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Tour de France 2023: è Woods il nuovo Vercingetorige, Tadej rosicchia otto secondi a Jonas

Di Simone Gambino
Pubblicato il 9 Lug. 2023 alle 20:23

Tour de France 2023: è Woods il nuovo Vercingetorige, Tadej rosicchia otto secondi a Jonas

Il canadese Michael Woods (Israel Premiertech) ha vinto la nona tappa del 110° Tour de France lungo i 183 chilometri che hanno portato i corridori da Saint Leonard de Noblat fino in vetta al Puy de Dôme, il vulcano dormiente simbolo del Massiccio Centrale, da cui il Tour mancava da 35 anni. Al termine d’una frazione che prevedeva 3.500 metri di dislivello, il 36enne ex mezzofondista di Toronto, strappato dal ciclismo all’atletica leggera, ha preceduto di 28″ il francese Pierre Latour (TotalEnegies) con lo sloveno Matej Mohoric (Bahrain Victorious), terzo a 36″ e lo statunitense Matteo Jorgenson (Team Movistar), grande protagonista di giornata, quarto a 37″. La classifica generale ha subito qualche piccolo ritocco con il danese Jonas Vingegaard (Jumbo Visma) che è riuscito a difendere la maglia gialla pur venendo staccato dal suo antagonista Tadej Pogacar (UAE Team Emirates). Lo sloveno, guadagnando otto secondi, ha ridotto a soli 17 il distacco tra i due diarchi. Resta in terza posizione il vincitore del Giro d’Italia 2022, l’australiano Jai Hindley (Bora Hansgrohe), il cui ritardo è salito a 2’40”.

Come preventivato ieri, nelle terre che furono teatro dei feroci scontri raccontati da Giulio Cesare nel De Bello Gallico, si è assistito a una corsa disgiunta con un manipolo di 14 attaccanti, partiti subito dopo il via, che hanno disputato una gara tra di loro e gli altri, a cominciare dai favoriti per il successo finale, che hanno deciso di limitare l’agone ai 13 chilometri conclusivi, quelli dell’ascesa finale al traguardo. Fatto sta che questo atteggiamento, selettivo se non addirittura rinunciatario, dei pezzi da novanta ha portato I fuggitivi ad accumulare un margine d’un quarto d’ora. Era proprio questo il momento in cui, a 50 chilometri dal traguardo, tra gli uomini di testa, partiva in solitaria Jorgenson. L’azione del californiano, che nelle fasi mediane della tappa era stato anche punto da un’ape, mandava in frantumi il contingente in avanscoperta. A organizzare l’inseguimento all’americano era Mohoric cui davano manforte il francese Mathieu Burgadeau (TotalEnegies) e la maglia a pois Neilson Powless (EF Education Easy Post), connazionale di Jorgenson.

Quest’ultimo iniziava il tratto conclusivo di quattro chilometri, quello con una pendenza media al 12%, con un vantaggio d’un minuto sui primi inseguitori e oltre due su Latour e Woods, oggettivamente il miglior scalatore tra i fuggitivi. Il canadese distribuiva al meglio le forze, scatenando tutta la sua potenza negli ultimi 4.000 metri. Il malcapitato Matteo, rimasto a secco d’energia, veniva così saltato ai meno 400 non solo da Woods ma anche da Latour e Mohoric. Tra i big si assisteva ad un replay dell’ultima tappa pirenaica. Sepp Kuss (Jumbo Visma) faceva la selezione per il suo capitano. Tanto per cambiare, cedevano tutti tranne uno: quello stesso che partiva ai 1.500 metri mettendo in difficoltà la maglia gialla che però limitava i danni. Do per scontato che abbiate capito di chi stia parlando.

Domani, non dissimile dalla manna scesa dal cielo, è previsto il primo giorno di riposo. Martedì, alla ripresa, è in programma la decima frazione, tutta in terra d’Alvernia. Saranno 168 i chilometri di continui saliscendi da Vulcania a Issoire. Potrebbe non succedere nulla ma, se a qualcuno la sosta fosse rimasta nelle gambe, si potrebbero registrare evoluzioni impreviste.

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