Migliaia di persone hanno manifestato a Barcellona per l’unità della Spagna
Il governo spagnolo ha fatto sapere che non intende permettere alla Catalogna di dichiarare la propria indipendenza. Martedì il presidente Puigdemont riferirà al parlamento regionale sul referendum
Domenica 8 ottobre, almeno 350mila manifestanti hanno sfilato per le strade di Barcellona per protestare contro il governo catalano che vuole dichiarare l’indipendenza della regione dalla Spagna. Secondo gli organizzatori invece i partecipanti alla manifestazione sarebbero quasi un milione.
Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come
La dimostrazione è stata convocata dalla Societat Civil Catalana, il principale movimento catalano a favore dell’unità della Spagna, solo una settimana dal referendum organizzato dagli indipendentisti il 1 ottobre.
I manifestanti hanno chiesto ai responsabili politici nazionali e regionali di instaurare un dialogo, al fine di impedire la frantumazione del paese. I dimostranti propongono infatti di abbassare i toni sia alle autorità del governo centrale di Madrid che a quelle della regione autonoma della Catalogna, per evitare la secessione.
Tra la folla era presente anche il premio Nobel per la letteratura del 2010 Mario Vargas Llosa. Lo scrittore è un cittadino peruviano naturalizzato spagnolo.
“Questa è la migliore dimostrazione che vi è una fetta molto ampia di catalani che non si sente rappresentata dagli indipendentisti”, ha detto il premio Nobel. “La Spagna e la Catalogna sono unite da cinque secoli e nessuno né niente potrà separarle”.
In piazza c’erano anche Josep Borrell, ex presidente del Parlamento europeo tra il 2004 e il 2007, Dolors Montserrat, ministra della Sanità del governo spagnolo, Albert Rivera, presidente del movimento politico Ciudadanos e Enric Millo, rappresentante del governo centrale di Madrid in Catalogna.
Proprio quest’ultimo, il 6 ottobre, aveva chiesto scusa per le violenze perpetrate dalla polizia durante la consultazione referendaria tenutasi il 1 ottobre nella regione e dichiarata “illegale” da Madrid. Era stato il primo caso di scuse offerte da un funzionario del governo spagnolo dopo la violenta reazione da parte della polizia contro i cittadini che cercavano pacificamente di votare, causando quasi 900 feriti, tra cui 33 agenti di polizia.
Una parte dei manifestanti si sono fermati di fronte alla sede della Policia Nacional per sostenere le istituzioni nazionali contro l’indipendentismo. Intanto è giunta ai manifestanti anche la solidarietà del primo ministro Mariano Rajoy:
#RecuperemElSeny en defensa de la democracia, la Constitución y la libertad. Preservaremos la unidad de #España, #NoEstáisSolos. MR
— Mariano Rajoy Brey (@marianorajoy) October 8, 2017
“In difesa della democrazia, della Costituzione e della libertà”, ha scritto sul suo profilo Twitter ufficiale Rajoy, mostrando il suo sostegno alla manifestazione. “Preserviamo l’unità della Spagna, non siete soli”.
Lo stesso capo del governo spagnolo, pochi giorni prima in un’intervista al quotidiano El País, aveva dichiarato che Madrid non esclude la possibilità di sospendere l’autorità del governo autonomo catalano. Poche ore prima, Rajoy aveva confermato che il governo spagnolo “impedirà l’indipendenza dalla Catalogna”.
El Gobierno impedirá la independencia de Cataluña. Os invito a leer mi entrevista en @el_pais 🗞 https://t.co/2JyKwa9Qms pic.twitter.com/r8PkCowRZH
— Mariano Rajoy Brey (@marianorajoy) October 8, 2017
La situazione resta incandescente tra Madrid e Barcellona, il 10 ottobre infatti il presidente catalano Carles Puigdemont dovrà riferire al parlamento regionale sul referendum, pronunciando un discorso sulla “situazione politica attuale” in cui potrebbe annunciare l’indipendenza dalla Spagna.
Intanto, l’esercito spagnolo ha inviato in Catalogna 15 camion carichi di attrezzature per dar manforte ai circa 10mila agenti di polizia e Guardia Civil che si trovano nella regione da giorni.
L’invio di due convogli militari in Catalogna (ufficialmente per “supporto logistico”) fa pensare che Rajoy sceglierà di reagire con la linea dura.
“Il governo spagnolo non negozierà su nulla di illegale e non accetta ricatti”, è quanto si legge in una dichiarazione diramata dall’ufficio del premier spagnolo, Mariano Rajoy.
“Se il signor Puigdemont vuole parlare o negoziare, o inviare dei mediatori, sa perfettamente cosa fare fare: tornare nella legalità, che non non abbandoneremo mai”, prosegue il comunicato aggiungendo che Puigdemont deve “ritirare la minaccia di secessione da Madrid”.
Le manifestazioni in altre città spagnole
Intanto, il 7 ottobre, in piazza Colon e lungo la Calle Serrano di Madrid, almeno 50mila persone hanno manifestato per l’unità nazionale e la “difesa della Costituzione” e contro la secessione catalana.
La dimostrazione era stata convocata dalla Fondazione per la difesa della nazione spagnola (Denaes). Manifestazioni simili si sono tenute in diverse altre città del paese. Persino a Barcellona, di fronte al palazzo della regione, almeno cinquemila persone avevano manifestato al grido di: “Parlem?” in catalano e “Hablamos?” in castigliano.
Durante la manifestazione di Madrid però non sono mancati toni duri contro gli indipendentisti. Alcuni dimostranti hanno urlato slogan contro i “traditori” della costituzione e dell’unità nazionale. In particolare i più bersagliati sono stati il capo della polizia catalana, Josep Lluis Trapero e il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont.