Lo strappo tentato da 12 club europei (tra i quali Juventus, Inter e Milan) con la creazione della Superlega, nata e abortita in appena 48 ore, avrà pesanti strascichi nel mondo del calcio. Una notte folle quella vissuta tra martedì e mercoledì, durante la quale i rivoluzionari del pallone si sono sfaldati e hanno deciso di battere in ritirata dopo le dure critiche di tifosi e mondo della politica contro il progetto Super League. Uno strappo che però non può passare inosservato o senza conseguenze. Sul piede di guerra ci sono in particolare alcuni club della Serie A, mentre dalla Uefa filtra un clima più conciliante, con i vertici del calcio europeo che si sono detti pronti a riabbracciare le società secessioniste senza particolari strascichi.
In casa nostra, come detto, l’aria è invece decisamente più tesa. Come riporta Monica Colombo sul Corriere della Sera, molti presidenti di Serie A non hanno dimenticato il dietro-front guidato in particolare da Andrea Agnelli e Beppe Marotta nella trattativa per l’ingresso dei fondi di private equity. Un’operazione, al momento congelata, che avrebbe garantito 1,7 miliardi di euro nelle casse delle società italiane. Un toccasana in un periodo difficile come quello della pandemia.
Molti club quindi hanno il sospetto che il presidente della Juventus abbia fatto retromarcia sul tema dei fondi, contrari alla nascita della Superlega, proprio dopo l’incontro dello scorso gennaio con il numero uno del Real Madrid Florentino Perez. Agnelli inoltre rappresentava tutti e 20 i club nel comitato dei cinque manager incaricati di trattare con il consorzio. Per questo, come riporta il Corriere, ora alcuni presidenti di Serie A stanno valutando l’ipotesi di far causa per danni ad Agnelli, considerato come il principale colpevole del fallimento dell’operazione.
Nell’accordo preliminare con i fondi era spuntata la clausola che imponeva ai club di non costituire la Superlega nei dieci anni successivi, e a quel punto anche Marotta, amministratore delegato dell’Inter, era passato dalla parte del no. Il comportamento del dirigente nerazzurro è quindi ritenuto meno grave rispetto a quello di Agnelli, anche se alcuni dei presidenti più agguerriti vorrebbero rivalersi anche su di lui. Quando nelle scorse settimane la Lega di Serie A si è riunita per votare l’ingresso dei fondi, sette club si sono espressi a sfavore, stoppando così la trattativa, visto che per approvarla erano necessari 14 sì. Con il senno di poi, dopo aver scoperto il vaso di Pandora della Superlega, per molti il quadro è decisamente più chiaro.
Leggi anche: 1. La bolla del calcio è esplosa: la Superlega non era avidità, ma paura di fallire / 2. L’ipocrisia della Uefa: si scandalizza per la Superlega ma da anni cavalca il calcio business (di A. Di Battista) / 3. Il fallimento della Superlega: senza il consenso gli affaristi e gli speculatori restano a bocca asciutta (di L. Telese) / 4. La Superlega dei ricchi rischia di uccidere il calcio / 5. Tra super leghe e allargamenti Champions, ecco come è aumentato il divario tra i campionati europei