Ci siamo: il 2 luglio 2018 iniziato Wimbledon, il più importante, storico e prestigioso torneo di tennis del mondo. Ma non solo. Si tratta infatti della manifestazione sportiva più elegante ed esclusiva sulla faccia della terra.
Una liturgia sacra, inderogabile, piena di classe e passione, ma nel segno del rispetto delle regole. Grande tennis, campioni, il grigiore del clima londinese, la pioggia, le fragole con panna, i (tanti) soldi in palio, l’erba perfetta e il dress code totale white che ha fatto leggenda.
Abbigliamento che non ammette deroghe: se un tennista (chiunque esso sia) si presenta all’All England Lawn Tennis and Croquet Club non vestito di bianco, viene gentilmente rimbalzato. Non gioca.
Ma perché? Questione estetica, perché anche l’occhio vuole la sua parte.
La motivazione per cui il bianco è stato eletto come unico colore di Wimbledon va ricercata all’origine del torneo. In particolare nel fatto che le macchie di sudore che apparivano sulle magliette colorate dei tennisti durante le partite non erano considerate per niente chic dagli eleganti soci del circolo dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club.
Il completino o l’intimo dei giocatori (maschi e femmine) deve essere completamente bianco. Ammessa la presenza di una piccola parte colorata che però non può essere più larga di un centimetro.
Regola che viene fatta rispettare costi quel che costi. E’ il caso di Roger Federer (non proprio uno qualunque da quelle parti): lo svizzero, infatti, nel 2013 scese nel green di Wimbledon con della scarpe che presentavano delle nette suole arancioni. Un distacco troppo forte che fu “punito” con una multa salata.
In passato però qualche eccezione è stata fatta: dalla fascia rossa sulla fronte di John McEnroe nella storica finale di Wimbledon 1980 contro Björn Borg, ai recenti pantaloncini arancioni di Maria Sharapova.
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