Gli streamer di Twitch lanciano un manifesto
Il #nostreamday è un’iniziativa che nasce da un sempre più evidente malcontento dei partner e degli streamer di Twitch in merito alla regolamentazione e al suo utilizzo sulla piattaforma. Il #nostreamday si articolerà in una giornata di sciopero durante la quale gli streamer non andranno in live e gli spettatori partecipanti non entreranno su Twitch. Questa mobilitazione nasce in seguito ai recenti avvenimenti ai danni di un collega, che nei giorni scorsi è stato bannato in maniera permanente dalla piattaforma. Sia chiaro: non stiamo contestando il ban, che è legittimo, bensì la modalità con il quale è stato perpetrato.
Non è pensabile bannare uno streamer inizialmente per 6 mesi per poi comunicargli, al termine della scadenza, l’allontanamento perenne dalla piattaforma. Allontanamento che, chiaramente, prevede l’interruzione dell’attività lavorativa su Twitch e la conseguente impossibilità a tornare ad utilizzare il proprio canale. Riteniamo che sei mesi di attesa siano inconcepibili visto che stiamo parlando di un’attività che per noi è una professione a tutti gli effetti. Le modalità con cui Amazon – proprietaria della piattaforma su cui lavoriamo tutte e tutti noi – valuta chi, in che modo e per quanto bannare uno streamer è assolutamente discrezionale.
Il problema, infatti, è che in questo modo il rischio di errori nel giudizio, da parte di chi si fa carico della decisione, può essere frequente. Gli streamer inciampano spesso in errori involontari, ma questi potrebbero essere tranquillamente evitati se ci fosse maggiore chiarezza e maggiore trasparenza. Lo strumento del ban è una misura drastica che andrebbe utilizzata con giudizio. Per questo, chiediamo pubblicamente a Twitch di lavorare in sinergia per migliorare le condizioni lavorative di tutti, in modo da riuscire a garantire ai vari streamer – che quotidianamente utilizzano la piattaforma – più garanzie e una maggiore agibilità. Siamo tutti al corrente che diversi ban sono arrivati per piccolezze o per incomprensioni, sfociate soprattutto in contesti palesemente ironici o informativi.
Streamer bannati per incitamento alla violenza quando stavano semplicemente commentando fatti di cronaca e quindi svolgendo anche un utile servizio divulgativo per gli utenti. Oppure, “Gag fisiche”, assolutamente non lesive della persona, punite però con il ban per autolesionismo. O ancora: satira o comicità punite per incitamento all’odio. Per questo abbiamo deciso di coordinarci e di scrivere a più mani una sorta di manifesto degli streamer di Twitch. Elenchiamo di seguito i punti che vorremmo fossero presi in considerazione. Ringraziamo anticipatamente per l’attenzione e speriamo che tutto questo possa portare ad un ambiente più prolifico per la creatività e per la professionalità.
Il manifesto degli streamer di Twitch
1. Chiarezza delle regole. Le regole della piattaforma sono essenzialmente delle linee molto ampie e generiche di comportamento, il che rende difficilissimo circoscrivere i casi specifici. Un esempio è la regola che riguarda il “non poter pubblicizzare uno streamer bannato”. Che cosa si intende? Non si può nominare in alcun modo un utente bannato? Quindi, se qualche streamer reputasse ingiusto il ban di un collega, non potrebbe parlarne? Pena la censura o la sanzione? Bisognerebbe permettere e garantire il diritto alla critica, anche nei confronti della piattaforma.
Ci possono essere dei casi in cui uno streamer non condivide le scelte intraprese da Twitch (che può avere dei punti grigi sui quali discutere), e dovrebbe avere la possibilità di potersi esprimere senza la paura di ricevere il ban. Chiediamo maggiore chiarezza anche sul tema legato al vestiario. E’ capitato a più streamer di essere “sanzionati” per aver indossato alcuni capi considerati “sessualmente espliciti”. Ma è anche capitato che gli stessi indumenti, indossati in giorni diversi da altri streamer durante le live, non venissero considerati in questo modo. Per questo chiediamo che non ci si affidi al caso per esprimere un giudizio. Non possiamo lavorare andando a tentativi o sperando che la moderazione sia clemente. Chiediamo chiarezza anche su questo.
