Come funziona la sextortion, il ricatto a sfondo sessuale
La pratica somiglia a qualsiasi altra forma di estorsione, solo che il fine del ricatto non sono i soldi, ma foto e video sessualmente espliciti
La pratica della sextortion somiglia a qualsiasi altra forma di estorsione, solo che il fine ultimo non sono i soldi, ma foto e video sessualmente espliciti. Il meccanismo è semplice: viene inviata una foto nuda della vittima, o altre informazioni strettamente private, ricattandola di rendere quel materiale pubblico se non vengono inviate altre foto.
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Si tratta di una sorta di estorsione sessuale. Il neologismo nasce dall’unione della parola “sex” ed “extortion”. Il ricattatore può entrare in possesso di foto intime delle sue vite nei modi più svariati, attraverso un hackeraggio, fingendosi un’altra persona e quant’altro.
Un caso noto è quello di Luis Mijangos, un ricattatore che accedeva alle webcam e ai microfoni dei pc delle sue vittime, o le convinceva a mandargli materiale pornografico di loro stesse, fingendosi il fidanzato. Minacciava poi le vittime di diffondere quel materiale, se loro non gli avessero mandato altri contenuti sessualmente espliciti, in un grosso circolo vizioso.
Mijangos aveva almeno 230 vittime, 44 dei quali erano di età inferiore ai 18 anni. Alla fine è stato arrestato, e condannato a sei anni di carcere.
“È una nuova forma di aggressione sessuale perché puoi perpetrarla senza essere in presenza della persona”, ha detto il ricercatore Benjamin Wittes, discutendo dei risultati di una ricerca sul tema effettuata dal Brookings Institution nel 2016.
Le vittime sono perlopiù minori, 78 per cento, e chi effettua questo crimine tende a non avere una, ma molte vittime. I responsabili sono tutti maschi.
Le vittime adulte sono donne, mentre le vittime minorenni sono sia ragazze che ragazzi.
Gli adolescenti sono particolarmente vulnerabili, a causa della prevalenza del sexting, l’invio di frasi e immagini sessualmente esplicite per messaggio a un partner, che però possono finire nelle mani sbagliate.
Si tratta di un fenomeno diverso dal revenge porn, che consiste nel pubblicare foto e video di atti sessuali per vendetta da parte di ex partner, naturalmente senza consenso. Molti uomini, che sono in possesso di foto delle ex fidanzate nude o di video in momenti intimi, non esitano a renderle pubbliche per creare loro un danno, per umiliarle. Nel caso della sextortion, le foto private vengono usate piuttosto come arma di ricatto, per tenere la vittima sotto controllo e ottenere da questa altro materiale.
”È la punta di un iceberg molto più grande, siamo certi che i dati sono incompleti, che il problema è più diffuso di quello che siamo in grado di vedere”, ha spiegato Wittes.
Obiettivo delle ricerche sul tema è non solo quello di aumentare la consapevolezza, ma anche proporre una legge federale per garantire che tutti i responsabili rispondano di questa nuova fattispecie di crimine.
Come per altre forme di molestie virtuali, come il revenge porn, non esistono infatti leggi specifiche.
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