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Tour de France 2020: la Francia s’inchina ai figli del tricorno

Il leader del Tour de France 2020, Roglic. Credit: ANSA
Di Simone Gambino
Pubblicato il 11 Set. 2020 alle 19:05 Aggiornato il 11 Set. 2020 alle 19:06

Oggi era in programma la tredicesima frazione del Tour de France 2020, una cavalcata di 191 chilometri nel Massiccio Centrale da Chatel – Guyon a Puy Mary Cantal. Si attendeva grande spettacolo e così è stato anzi, per essere precisi, lo show è stato doppio con due gare distinte ma entrambe emozionanti sia per la vittoria di giornata che per la classifica generale.

La tappa è stata vinta con pieno merito dal colombiano Daniel Martinez (EF Pro Cycling) che ha preceduto il duo tedesco della Bora – Hansgrohe, composto dal vincitore della Parigi – Nizza, Maximilian Schachmann. e dal connazionale Lennard Kämna. La lotta per il successo di giornata è stata circoscritta tra i 17 corridori fuggiti in partenza e poi gradualmente dispersisi nei terribili ultimi 15 km del percorso che prevedevano prima il Col de Neronne (3,8 km al 9%) e poi l’ascesa fino al traguardo conclusivo con gli ultimi due chilometri con pendenza sempre in doppia cifra.

Due squadre, in particolare, si sono contese la vittoria di tappa: EF Pro Cycling e Bora – Hansgrohe. Primo ad attaccare è stato il team statunitense con Neilson Powless. Su di lui è rientrato Schachmann che è rimasto solo al comando fino a 2 km dalla fine quando sono rinvenuti su di lui Martinez ed il compagno di squadra Kamna. A dimostrazione che, nel ciclismo, la tattica può essere importante ma le gambe lo sono ancora di più, il 24enne colombiano, recente vincitore del Critérium du Dauphiné, si smarcava dal duo teutonico, prima scandendo un passo insostenibile per Schachmann e poi vincendo enfaticamente lo sprint su Kamna.

La lotta per la classifica generale è entrata nel vivo fin da metà tappa quando finivano a terra Nairo Quintana (Arkéa – Samsic), Romain Bardet (Ag2R – La Mondiale) e Bauke Mollema (Trek – Segafredo). La sfinge colombiana non riportava danni mentre il francese era costretto ad un lungo inseguimento per rientrare; peggio di tutti andava all’olandese, costretto al ritiro. Sul Col de Neronne il forcing della Jumbo Visma mandava in crisi sia Bardet che Guillaume Martin (Cofidis), terzo in classifica al via questa mattina. Ai meno due dall’arrivo, nel punto in cui la strada s’impennava, scattava Tadej Pogacar (UAE Emirates). Solo la maglia gialla riusciva a resistergli. I due sloveni inscenavano una versione sui generis del Trofeo Baracchi a scapito del malcapitato poker colombiano formato da Egan Bernal (Ineos – Grenadier), Miguel Angel Lopez (Astana), Rigoberto Uran (EF Pro Cycling) e Nairo Quintana. I quattro moschettieri andini accusavano all’arrivo distacchi piccoli ma significativi, considerando che erano stati generati in soli 2km.

La classifica si presenta ora con un respiro decisamente più ampio. Roglic ha 44” su Pogacar con i quattro colombiani che seguono con distacchi che vanno dai 59” di Bernal, terzo, all’1’31” di Lopez sesto. Il resto del mondo parrebbe tagliato fuori da questo certame tra le due grandi nuove potenze del ciclismo del III millennio.

Domani è in programma la quattordicesima tappa da Clermont Ferrand a Lione lungo 194km pieni di trabocchetti. Sembrerebbe una classica tappa da fuga anche perché domenica si torna sulle Alpi e le squadre, anche quelle dei velocisti, devono centellinare le energie. Logico pensare che ci possa essere un attacco di Thomas De Gendt ma occhio anche a Peter Sagan che, se vuole tornare in lotta per la maglia verde, deve inventarsi qualcosa.

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