreti russi che lavoravano sotto copertura in Europa. Nel luglio 2010 fu uno dei quattro detenuti rilasciati da Mosca in cambio di dieci spie russe arrestate dall’FBI, nell’ambito di uno scambio. Skripal aveva ricevuto la grazia dall’allora presidente Dmitry Medvedev, oggi primo ministro, ed era subito volato nel Regno Unito, dove aveva ottenuto asilo politico.
Dopo il suo avvelenamento i rapporti tra Londra e Mosca si sono fatti tesissimi, con il Regno Unito che ritiene la Russia responsabile dell’agguato e la Russia che, da parte sua, nega qualsiasi coinvolgimento.
L’espulsione dei 60 diplomatici russi dagli Stati Uniti segna un nuovo capitolo non solo nella vicenda dell’ex spia, ma anche nelle relazioni tra Washington e Mosca.
La Russia è al centro di una indagine negli Stati Uniti che la vede accusata di aver interferito nelle elezioni presidenziali del 2016. Peraltro, come spieghiamo qui, il presidente americano Trump ha nel leader russo Vladimir Putin un prezioso alleato contro l’Europa.
Come detto, anche altri paesi hanno annunciato il 26 marzo 2018 l’espulsione dei funzionari russi.
La Lituania, ad esempio, che ha espresso “solidarietà” al Regno Unito: il ministro degli Esteri lituano, Linas Linkevicius, ha dichiarato che il presunto avvelenamento di Skripal ha visto usate per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale armi chimiche militari sul territorio dell’Unione europea contro civili, aggiungendo che si tratta di “metodi non accettabili”.