Jannik Sinner è già una leggenda del tennis. Prima il traguardo del 4 posto nella classifica ATP (eguagliato Adriano Panatta); poi la vittoria – da trascinatore – della Coppa Davis che l’Italia non vinceva dal 1976. In mezzo la sconfitta contro Novak Djokovic, il numero 1 al mondo e uno dei tennisti più forti della storia, nella finale delle ATP Finals 2023, risultato mai raggiunto da un italiano prima di lui, e altre tre vittorie contro il serbo (due nel singolare, una nel doppio). Tutto a soli 22 anni. Che dire: applausi e tanta emozione perché ora l’Italia ha un campione che si candida a fare ancora meglio con l’obiettivo primo posto in classifica ATP ormai a un passo. Il futuro è suo. Nessuno pensa il contrario. E nel nostro Paese tutti sono impazziti per lui.
Game dopo game, set dopo set, Jannik ha conquistato il mondo e il cuore dei tifosi italiani e non solo candidandosi per un posto nell’Olimpo del tennis. Il tutto grazie al suo talento (enorme), alla sua faccia pulita e all’umiltà mostrata a più riprese. Sia dopo le sconfitte, come quella contro Novak Djokovic nella finale delle ATP Finals, sia dopo le vittorie, come quelle contro il serbo, numero 1 al mondo, sempre alle ATP Finals o in semifinale di Coppa Davis, dove ha trionfato dopo tre match point annullati e poi nel doppio al fianco di Sonego. Non una cosa scontata per uno che da anni ha i fari puntati addosso e si sente dire quanto è bravo e che è un campione. Da tempo infatti nell’ambiente tennistico si vociferava di un giovane ragazzo altoatesino (nato a San Candido e cresciuto a Sesto) di belle, bellissime, speranze.
Ora che ha raggiunto la posizione numero 4 della classifica ATP, la migliore (a pari merito con Adriano Panatta) mai conseguita da un tennista italiano dal 1973, anno dell’introduzione del sistema di calcolo computerizzato, e vinto la Coppa Davis da trascinatore è arrivato il vero boom mediatico. Tutti – veramente tutti – si sono accorti di lui. In Italia è quindi scoppiata la Sinner mania. Si parla del suo gioco, del suo fisico non troppo muscoloso rispetto a certi suoi colleghi, dei suoi capelli ricci nascosti dall’immancabile cappellino bianco della Nike, dei suoi fan accaniti che vestono arancione (in alcuni casi con costumi da carota, in riferimento al colore dei capelli del campione azzurro) e così via. Per non parlare delle sue partite che macinano record di ascolti.
Insomma, tutti pazzi di Sinner che nel frattempo, come detto, non si è montato la testa. Anzi, Jannik ha continuato a mostrare in campo il suo talento e la serenità di chi sa che sta lavorando sodo e bene per riuscire a raggiungere il suo obiettivo: «Diventare il numero 1 al mondo» vincendo quanto più possibile. Un sogno che ha in testa da sempre. A confermarlo una video intervista, diventata virale nei giorni scorsi, in cui lo si vede appena 17enne convinto dei propri mezzi (non presuntuoso) e voglioso di lavorare per raggiungere il suo obiettivo. «Me lo dici qual è il tuo sogno?», gli chiede il giornalista. «Il mio sogno è diventare il numero 1 al mondo, vincere tanti slam, ma senza fretta. Sono giovane, ho tempo. Siamo sulla strada giusta». Esatto la strada giusta. Allenamento dopo allenamento. Partita dopo partita. Finale dopo finale.
Mentalità vincente
Nato a San Candido, paesino di 1.900 abitanti dell’Alta Val Pusteria, il 16 agosto 2001, Jannik ha preso in mano la sua prima racchetta da tennis quando aveva solo 3 anni: giocava con quella del papà, il cuoco in pensione Hanspeter (oggi allenatore del Sexten calcio), facendo rimbalzare la pallina su specchi, porte, finestre. «Portamelo fuori casa perché me la sta distruggendo», si lamentava la mamma Siglinde, che conduce una pensione a Sesto Pusteria. L’amico di famiglia Andreas Schönegger, primo vero maestro del campione altoatesino, lo fece. Oltre al tennis Jannik praticava lo sci, salvo poi però decidere di puntare sulla racchetta. A 13 anni, infatti, lasciò l’Alto Adige per inseguire il sogno del tennis a Bordighera e a soli 14 fece il suo debutto nel circuito professionistico juniores. Da allora il suo nome iniziò a circolare nell’ambiente e partita dopo partita nell’ottobre 2023 ha raggiunto la posizione numero 4 della classifica ATP. Ma non finisce qui: insieme a Panatta, con 10 tornei ATP vinti su 14 finali disputate, è il tennista italiano più vittorioso nell’era Open; nel suo palmarès figurano un titolo Masters 1000, tre ATP 500, sei ATP 250 e una Coppa Davis. Finalista alle ATP Finals nel 2023, nelle prove del Grande Slam vanta una semifinale a Wimbledon e, con Matteo Berrettini, è l’unico italiano della storia ad aver disputato almeno i quarti di finale in tutti i Major.
