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La lezione delle coppe europee: il nostro calcio è meno in crisi di quanto pensiamo

Credit: Pixabay
Di Stefano Mentana
Pubblicato il 17 Mar. 2023 alle 16:05 Aggiornato il 17 Mar. 2023 alle 16:49

Tre italiane ai quarti di finale di Champions League. Sei ancora in gara in tutte le competizioni europee, su sette che vi si erano qualificate. Due dati che non si vedevano da tempo, il primo dal 2006, il secondo addirittura dal 1999 e che ci dicono che forse il calcio italiano, pur con tutti i suoi problemi, sta meno peggio di quanto tante volte ci raccontiamo.

Se poi consideriamo che il calcio europeo, da diversi anni, sta diventando appannaggio di un gruppo di squadre sempre più ristretto tra le quali quelle italiane hanno spesso fatto fatica a entrare, il dato è ancora più entusiasmante.

Guardando il tabellone della Champions League, possiamo notare come ci sia la concreta possibilità, almeno statisticamente parlando, di vedere un’italiana in finale: la vincitrice di Napoli-Milan, infatti, si scontrerà in semifinale contro la vincente di Benfica-Inter. In Europa League, invece, restano in campo la Roma, che si scontrerà col Feyenoord, e la Juventus, che avrà lo Sporting Lisbona, così come in Conference rimane in corsa la Fiorentina, pronta sa scontrarsi col Lech Poznan. Resta dunque l’amaro in bocca per la Lazio, eliminata dagli olandesi dell’AZ, unica italiana finora a lasciare definitivamente l’Europa.

Un altro dato che merita una riflessione è che tutte e tre le italiane rimaste in corsa in Champions sono alleate da allenatori del nostro Paese, così come un nostro connazionale è Carlo Ancelotti, allenatore del Real Madrid e anche lui ai quarti della prestigiosa competizione.

Questi non sono gli unici segnali che mostrano un calcio italiano vivace: si potrebbe parlare in modo più specifico del Napoli, una delle squadre che in Europa esprime il gioco migliore e in Serie A gode di un meritato vantaggio molto consistente sulle inseguitrici. Si potrebbe ricordare che, nonostante la delusione per la mancata qualificazione ai Mondiali, la nostra Nazionale è campione d’Europa in carica, così come che oltre agli allenatori italiani ancora in corsa in Champions ce ne sono altri, come Roberto De Zerbi, attualmente sulla panchina del Brighton, che stanno portando a casa risultati notevoli.

Nonostante questo rimangono tanti problemi, primo tra tutti una differenza a livello di introiti e di potere economico tra le squadre di altri Paesi e le nostre che rischia di penalizzare notevolmente il nostro calcio, ed è per questo che i risultati conseguiti a livello continentale quest’anno suonano particolarmente positivi. Tuttavia, sembra che i vertici calcistici italiani si stiano scervellando per trovare formule che rendano il nostro campionato almeno apparentemente più spettacolare. L’ultima idea è stata quella di cambiare la formula della prossima Supercoppa Italiana ampliandola a quattro squadre e non più al solo scontro diretto tra la vincitrice di Scudetto e Coppa Italia, ma negli anni si è parlato più volte anche della possibilità di introdurre i playoff tra le squadre in vetta alla classifica per decidere lo scudetto.

Per carità, anche i più nostalgici del calcio di una volta sanno che lo sport oggi è un business intorno al quale girano soldi e interessi, così come sappiamo bene che deve andare incontro a un pubblico diverso che va ben oltre i confini del nostro Paese,e per questo da molti anni si vedono sempre più spesso cambiamenti più o meno grandi che sembrano volersi muovere in una direzione che apparentemente può piacere a tutti: rendere il calcio sempre più spettacolare. Ma è legittimo chiedersi se queste apparenti forme di spettacolarizzazione possano portare a miglioramenti effettivi del nostro calcio.

Mentre si è arrivati alla concreta (e fortunatamente accantonata) possibilità di creare la Superlega, mentre la Champions si appresta a cambiare il formato sostituendo i gironi con una nuova formula volta ad aumentare gli scontri con squadre diverse, non possiamo non notare che il campionato intorno al quale gira il maggior numero di soldi, quello inglese, non ha dovuto introdurre nulla di particolare e procede con la più tradizionale delle formule.

A introdurre formule diverse, come i playoff, sono stati negli anni campionati come quello greco o quello belga, rimasti ai margini di un calcio caratterizzato da differenze sempre più grandi tra le leghe dei diversi Paesi. Siamo sicuri che l’Italia debba guardare a questi esempi? Siamo sicuri che il calcio italiano debba cercare spettacolarizzazioni che non è detto aumentino l’attenzione sul nostro campionato? I risultati delle nostre squadre in Europa fanno capire che sì, avremo anche i nostri problemi e sarebbe bene risolverli, ma forse il nostro calcio sta molto meno male di quanto tante volte ci raccontiamo.

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