Sebastian Kurz, il Wunderkind della nuova destra populista austriaca
Che ripercussioni in Europa avrà la vittoria del giovanissimo leader dei conservatori austriaco?
È ormai ufficiale. Con oltre il 31 per cento dei voti al suo partito, Sebastian Kurz sarà il nuovo cancelliere austriaco.
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Trentun’anni, viennese, quello che viene definito il “Wunderkind” della politica d’oltralpe, è riuscito in un’impresa titanica, riportare al primo posto il partito conservatore austriaco.
Un risultato atteso che potrebbe avere ripercussioni non soltanto a livello nazionale.
Ma chi è Sebastian Kurz?
Nato nella periferia viennese e figlio d’insegnanti, Kurz non è un novizio della politica. Entrato poco più che adolescente nei giovani conservatori (JVP), diventa, a soli ventisette anni, il più giovane ministro degli Esteri. Una carriera politica di successo, pianificata nei minimi dettagli.
Già nel 2014 erano trapelate indiscrezioni circa la possibilità che l’enfant prodige austriaco potesse prendere la guida della ÖVP. Indiscrezioni diventate realtà a maggio di quest’anno, quando, dopo il ritiro di Reinhold Mitterlehner, con il 98,7 per cento dei voti, è stato eletto capo del partito conservatore.
Noto non solo in terra austriaca, negli ultimi anni Kurz si è fatto un nome tra l’élite politica europea conservatrice, criticando duramente la politica dell’accoglienza della cancelliera tedesca Merkel e mostrando il pugno duro in materia di sicurezza e immigrazione. Posizioni che ricordano quelle del di un altro primo ministro, l’ungherese Victor Orbán.
Quali conseguenze potrebbe avere la vittoria di Kurz in Austria e a livello europeo?
Molto dipenderà dalle alleanze che si creeranno non appena sarà chiaro chi, tra il partito socialdemocratico (SPÖ) e quello di estrema destra (FPÖ), entrerà a far parte della coalizione di governo.
Sebbene non vi siano ancora dichiarazioni ufficiali da parte della ÖVP su chi sia il favorito, per molti un governo blu (FPÖ)/celeste (ÖVP) sembra rappresentare un’ipotesi più che probabile.
Una svolta a destra che potrebbe sconvolgere non solo la piccola repubblica d’Oltralpe. Un governo di destra populista potrebbe avere, infatti, forti ripercussioni anche per l’Unione europea, in vista soprattutto della presidenza austriaca del Consiglio Ue che inizierà il primo luglio 2018.
Se la crisi della socialdemocrazia non rappresenta un fenomeno nuovo e nemmeno limitato ai confini nazionali, un governo di coalizione con un partito di estrema destra quale è la FPÖ, normalizza la presenza di posizioni estreme nel mondo politico nazionale (e internazionale) tenute finora al di fuori del dialogo politico ed è un monito, da non sottovalutare, non solo per l’Austria, bensì per l’Europa intera.