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Sfide etiche per l’IA: tra Privacy e Diritto Penale

Di Francesco Giuseppe Grassi
Pubblicato il 1 Set. 2023 alle 08:00

***Questo articolo fa parte della rubrica bisettimanale “Scenari ciber(n)etici” curata da DEAS S.p.A., azienda leader nel settore della Cybersicurezza, che ospita contributi di esperti qualificati su aspetti strategici, politici, internazionali e tecnologici su questo tema sempre più attuale e delicato.

Il progresso derivante dalla diffusione e dalla evoluzione dell’Intelligenza Artificiale (IA) ha introdotto cambiamenti profondi e sorprendenti nella nostra società, che incidono quotidianamente sulle sue stesse fondamenta. Potrebbe affermarsi senza timore che l’avvento dell’IA rappresenta un capitolo fondamentale per l’evoluzione umana. Tuttavia, questo rapido ed entusiasmante avanzamento tecnologico trascina inevitabili e complessi interrogativi, ostacoli apprezzabili sotto profili etici e legali, in particolare su temi come la privacy ed il diritto penale. Nella necessità di navigare tra le potenzialità dell’IA e la salvaguardia dei valori umani fondamentali, approfondire le implicazioni etiche e giuridiche che convergono intorno all’Intelligenza Artificiale diventa tema ineludibile.

In tale ottica, l’etica ci richiama a esaminare e affrontare i pregiudizi nei dati, garantendo che l’IA sia giusta ed equa. La tutela dei dati personali è cruciale per preservare la dignità individuale e prevenire l’abuso di informazioni sensibili. Nel settore del diritto penale, l’evoluzione delle norme è essenziale per affrontare le complessità presentate dall’IA e per garantire che il sistema giudiziario ci si interfacci secondo un orientamento costituzionale. Normative di carattere sovranazionale, come l’AI Act dell’Unione Europea, sono un passo nella giusta direzione, ma ancora richiedono monitoraggio costante perché venga assicurato il bilanciamento tra innovazione e protezione dei diritti delle persone.

Il “mondo” dell’IA testimonia una straordinaria sfida per la nostra epoca: la sua adozione deve essere guidata da principi e regole che possano trovare l’equilibrio tra il progresso tecnologico ed il rispetto dei valori umani. L’approccio da preferire, allora, dovrebbe rispettare una dimensione olistica del fenomeno, al fine di garantire che l’IA abbia un impatto positivo e non minacci i valori della stessa società civile, dello stesso genere umano.

Etica ed IA, la responsabilità nell’addestramento degli algoritmi

Il dibattito sull’etica dell’IA si dipana a partire dal tema critico del processo di addestramento degli algoritmi. L’influenza derivante dai pregiudizi (bias) presenti nei dati utilizzati per il popolamento degli algoritmi di IA, rischia di inficiare la garanzia qualitativa di terzietà e neutralità che dovrebbe caratterizzarli, perpetrando discriminazioni inconsapevoli o ingiustizie. In tal senso, l’urgenza di eliminare i pregiudizi impliciti nei dati utilizzati per l’addestramento degli algoritmi richiederebbe un’attenta selezione e monitoraggio degli stessi, con la finalità di evitare che l’IA riproduca in modo involontario i preconcetti presenti nella società.

Pertanto, l’etica dell’IA non riguarda solo l’efficacia tecnologica, ma anche l’equità e la giustizia, secondo canoni ispirati ai principi costituzionali e democratici. L’applicazione eticamente scorretta dell’Intelligenza Artificiale avvicina il rischio di produrre disuguaglianze e discriminazioni, compromettendo la dimensione “morale” dell’IA, così come concepita, ex multis, dagli studi su The Ethics and Artificial Intelligence dei Proff. Bostrom e Yudkowsky.

L’IA e la protezione dei dati personali

L’uso dell’Intelligenza Artificiale è inestricabilmente legato alla raccolta e all’elaborazione dei dati; interrogativi cruciali possono apprezzarsi in maniera ancora più specifica quando vengono trattati dati di natura sensibile. Emerge la netta necessità di assicurare, servendoci del paradigma espresso dalla Prof.ssa Feroni (vice Presidente del Garante della privacy italiano), la protezione dei dati personali fin dal momento in cui un sistema di IA viene progettato.

Questa esigenza sembrerebbe essere ripresa dagli interventi del Garante italiano su ChatGPT, software sviluppato dalla società OpenAI. Il Garante, infatti, non si è limitato a richiedere la spiegazione dei criteri di funzionamento della chatbot, ma ha sottolineato l’importanza di individuare la base giuridica dei dati personali utilizzati per l’addestramento degli algoritmi e, inoltre, di specificare i criteri prescelti per assicurare la conformità ai principi del trattamento (ai sensi dell’art. 5 del GDPR).

Appare nitido, in tal senso, che le attività di raccolta e trattamento possano sollevare questioni di rilevanza critica riguardo alla privacy dei cittadini, esigenze che la stessa Unione Europea ha cercato – dapprima nel 2016, con l’adozione del GDPR – e cerca di affrontare tutt’ora con la stesura dell’AI Act. Un atto legislativo che focalizza l’attenzione sull’importanza dell’impiego di criteri di bilanciamento tra innovazione tecnologica e tutela dei dati personali, richiamando e ribadendo l’importanza di perseguire un approccio etico nell’attività di raccolta ed uso dei dati con cui l’IA si interfaccia.

