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Perché Bill Gates e Steve Jobs hanno cresciuto i loro figli senza tecnologia

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 28 Apr. 2019 alle 19:32 Aggiornato il 28 Apr. 2019 alle 20:58

Sempre più ricerche confermano quanto gli smartphone abbiano una influenza negativa sui cervelli dei bambini. Basti pensare che un bambino di terza elementare che usa con una certa frequenza cellulare e social network è soggetto al rischio di depressione il 27 per cento in più rispetto a un coetaneo che sta lontano dalla tecnologia.

Ancora più inquietante è il dato che riguarda bambini e suicidi. Secondo uno studio, infatti, i piccoli che usano gli smartphone per oltre tre ore al giorno sono più sensibili all’idea del suicidio.

Joe Clement e Matt Miles, due educatori, da tempo cercando di mettere in guardia rispetto all’uso spropositato di cellulari e tecnologia da parte dei bambini. Nel loro testo Screen Schooled i due esperti mettono nero su bianco come la tecnologia stia di fatto rendendo i piccoli più “stupidi”.

Fa riflettere, inoltre, il fatto che due tra le menti più grandi del mondo della tecnologia abbiano scelto per i loro figli un uso moderato dei dispositivi tecnologici. Bill Gates e Steve Jobs hanno sempre saputo, secondo Clement e Miles, che quello che stavano creando aveva il potere di creare una dipendenza che a lungo andare sarebbe stata dannosa.

L’esperienza di Bill Gates è piuttosto emblematica. Il fondatore di Microsof, resosi conto che la figlia stava per cadere nella dipendenza di un videogioco, ha deciso per lei un limite di tempo da poter trascorrere davanti allo schermo. Ma non solo: sempre Gates ha permesso ai figli di avere un cellulare solo a 14 anni.

Metodo Calenda: tenete lontani i bambini dagli iPad e dai telefonini (di Luca Telese)

In un’intervista rilasciata al New York Times poco prima che morisse, Steve Jobs rivelava di “limitare la quantità di tecnologia” che i suoi figli utilizzavano a casa. Tanto che i piccoli Jobs non potevano avere un iPad.

La preoccupazione del ceo della Apple rispetto alla problematica era tale che, secondo quanto testimoniato dal co-creatore di iPod, Tony Fadell, pensava di dover fare “qualcosa al riguardo”.

Insomma, sia Steve Jobs che Bill Gate avevano pensato alla dipendenza che la tecnologia può creare.

“È curioso pensare che in una moderna scuola pubblica, dove ai bambini viene richiesto di utilizzare dispositivi elettronici come iPad, i bambini di Steve Jobs sarebbero stati gli unici a rinunciarci”, scrivono Clement e Miles nel loro testo.

Gli autori di Screen Schooled sottolineano come le scuole ordinarie degli Stati Uniti utilizzino una alta percentuale di tecnologia, mentre alcuni degli istituti della Silicon Valley – culla della tecnologia – usino lavagne e gessetti come ai vecchi tempi.

Ai bambini non si insegna a codificare in quelle scuole, ma a cooperare. Un esempio concreto è quello della Brightworks, una scuola in cui ai piccoli studenti viene insegnata la creatività. Come? Frequentando lezioni nelle case sugli alberi.

Quello che preme a Bill Gates, ad esempio, è il concetto di educazione personalizzata, quindi l’idea di utilizzare dispositivi elettronici per aiutare a personalizzare i piani di lezione per ogni singolo studente. La tecnologia, secondo l’idea del padre di Microsoft, viene usata in modo mirato, limitato a raggiungere un obiettivo specifico. Niente a che fare con l’intrattenimento.

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