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Uhuru Kenyatta è stato rieletto presidente in Kenya

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Il presidente keniota aveva vinto anche le elezioni dello scorso 8 agosto, annullate a causa di irregolarità e brogli. L'affluenza alle urne si è fermata al 39 per cento

Il presidente Uhuru Kenyatta ha vinto le elezioni presidenziali in Kenya con poco più del 98 per cento dei voti.

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L’affluenza alle urne, sulla base di quanto affermato dal presidente della commissione elettorale Wafula Chebukati, si è fermata a circa il 39 per cento dei quasi 20 milioni di cittadini aventi diritto.

L’annullamento del voto in 25 circoscrizioni della provincia occidentale di Nyanza, sconvolte pochi giorni fa da scontri e violenze, non ha avuto un peso sul risultato finale, stando alle parole di Chebukati riportate da Agenzia Nova.

Il leader dell’opposizione Raila Odinga, ritiratosi dalla competizione elettorale il 10 ottobre scorso protestando contro una legge elettorale inefficace nel limitare i brogli, aveva invitato i suoi elettori a disertare le urne come segno di dissenso.

Le elezioni presidenziali in Kenya svoltesi il 26 ottobre sono state una ripetizione: i risultati del voto precedente dell’8 agosto erano stati annullati dalla Corte suprema del Kenya, che aveva riscontrato irregolarità e brogli denunciati dal leader dell’opposizione, Raila Odinga. In quella occasione la percentuale di votanti era stata dell’80 per cento.

Queste elezioni sono state caratterizzate da scontri e violenza: almeno sei persone sono rimaste uccisePochi giorni fa, un sacerdote keniota di nome Evans Juma Oduor è stato assassinato.

Il suo corpo è stato trovato la sera di domenica 22 ottobre vicino a una piantagione di canna da zucchero nei pressi del Chiga Market Centre a Muhoroni, a 30 chilometri dal convento di Nyabondo.

Secondo la stampa locale, due settimane fa padre Evans aveva lanciato un appello pubblico al governo perché smettesse di uccidere i Luo, l’etnia di Raila Odinga, il principale sfidante del Presidente uscente Uhuru Kenyatta, nelle elezioni, poi annullate, dell’8 agosto.

A Kisumu, dove i contestatori hanno acceso fuochi e bloccato strade, ci sono stati anche 25 feriti in scontri con la polizia, molti dei quali da arma da fuoco, stando alla testimonianza di un medico della contea.

Proprio a causa degli scontri, le elezioni erano state rimandate a sabato 28 ottobre in alcune regioni del Kenya: Homa Hay, Kisumu, Migori e Siaya, quattro contee della ex-provincia occidentale di Nyanza, roccaforte dell’opposizione.

Le elezioni annullate erano state vinte dal presidente uscente Uhuru Kenyatta con il 54,27 per cento dei voti. Odinga, suo principale avversario, si era fermato al 44,74 per cento.

Già dal giorno dell’annullamento del voto, sono state registrate dure proteste sfociate in violenze in varie parti del paese.

Amnesty International e Human Rights Watch hanno denunciato la morte di almeno 67 sostenitori dell’opposizione dall’11 agosto, giorno dell’ufficialità della vittoria annullata di Kenyatta.

Il 10 ottobre Raila Odinga ha annunciato il suo ritiro dalla competizione elettorale, motivando la sua scelta con la mancanza di una riforma elettorale efficace e utile a impedire nuovi brogli.

Poco giorni dopo l’annuncio di Odinga, il vicepresidente William Ruto ha chiesto alla commissione elettorale di annullare il voto del 26 ottobre e dichiarare presidente Kenyatta per il suo secondo mandato.

Una richiesta che ha fatto crescere la rabbia dei sostenitori di Odinga, che hanno organizzato nuove violente proteste.

Nonostante il ritiro di Odinga e le contestate modifiche alla legge elettorale, la Corte Suprema ha difeso la validità del voto svoltosi il 26 ottobre.

Nelle elezioni dello scorso agosto, nessuno dei sei avversari del presidente Uhuru Kenyatta rimasti in campo dopo il ritiro del nome forte dell’opposizione, Raila Odinga, era riuscito a superare l’1 per cento dei voti.

I candidati

Uhuru Kenyatta 

Uhuru Kenyatta, presidente del Kenya in carica dal 2013, è il leader del partito di centro-destra Jubilee.

Kenyatta è il figlio di Jomo Kenyatta, presidente del Kenya dal 1964 al 1978 e considerato il padre dell’indipendenza del paese africano.

Nel 2011 Kenyatta e William Ruto, candidato alla posizione di vicepresidente, sono stati incriminati dal Tribunale penale internazionale per aver incitato alla violenza contro i sostenitori di Odinga dopo le elezioni del 2007.

Tutte le accuse nei suoi confronti sono decadute nel dicembre 2014.

I buoni risultati ottenuti in settori come lavoro, sicurezza, politiche sociali ed espansione dei trasporti rappresentano i punti forti della sua campagna elettorale.

Mohamed Abduba Dida 

Il quarantatreenne Mohamed Abduba Dida, del partito Alliance for Real Change (ARK) è l’unico candidato musulmano di questa tornata elettorale.

Dida punta molto sulla voglia di cambiamento dei kenioti e sulla promozione di una nuova etica nella classe politica del paese.

John Ekuru Longoggy Aukot

Aukot è il candidato presidente del partito progressista Thirdway Alliance Kenya (TAK).

Si tratta della prima partecipazione alle elezioni per il quarantacinquenne laureato in filosofia, impegnato soprattutto nella lotta a tribalismo e corruzione.

Shakhalaga Khwa Jirongo

Jirongo è il candidato presidente per il partito United Democratic Party.

È stato membro del parlamento keniota dal 1978 al 1981 e dal 1997 al 2007.

Japhet Kavinga Kaluyu

Kaluyu è un candidato indipendente che partecipa per la prima volta alle elezioni presidenziali.

Ha vissuto e studiato negli Stati Uniti, dove ha conseguito un dottorato di ricerca in ingegneria sanitaria ambientale.

Michael Wainaina Mwaura

Mwara, professore universitario di 44 anni, è un candidato indipendente che partecipa per la prima volta alle elezioni presidenziali.

Ha insegnato alla Kenyatta University e punta molto sui giovani per lo sviluppo del paese.

Joseph William Nthiga Nyagah

Il sessantanovenne Joseph William Nthiga Nyagah, anch’egli indipendente e candidato per la prima volta alle presidenziali, è stato ministro tra il 2007 e il 2013.

Ha un master in management finanziario e ha lavorato in banca dal 1973 al 1983.

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