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Home » Politica

“Meglio stare all’opposizione o tornare al voto piuttosto che trovare una soluzione pasticciata”: parla Guglielmo Picchi (Lega)

Immagine di copertina
Guglielmo Picchi, deputato Lega

"No a nuovi presidenti delle Camere di parte come Boldrini, Grasso e Fini", dice il deputato eletto in Toscana con la Lega

“Il segretario è stato chiaro su questo, alleanze organiche non abbiamo intenzione di farne”. Gugliemo Picchi, eletto alla Camera dei deputati in Toscana con la Lega, ribadisce quanto affermato da Matteo Salvini ed esclude alleanze di partito. Ma, intervistato telefonicamente da TPI, si esprime sui probabili profili dei candidati alla presidenza delle due Camere e sul suo presunto ruolo in favore dell’endorsement di Steve Bannon, numero uno della campagna di Trump, verso Matteo Salvini.

Oggi il segretario della Lega Matteo Salvini ha detto che spera che il Pd contribuisca a trovare una via d’uscita per il paese. Questo conferma che il Movimento Cinque Stelle è fuori dal gioco di alleanze con la Lega?

Noi offriremo un programma al parlamento e speriamo di ottenere non il voto politico in massa del Partito democratico o dei Cinquestelle, ma dei singoli esponenti dei due schieramenti. Per noi non è mai stata in gioco un’alleanza con il Movimento Cinque Stelle. Poi se i Cinquestelle vogliono farla con il Partito democratico, noi non c’entriamo.

Pensa che il Pd accetterà questa chiamata da parte di Salvini?

L’offerta di governo e programma che abbiamo posto dinanzi agli italiani è abbastanza chiara. Io credo che ci siano delle possibilità di apertura di singoli. Questo si materializzerà nel momento in cui faremo delle proposte sulle presidenze di Camera e Senato. Lì vedremo se c’è disponibilità a discutere o una chiusura totale, che porterà ad altri tipi di scenari.

Lei ha qualche indicazione sui nomi dei possibili candidati alla presidenza delle due Camere o sul loro profilo?

No, questa è una trattativa che ha in mano il segretario Salvini e sono ben felice che abbia lui la gestione di questo dossier. Per quanto riguarda il profilo, sono certo che in parlamento all’interno dei vari schieramenti esistono personalità che possono ricoprire questo incarico con autorevolezza e soddisfazione di tutte le camere, senza avere nuovi presidenti delle Camere come lo sono stati Boldrini, Grasso, lo stesso Fini in precedenza, essenzialmente partigiani e non garantisti nei confronti di tutti. Quindi il profilo è quello di una persona autorevole, riconosciuta da tutti, che appartengano chiaramente a una parte politica, ma che offrano a tutti gli altri garanzie di esperienza, professionalità e indipendenza.

Queste personalità ci sono sicuramente sia nello schieramento di centrodestra sia in quello di centrosinistra, il Movimento Cinque Stelle è un po’ più problematico, perché – com’è noto – tolto Luigi Di Maio che ha esercitato la funzione di vicepresidente della Camera, tutti gli altri si sono contraddistinti per un non troppo elevato rispetto delle istituzioni. Per chi ha assaltato i banchi del governo in precedenza, trovarli a presiedere i banchi delle Camere la vedo più difficile.

Salvini ha annunciato oggi che la Lega è pronta a varare da subito, se sarà al governo, una manovra con meno tasse. Non siete preoccupati della reazione di Bruxelles?

Il segretario ha detto: sui giornali sono apparse situazioni in cui si parla di più tasse. Noi siamo stati eletti proprio per fare il contrario, quindi non abbiamo paura di Bruxelles o di questo o quel commissario che possono sbraitare un dossier piuttosto che un altro. Se saremo al governo, saremo autori di una manovra economica con cui si aumenti la libertà d’impresa, offrendo più risorse, riducendo le tasse, quindi non siamo assolutamente preoccupati. Sicuramente non ci fermiamo al 3 per cento se dobbiamo fare qualcosa di bene per il nostro paese. Non crediamo che un ulteriore aumento delle tasse sia qualcosa di bene. Se questo dovesse tradursi in una riapertura del deficit e dare qualche decimale in più per una riduzione delle tasse, non vedo perché non dovremmo farlo, e Bruxelles se ne farà una ragione.

Rispondendo alle parole di Mario Draghi che diceva che l’euro è irreversibile, Matteo Salvini ha affermato che solo la morte è irreversibile. La Lega rimane critica verso la moneta unica?

Noi abbiamo chiesto la rinegoziazione di tutti i trattati europei, tra questi c’è anche l’Eurozona e l’euro. Però siamo ancora lontani, non siamo ancora al governo del paese, quindi è inutile pare retorica e propaganda. Salvini su questo è persona estremamente seria, quindi per ora iniziamo a lavorare per costruire il governo del paese. Poi potremo implementare le strategie europee che abbiamo in testa, quindi la rinegoziazione di tutto, compreso l’euro.

Da alcuni giornali si legge che lei ha avuto un ruolo nell’endorsement di Steve Bannon nei confronti dei movimenti populisti italiani, e in particolare della Lega. C’è qualcosa di vero?