Il legislatore europeo vuole garantire con vigore l’utilizzo dell’IA conformemente ai diritti fondamentali e, in particolare, alla protezione dei dati personali, auspicando di voler delineare un quadro normativo efficace ed orientato ai valori dell’Unione Europea. L’AI Act dell’UE segna pertanto un passo avanti verso una regolamentazione più rigorosa dell’IA, ricalcando la necessità di valorizzare quelle norme che proteggono i diritti dei cittadini nell’era digitale e sfuggendo da distorsioni dell’uso dell’IA per finalità, ad esempio, di riconoscimento facciale e identificazione biometrica in luoghi pubblici (cd. sorveglianza di massa) o di social scoring (il sistema di credito sociale cinese si basa sulla valutazione della “integrità sociale” dei cittadini, applicando sanzioni o ricompense a seconda del punteggio maturato).

La collaborazione tra governi, mondo delle imprese e cittadini dovrebbe essere garantita ed implementata in maniera consapevole, con la finalità di saper pilotare il complesso intreccio dell’IA, così da assicurare che l’innovazione non vada a discapito dei nostri valori fondamentali. Solo attraverso un approccio concertato possiamo garantire che l’IA sia intesa come uno strumento per il bene comune, un ponte tra il mondo tecnologico e quello umano.

Nuove frontiere del Diritto Penale

In un’ottica di interazione tra l’IA e la tutela della libertà personale dei consociati emergono nuovi spunti di riflessione e complessità giuridiche per il diritto penale, questioni oggetto di meritate attenzioni già a partire dall’adozione in ambito UE, nel 2021, della Risoluzione del Parlamento europeo sull’intelligenza artificiale nel diritto penale e il suo utilizzo da parte delle autorità di polizia e giudiziarie in ambito penale. Le implicazioni dell’Intelligenza Artificiale nel sistema giudiziario possono portare a validi input e a strumenti di contrasto efficaci, inter alia, nell’ambito delle indagini o nella prevenzione dei reati. Tali declinazioni, però, portano con sé inevitabili punti oscuri, soprattutto laddove l’utilizzo di sistemi di IA possa eccedere in non auspicabili scenari di polizia predittiva, autorevolmente descritte dal Prof. Basile nel suo saggio Intelligenza artificiale e diritto penale: quattro possibili percorsi di indagine, possano concentrarsi non tanto sul fatto di reato in sé, ma su considerazioni di tipo nemicale-autoriale fondate su meri e potenziali sospetti soggettivi (emblematico il caso del software predittivo di recidività criminale COMPAS).

Le conseguenze di utilizzo di sistemi di IA in maniera non conforme ai valori e alle libertà democratiche rischiano di ricadere, tanto nella fase delle indagini che in fase processuale o di esecuzione della pena, sulle caratteristiche personali dell’indagato piuttosto che sul fatto illecito potenzialmente commesso. In tal senso, chi sarebbe da ritenere responsabile qualora un algoritmo automatizzato dovesse commettere un errore tale da condurre ad un’accusa o ad una punizione ingiusta? Si tratta, in sintesi, del fatidico dilemma posto dalla letteratura in materia: machina delinquere potest? Il tradizionale concetto di responsabilità, in un tale contesto, dovrebbe adattarsi ad un ambiente in cui le decisioni possono essere guidate, parzialmente o totalmente, da algoritmi complessi e “non” umani.

Orientarsi nel complesso orizzonte dell’IA

L’Intelligenza Artificiale ha il potenziale di trasformare il nostro mondo, ma il suo impatto deve essere orientato dai principi che definiscono la nostra umanità. Solo attraverso un approccio condiviso tra istituzioni, aziende e cittadini possiamo affrontare le sfide e sfruttare in maniera efficiente ed efficace il potenziale dell’IA in modo responsabile ed etico.

L’etica, la privacy e il diritto penale sono pilastri chiave per guidare l’evoluzione dell’IA in modo conforme ai valori e alle libertà fondamentali dell’individuo. L’etica dell’IA deve mettere in primo piano l’eliminazione dei pregiudizi nei dati e l’equità nelle decisioni automatizzate. La protezione della privacy deve essere un imperativo in un’epoca in cui i dati personali sono sempre più vulnerabili per uso improprio. Il diritto penale deve affrontare le nuove sfide poste dall’IA, stabilendo chiaramente le responsabilità legali nelle decisioni prese da algoritmi automatizzati.

Sulla base di queste considerazioni, dunque, può ritenersi che l’Intelligenza Artificiale non sia solo un’opportunità tecnologica, ma uno dei più validi strumenti utili alla costruzione di un futuro equo ed etico.

In definitiva, l’IA è una potente forza di cambiamento che richiede un approccio ponderato e responsabile, secondo un’ottica valoriale comune. L’etica, la privacy e il diritto penale possono considerarsi colonne portanti su cui si fonda l’adozione dell’IA nel vivere civile; contenitori idonei a poter identificarsi come criteri guida ad un approccio integrato e consapevole che consenta di navigare con successo in un mondo digitale in costante evoluzione, affermando l’IA come strumento al servizio dell’umanità e non a suo scapito e detrimento.

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