Erich Schmidt non è certo il tipo di persona che convinci facilmente. L’ex amministratore delegato di Google, pioniere della tecnologia così come la conosciamo oggi, è stato a lungo un sostenitore della digitalizzazione della società. Eppure in un recente colloquio con il New York Times ha manifestato i suoi dubbi sul futuro dell’intelligenza artificiale. E anche sull’idea di metaverso lanciata recentemente da Mark Zuckerberg. Conviene prestare attenzione alle sue parole, tanto più per la posizione e l’esperienza che ha rivestito nel settore, e anche perché non è il solo “guru della tecnologia” a esprimere dubbi in proposito. Alle preoccupazioni confidate da Schmidt si aggiunge ad esempio anche la diffidenza del fondatore di Tesla, Elon Musk. E persino i sospetti di uno dei padri dei personal computer, Steve Wozniak. Il primo, che si contende da anni il titolo di uomo più ricco del mondo, affidare tutto il potere alle intelligenze artificiali senza poi essere in grado di riuscire a disinnescarle è paragonabile a «invocare il diavolo». Il secondo invece prospetta il rischio che gli esseri umani si trasformino in una specie di animali domestici.
Eppure, rispetto ai pericoli sottolineati dal compianto Stephen Hawking, secondo cui lasciando via libera all’intelligenza artificiale finiremo con dei padroni-robot 10, 100 o 1.000 volte più intelligenti di noi, Schmidt offre un altro punto di vista. Non è convinto che Alexa e Siri possano rivoltarsi contro i proprietari, cercando di ucciderli di notte. Quanto piuttosto che potrebbero diventare i migliori amici dei nostri figli. Uno dei principali problemi è legato all’estrema dinamicità dell’intelligenza artificiale. «Cambia continuamente. Si evolve, facendo cose che ci stupiscono». Ma soprattutto, è in grado di imparare. E se le promesse sono straordinarie, le incognite potrebbero superare le soluzioni. «Come sarà un migliore amico dotato di intelligenza artificiale, specialmente per un bambino?». E ancora: «Come si svolgerà una guerra basata sull’intelligenza artificiale? Se questa tecnologia cogliesse aspetti della realtà che a noi sfuggono?». Tutti i dati indicano che prima o poi questi sistemi inizieranno a pensare autonomamente, ma non come esseri umani. «Sarà dappertutto: dovremo imparare a conviverci».
Tuttavia non è così cruciale considerare se perderemo o meno il controllo sull’intelligenza artificiale. La tecnologia ci sta già manipolando. Affermazioni ridicole che un tempo non avrebbero avuto eco – dai brogli elettorali alle teorie complottiste sui vaccini – si diffondono alla velocità della luce proprio sui social, dove le adolescenti restano risucchiate nella spirale della depressione dal mondo patinato e ingannevole di Instagram. «L’unione tra noia e anonimato è pericolosa», rimarca Schmidt. E tutto peggiora quando questo si interseca con la dipendenza e l’invidia. Sul Metaverso l’ex numero uno di Google non ha dubbi: «Chi parla di metaverso immagina una realtà più soddisfacente di quella in cui viviamo. Perciò, tra qualche anno, le persone preferiranno indossare i loro visori virtuali e trascorrere più tempo nel metaverso che nel mondo reale». Ma chi sarà a decidere le regole?
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