Non confermo né smentisco di aver incontrato o di aver parlato con Steve Bannon. Quello che dico è che la Lega nel suo complesso, da quando abbiamo fatto visita a Trump ad aprile 2016, è in contatto con ambienti repubblicani senior. Bannon, che è stato consigliere strategico di Trump e manager della sua campagna elettorale, è tra le persone con cui siamo stati in contatto nel corso del tempo. Per cui sì, questo ruolo l’ho giocato anche io, ma è la Lega nel suo complesso che parla al mondo del conservatorismo antiestablishment che anche Steve Bannon rappresenta.

Lei è stato citato da alcuni giornali come possibile futuro ministro degli Esteri dell’eventuale governo Salvini. Nel caso in cui ci fosse la maggioranza per governare, sarebbe disponibile?

Naturalmente siamo lontanissimi da un’ipotesi di questo tipo, e queste decisioni spetteranno esclusivamente a Matteo Salvini quando formerà il governo. Io mi sono sempre occupato di politica estera per Matteo Salvini. Ho tanti contatti senior in tante cancellerie occidentali e non solo, per cui se dovessi essere chiamato, non so in quale ruolo o forma, naturalmente sono disponibile e non mi tiro indietro. Però la formulazione della politica estera della Lega non passa dalle singole persone, per cui non c’è alcun tipo di insistenza nel dover occupare un ruolo attivo. Certamente fa piacere che venga riconosciuto che ci sia una mia attività nella politica estera della Lega.

Per quanto riguarda invece la politica migratoria della Lega, in un articolo pubblicato il mese scorso sul Guardian, lei faceva riferimento a strumenti economici per favorire i rimpatri di migranti irregolari. Di che tipo di strumenti si tratta?

Per procedere ai rimpatri abbiamo una serie di problematiche, quella principale è che i paesi in cui questi migranti dovrebbero essere rimpatriati non hanno molto rispetto per l’Italia. Farsi rispettare vuol dire anche utilizzare leve economiche. Non parlo di vere e proprie sanzioni, ma se, ad esempio, il Marocco non vuole riprendersi i suoi connazionali che si trovano illegalmente in Italia, possiamo far capire al Marocco che determinati contratti o situazioni di commercio bilaterale con il nostro paese potrebbero cessare o avere condizioni meno favorevoli rispetto a quelle attuali, se loro non adempiono all’obbligo di riprendersi i loro cittadini.

In secondo luogo se questi paesi sono in difficoltà con le loro forze consolari per sbrigare tutte le pratiche di rimpatrio, noi siamo disponibili ad aiutarli con la formazione di personale aggiuntivo e dare anche un contributo economico a fini consolari.

Infine, per i migranti che sono in condizione di assoluta clandestinità potremmo offrire anche un contributo economico per il rimpatrio volontario, senza passare da un decreto di espulsione, procedendo in via più amichevole. Perché in ogni caso a noi costa meno dargli un incentivo per andare via piuttosto che tenerli due anni in una struttura di accoglienza.

Lei è stato anche parlamentare con Forza Italia. Si aspettava il sorpasso della Lega? Come vede ora il ruolo di Silvio Berlusconi?

Silvio Berlusconi ha dimostrato sempre di essere un grande lottatore e un grande politico, perché dopo tutto quello che gli è successo, a 82 anni riesce ancora ad essere al centro dell’agone politico. Certamente mi aspettavo il sorpasso della Lega. Per chi come me e come tanti della Lega ha fatto la campagna elettorale in mezzo alla gente era palpabile l’ipotesi del sorpasso. Non pensavo in questa entità, dico la verità, ma è vero che avevamo una proposta molto più chiara, un leader che si candida a guida del paese.

Con Forza Italia invece Berlusconi non poteva candidarsi e ha ammiccato forse un po’ troppo verso sinistra e verso Renzi e questo ha fatto spostare secondo me una serie di elettori indecisi tra FI e Lega, orientandoli verso la Lega. E soprattutto perché il nostro leader ha una prospettiva di più lungo corso, oggi ha compiuto 45 anni, rispetto a Silvio Berlusconi, a cui auguriamo di vivere 200 anni, ma quello che doveva dare alla politica italiana lo ha già dato.

Salvini sarebbe secondo lei disposto a fare un passo indietro rispetto alla sua candidatura alla Presidenza del Consiglio a favore di un candidato meno inviso al Pd?

Credo che Salvini meriti di fare un tentativo di formare un governo. Poi dopo sono tutte speculazioni e questo è uno scenario che non prende in considerazione. Prima c’è da ottenere il mandato per formare il governo noi. Se questo tentativo dovesse fallire per qualsiasi motivo, allora sono certo che il segretario sceglierà le modalità più opportune per il paese, nel rispetto della Lega e dei nostri elettori. La soluzione può essere tornare al voto, restare all’opposizione o eventuali altre soluzioni.

Ma teniamo presente che alla Lega gli elettori hanno dato un mandato chiarissimo, noi non verremo meno a questo mandato. Salvini non è disponibile a situazioni pasticciate che possano minare la linearità del nostro comportamento. Meglio stare all’opposizione o tornare al voto piuttosto che trovare una soluzione pasticciata. E poi i veti personali non funzionano più in politica. Se sei disposto a fare un governo con la Lega lo fai, chiunque lo guidi.

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