Da anni sentiamo parlare di algoritmi dei social media, senza mai capire veramente la portata e il pericolo che rappresentano per la società, l’informazione e l’educazione dei cittadini. Gli attuali algoritmi per la visualizzazione di contenuti sono strumenti sofisticati di raccolta e analisi dei dati, che permettono di far vedere all’utente contenuti sempre più precisi ed efficaci nel raggiungere determinati scopi: aggiungere un prodotto al carrello, aumentare l’engagement, ecc.
Ma questi algoritmi generano anche delle bolle da cui è difficile uscire: anche se siamo teoricamente collegati con tutto il mondo, ci isoliamo in un recinto a nostra immagine e somiglianza dove tutti i nostri pregiudizi, così come le nostre opinioni (che siano fondate o meno), trovano immediatamente riscontro e approvazione. Il problema attuale è che i principali social non hanno il controllo del funzionamento degli algoritmi, per un semplice motivo: è difficile capire quale dei parametri nato per creare maggiori interazioni e coinvolgimento da parte degli utenti sia funzionale non solo alla monetizzazione per la piattaforma, ma anche alla proliferazione di fake news. Particolarmente efficaci nel generare engagement si sono rivelate infatti le teorie del complotto…