È finita l’era dell’illusione: Ryanair non è più una compagnia di voli lowcost. I dati parlano chiaro: sono le entrate cosiddette accessorie ad arricchire la compagnia irlandese e chiunque abbia viaggiato in compagnia di un neonato negli ultimi tempi ha potuto capirlo sulla sua pelle.
Basti pensare che portare con sé un bambino di età inferiore ai due anni costa 25 euro all’andata, 25 euro al ritorno. Le entrate di questo tipo – che comprendono anche la possibilità di scegliere questo posto piuttosto che quello e di portare con sé un trolley invece di un solo zainetto – fruttano alla compagnia il 35 per cento del fatturato complessivo.
Nel primo trimestre fiscale del 2019 le tariffe dei biglietti di Ryanair sono davvero scese del 6 per cento, ma ad aumentare (e molto) sono i costi aggiuntivi che hanno registrato un +27 per cento.
Insomma, i biglietti costano meno, è vero, ma la compagnia trova il modo di guadagnare mettendo l’utente nella condizione di acquistare quello o quel “privilegio”. A infuriarsi è Federconsumatori che non apprezza per niente la strategia messa in campo dalla compagnia lowcost irlandese: “Si tratta di una condotta che, non ci stanchiamo di ribadirlo, non solo genera confusione ma che di fatto impedisce la concreta e reale comparabilità con le tariffe applicate dagli altri vettori. Il comportamento di Ryanair, oltre a provocare un continuo aumento dei costi, è un vero e proprio affronto al diritto degli utenti alla trasparenza e alla completezza delle informazioni”.
La questione che scoccia di più gli utenti è comunque quella del bagaglio a mano: chiunque volesse portare con sé qualcosa di più di una semplice borsa/zaino è costretto a sborsare una somma piuttosto importante, per ogni tratta. Di fatto in questo modo la compagnia diventa più cara di Alitalia.
Ma questo non ferma chi si lascia persuadere ancora dai prezzi stracciati dei biglietti. Sempre in questo primo trimestre del 2019 i passeggeri della compagnia lowcost Ryanair sono aumentati dell’11 per cento. Bisogna sottolineare, però, che i costi l’utile della società è sceso a 243 milioni (del 21 per cento) in seguito allo sciopero dei piloti che nell’estate del 2018 ha fatto tremare la società di Dublino e che ha costretto Ryanair a rinegoziare i contratti con i suoi dipendenti.