Nella sua testa c’è quasi solo il tennis: «Vado a letto pensando a cosa fare per migliorare il mio gioco», ha dichiarato. Un po’ di spazio però, ovviamente, lo lascia agli affetti. Oltre alla famiglia (papà, mamma e fratello) al suo fianco avrebbe una fidanzata: Laura Margesin, 22 anni come lui, altoatesina come lui, di professione modella e indossatrice. La ragazza, quando può, segue Jannik senza farsi notare, come è accaduto al Foro Italico per gli Internazionali di tennis. I due non hanno mai né confermato né smentito la relazione anche perché Jannik tiene molto alla privacy.
Applausi dai colleghi…
Di lui stanno parlando in tanti. Anche i campioni presenti e passati del tennis italiano e internazionale il cui parere ha un peso, ovviamente, molto rilevante. Una delle leggende del nostro tennis, Adriano Panatta ha più volte ribadito che, secondo lui, «Sinner diventerà il numero 1 al mondo». Alle ATP Finals «contro Medvedev mi ha proprio impressionato, dopo aver perso il secondo set ha capito subito di dover pensare a una tattica completamente diversa e l’ha messa in pratica, evitando di continuare a scambiare tanto da fondo campo. Infatti gli hai dato 6-1. Non perché il russo sia calato, ma perché non è più riuscito a giocare il suo tennis preferito. Si fa proprio così, cercare di imporre il tennis che all’avversario non piace», ha detto in varie occasioni.
«Negli ultimi due mesi Sinner ha avuto dei grandissimi progressi. Progressi che gli hanno fatto fare quel salto di qualità per giocare alla pari, se non meglio, come ha dimostrato, con tutti quanti. Da Djokovic a Medvedev ad Alcaraz, a tutti quanti. Lui è un giocatore completo, è molto migliorato in certi punti del campo». Progressi in particolare nel servizio: «È sicuramente il colpo dove lui è migliorato di più. La palla corta adesso la fa di più, delle volte la fa bene, delle volte così così. Le prove, non ha più paura di provarle, è una cosa in più. Deve migliorare un pochino a rete, da fondo campo, nei fondamentali se non è il primo del mondo, è nei primi due o tre. É un giocatore che secondo me diventa numero 1 al mondo, se non l’anno prossimo, lo diventa l’anno dopo. Se è diventato Alcaraz numero 1 del mondo lo può diventare anche Sinner. Adesso deve riuscire a vincere un Grand Slam, e secondo me l’anno prossimo ci riuscirà. Probabilmente quello più adatto a lui è lo US Open, anche perché ha ancora più tempo per progredire. Ma anche a Wimbledon può giocare bene».
Non solo Panatta. Sinner ha fatto innamorare anche Nicola Pietrangeli: «Eccezionale. Jannik continui a stupirci tanto, tanto, tanto. Giochi facile, sei padrone di qualsiasi situazione, non fai mai una grinza, non sei mai nervoso. Impressionante», le sue parole alla Gazzetta dello Sport. «Dicono che io sia geloso di te, ma non scherziamo, al massimo sono stato frainteso: stiamo parlando di due mondi completamente diversi, in questo tipo di tennis attuale sei il più forte di tutti, senza alcun dubbio. Per questo credo di non esagerare se dico che l’anno prossimo sarai il numero 1 e potrai quasi permetterti di dare un 15 di vantaggio agli altri».
Successi di Sinner che non stupiscono Paolo Bertolucci: «La finale raggiunta a Torino non mi sorprende. Anzi, credo che noi italiani dovremmo smettere di salutare le vittorie di Sinner con il cuore palpitante di chi non se le aspettava. Ormai il suo livello è questo, il livello di un campione assoluto, destinato a recitare un ruolo di primissimo piano nel tennis di oggi e in quello che verrà».