2. Disparità di trattamento. Senza fare un processo alle intenzioni o analizzare i casi specifici, è capitato che vari streamer non fossero sanzionati per determinate azioni speculari a quelle di altri streamer precedentemente sanzionati. Una regola o vale per tutti o non vale per nessuno, lavorare in queste condizioni è davvero difficile. Chiudere un profilo ha delle conseguenze serie: danni economici, possibile perdita del lavoro e della credibilità. Chiediamo la possibilità di discutere anche su questo fronte.
3. Satira e comicità. Spesso è capitato che alcune battute, più o meno forti, siano state sanzionate. Come si devono comportare i partner? Si possono fare battute su tutto o solo su alcune cose? Ci sono tematiche che non vanno trattate? Su cosa non si può scherzare? Quali sono i limiti consentiti? Servono chiarimenti su questo tema.
4. Chiediamo di considerare l’impatto che può avere un “Permaban” (ban perenne) sulla vita di uno streamer. Una sanzione così dura deve essere motivata e deve prendere in considerazione anche il fatto che uno streamer si circonda di persone che fanno il suo stesso lavoro. Non è più tollerabile il fatto che la piattaforma metta a repentaglio anche i rapporti umani. Come si può pensare che uno streamer bannato non possa nemmeno recarsi in luoghi dove i suoi colleghi stanno effettuando una live?
Quindi, non solo lo streamer perde il suo canale, ma anche la possibilità di comparire vocalmente o in video in qualsivoglia live altrui. Chiediamo di ridiscutere questa norma, considerando il fatto che una scelta di tale portata può comportare un vero e proprio tracollo psicologico. Ovviamente tutto questo non sussiste nel momento in cui i motivi del permaban sono incontestabili: nudità o pornografia, violenza, incitazione all’odio o razzismo non devono trovare alcuno spazio sulla piattaforma.
Inoltre, chiediamo ci sia la possibilità di poter discutere di un ampliamento concreto del team di moderazione italiano, in modo da poter sopperire al numero crescente di streamer che spesso necessitano anche di supporto pratico. In conclusione, ci auguriamo che le varie problematiche denunciate non vengano lette come un attacco rivolto a Twitch, ma come una chiara e indiscutibile richiesta d’aiuto. Lavorare con questa incertezza ci carica di ansia ed inquietudine. “Democracy dies in darkness”, scriveva Bob Woodward, giornalista investigativo del The Washington Post. Proprio per questo siamo pronti ad impegnarci tutte e tutti se dovesse aprirsi la possibilità da parte vostra a confrontarci in merito ai temi sopra elencati.
Gli streamer e le streamer di Twitch.
FEDEZ, CROIX89, MR MARRA, MR FLAME, DUDUBBI, IVAN GRIECO, HOMYATOL, PANETTY POW3R, GABBO, TRONO DEL MUORI, DAVID RUBINO, GSKIANTO, DAVE REVAN, LUCYL3IN, BARBARA MARROCCO, LUIS SAL, MARCO KITANO, REDLILIUM, KODOMOYUKI, IBOB MOONRYDE, PAOLO CANNONE, VELOX, BERRITV, LIVIO MARCONE, DREAD ZAMP, MICHELLE PUTTINI, ABICOCCA BARBIE, XANAX, CAVERNA DI PLATONE, ENKK, BARBASCURA BUGALALLA MATTEOHS VICTOR SICKWOLF, GABBOMAN, IL GABBRONE NELLO TAVER e molti altri
“La politica ancora non sembra aver preso a cuore la battaglia dei partner di Twitch”, ha scritto su Facebook Federico Lobuono, il ventenne candidato sindaco di Roma, il quale ha spiegato che “è giusto esprimere solidarietà ai vari streamer in sciopero, soprattutto dopo aver letto le motivazioni che li hanno spinti a chiedere maggiori delucidazioni sui comportamenti e sulle regole da seguire. È giunto il momento che anche sul web e soprattutto sulle piattaforme streaming nascano delle regole precise, perché – citando Antonio Gramsci – in questo chiaroscuro nascono i mostri. La Giovane Roma sostiene lo sciopero”.
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