Cos’è il Rosatellum bis, spiegato senza giri di parole
Giovedì 26 ottobre il senato italiano ha approvato, con tanto di voto di fiducia, la nuova legge elettorale nota come Rosatellum bis. Tale legge è stata proposta dal capogruppo del Partito Democratico alla Camera dei Deputati Ettore Rosato, da cui prende il nome.
La proposta di una nuova legge elettorale è arrivata con l’obiettivo di porre fine alla parziale asimmetria delle leggi elettorali per la Camera e per il Senato, entrambe prodotte da interventi della Corte Costituzionale, che ha giudicato incostituzionali parti delle due precedenti leggi elettorali, l’Italicum (per la Camera) e il Porcellum.
Diversamente dall’Italicum, che fu approvato nel 2015 esclusivamente per la Camera dei Deputati, il Rosatellum bis sarà valido sia per la Camera che per il Senato.
Ma come funziona questa legge elettorale?
Come già successo in passato con il Mattarellum, anche il Rosatellum bis è un sistema elettorale misto: alla Camera 231 seggi saranno assegnati con il sistema maggioritario in altrettanti collegi uninominali, 386 invece con il sistema proporzionale. A questi vanno poi aggiunti i 12 seggi degli italiani all’estero, eletti con il proporzionale, e quello uninominale della Valle d’Aosta, che essendo uno solo viene matematicamente assegnato con il sistema uninominale.
Stesso discorso per il Senato, dove 102 seggi saranno assegnati in altrettanti collegi uninominali, e i restanti 207 con il sistema proporzionale, mentre anche qui i sei senatori in rappresentanza degli italiani all’estero saranno eletti con il sistema proporzionale.
In entrambe le camere, dunque, il 36 per cento dei membri sarà eletto con il sistema maggioritario in collegi uninominali, mentre il rimanente 64 per cento con il proporzionale. Per accedere alla ripartizione dei seggi proporzionali, ogni lista dovrà ottenere almeno il 3 per cento dei voti a livello nazionale (regionale per il Senato, come stabilito per la costituzione) e, qualora in coalizione, all’interno di alleanze che raggiungano almeno il 10 per cento, ma questo lo vedremo meglio nel paragrafo successivo.
Mentre i seggi maggioritari verranno assegnati in altrettanti collegi uninominali, per quanto riguarda quelli proporzionali saranno assegnati in un numero di collegi plurinominali (tra i 70 e i 77 per la Camera, la metà per il Senato) con listini bloccati di massimo quattro candidati.
Se l’Italicum aveva abolito le coalizioni tra diverse liste, con il Rosatellum bis queste ritornano. La nuova legge elettorale prevede la possibilità per diverse liste di allearsi sostenendo lo stesso candidato nei collegi uninominali. La quota maggioritaria e quella proporzionale di questa legge elettorale saranno votate nella stessa scheda elettorale, dove ci saranno le liste collegate a un singolo candidato, il cui nome comparirà sopra alle liste stesse.
Tuttavia, se la simultanea presenza delle liste e del candidato ricordano molto le elezioni amministrative, con il Rosatellum bis non sarà possibile ovvero il voto disgiunto, ovvero il voto a un candidato deputato (sindaco, nel caso delle amministrative) e a una lista che ne sostiene un altro.
Qualora un elettore decidesse di barrare esclusivamente il nome del candidato al collegio uninominale, il suo voto sarà distribuito proporzionalmente tra le liste in base al consenso raggiunto da ciascuna di esse. Concretamente significa questo: se in un collegio ci sono dieci voti di elettori che si sono limitati a barrare esclusivamente il nome del candidato, il quale è sostenuto da tre liste che ottengono rispettivamente il 30 per cento la prima e il 10 le altre due, i 10 voti raccolti dal solo candidato saranno ripartiti così: sei alla prima lista e due a testa tra le altre due.
Nella legge elettorale saranno previsti due tipi di collegi: quelli uninominali, per assegnare i seggi maggioritari, e quelli plurinominali, per assegnare quelli proporzionali. I primi prevederanno l’elezione esclusivamente del candidato più votato, anche prendendo un solo voto in più di qualsiasi altro sfidante. Essi saranno disegnati in un secondo momento, suddividendo il territorio italiano in 231 collegi alla Camera (tranne Aosta, che ha in ogni caso un proprio collegio) e 102 al Senato.
Nei collegi plurinominali – che saranno tra i 70 e i 77 alla Camera e la metà al Senato – ogni lista presenterà tra i due e i quattro candidati in listini bloccati. Trattandosi di liste particolarmente ridotte di dimensioni, la mancanza di preferenze non violerà quanto detto dalla Corte Costituzionale riguardo il Porcellum, quando vennero bocciate le liste bloccate poiché troppo lunghe per consentire la riconoscibilità del candidato.
Ciascun candidato si potrà presentare in un singolo collegio uninominale e, parallelamente, in un massimo di tre collegi plurinominali. Per ciascuna lista i candidati non potranno superare la distribuzione di 60 a 40 per cento tra i due sessi.
La legge elettorale si chiama Rosatellum bis dal nome dell’Onorevole Ettore Rosato, capogruppo del PD alla Camera dei Deputati che ha proposto tale legge. Nel maggio 2017 era stata proposta un’altra legge dallo stesso Rosato che era stata chiamata Rosatellum, ma non aveva avuto seguito. La nuova versione, per distinguerla da quella precedente, è stata definita quindi Rosatellum bis.
In Italia, da quando il politologo Giovanni Sartori nel 1994 definì la legge elettorale che portava il nome dell’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella “Mattarellum”, è d’uso aggiungere il suffisso latino -um ai nomi delle legge elettorali (come ad esempio il Porcellum e l’Italicum).
Con il tempo, è nata l’erronea abitudine di far diventare il suffisso -um un suffisso -ellum, riprendendo in maniera sbagliata il suffisso nella parola Mattarellum. Se si volesse essere puristi, la legge proposta da Rosato dovrebbe infatti chiamarsi Rosatum.