Ad elogiare Jannik è stato anche l’attuale numero 1 al mondo, uno dei tennisti più forti della storia, Novak Djokovic che – dopo la vittoria alle ATP Finals proprio contro l’italiano – ha dichiarato: «Devi essere orgoglioso per quanto hai fatto. Puoi vincere Slam e diventare numero 1 al mondo. Ti auguro il meglio per il 2024».
…e da calcio, sci e politica
Applausi che sono arrivati non solo dal mondo del tennis. Anche sportivi di altre discipline come calcio e sci hanno detto la loro sul campione italiano. L’ex allenatore di Juventus, Chelsea, Inter e della Nazionale, Antonio Conte, intercettato dal Corriere dello Sport poco prima della finale contro Djokovic, ha detto: «Sinner è al livello dei più grandi come Valentino Rossi e Alberto Tomba. Ma è solo all’inizio. Questa è la cosa più importante. Ha grande passione e la trasmette».
Un campionissimo dello sci, disciplina che Sinner ha praticato da ragazzino anche ad ottimo livello, come Alberto Tomba lo ha seguito attentamente e con affetto: «È entrato nel nostro club ristretto, quello composto da me, Valentino Rossi e Federica Pellegrini», ha detto a La Stampa. «Sono sicuro che rimarrà in alto per molti anni. Non è una meteora. Jannik è un grande. Ha un carattere sorridente e pacato. L’umiltà lo aiuterà nel lavoro, una parte fondamentale nella carriera di un campione». Poi un consiglio sulla vita fuori dal campo: «Deve stare attento anche a scegliere le ragazze giuste e tenere lontano quelle che vogliono stare con te solo per interesse. Perché quando vinci vieni travolto». Infine, Tomba ha svelato un aneddoto: «Ho sentito Jannik ieri mattina in videochiamata. Abbiamo un amico in comune, è Alex Vittur, il suo manager». E ancora: «Suo padre Guido era il preparatore della Nazionale quando io ero giovane, nell’85. Che incroci del destino».
Di Sinner ha parlato anche la politica. Il ministro dello Sport Andrea Abodi: «Le partite di Sinner, per l’interesse che suscitano, stanno raggiungendo quelle della Nazionale di calcio. Questo ragazzo ha toccato i cuori anche per come è lui: semplice, con una voglia feroce di migliorarsi, portatore di messaggi positivi. Mi sorprende come tennista e come uomo. Ha i valori giusti e un talento assoluto». Insomma, Sinner piace a tutti.
Il parere del sociologo
Ma perché è così amato? Come è riuscito a fare breccia nel cuore degli italiani? Ne ha parlato al Fatto Quotidiano Luca Bifulco, professore di Sociologia dello Sport all’Università degli Studi di Napoli Federico II: «Innanzitutto bisogna distinguere tra celebrità sportiva ed eroe sportivo. Per essere una celebrità, il primo fattore è la capacità di fare in modo che tifosi e non si identifichino nei tuoi successi. È la performance di eccellenza che consente delle forme di identificazione, quella che tecnicamente si chiama gloria vicaria, potremmo dire gloria riflessa. E che consente a delle comunità di avere una sorta di autostima vicaria: “La tua vittoria la sento un po’ mia”. L’eroismo sportivo invece è una cosa che è più duratura nel tempo: va oltre la carriera dello sportivo, si passa di generazione in generazione».
Ma cosa attrae di Sinner? «Jannik esce dalla narrazione dell’italiano. Mancano nel suo personaggio alcuni elementi tipici di come si costruisce la celebrità, in particolare gli aspetti privati. Ha un profilo social molto istituzionale, in cui c’è poco o nulla della sua vita lontano dai riflettori. Invita a esprimersi e a parlare di sé in modo diverso: mettere al primo posto le competenze, la serietà, l’impegno. E poi è serio ma non serioso, non è un personaggio grigio. È un ragazzo di 22 anni che vive la sua vita. Sinner rimane una celebrità del suo tempo, ma ha degli elementi che vanno al di là delle logiche commerciali e lo rendono una mosca bianca: nell’immaginario collettivo può avere l’impatto di un personaggio singolare. Non essere solo il campione che si perde nella sua epoca, ma diventare un personaggio memorabile. Ovviamente, solo se non mancheranno le vittorie. Sinner può essere un punto di riferimento, una fonte di ispirazione. Poi, se il campione diventerà anche orgoglio nazionale lo diranno solo le generazioni future». Di certo la strada è quella giusta.
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