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    “Calciatrici violentate e abusate”: lo scandalo nella nazionale afghana

    Alcuni uomini potenti della Federazione calcio dell'Afghanistan hanno approfittato della loro posizione per costringere le ragazze a soddisfare i loro desideri

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 6 Dic. 2018 alle 08:10 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:42

    Alcune ragazze della squadra femminile nazionale dell’Afghanistan hanno denunciato di essere state  violentate e abusate psicologicamente dagli uomini della federazione calcistica del paese, incluso il suo presidente, Keramuudin Karim.

    Sulla base di queste accuse, la Fifa ha deciso di aprire un’indagine, mentre lo sponsor principale della squadra, Hummel, ha subito tagliati i rapporti con la federazione afgana (AFF) e ha chiesto un cambio al suo vertice.

    Hummel, che lavora nel settore dell’abbigliamento sportivo danese, ha affermato che “ci sono state importanti accuse relative a gravi abusi mentali, fisici e sessuali portati avanti da alcuni funzionari dell’AFF”.

    Leggi anche: “Giovani calciatori costretti a prostituirsi da arbitri e vip”, lo scandalo sessuale che ha scioccato l’Argentina

    A rivelare lo scandalo interno alla federazione calcistica afghana è stato il quotidiano britannico Guardian, che ha anche raccolto le testimonianze di Khalida Popal, ex capo del dipartimento di calcio femminile dell’AFF, costretta a lasciare il paese nel 2016 e a chiedere asilo in Danimarca, delle giocatrici Shabnam Mobarez e Mina Ahmadi e dell’allenatrice americana Kelly Lindsey.

    Le donne hanno anche accusato la Federazione di non essere stata in grado di proteggere le atlete dalle violenze subite.

    L’AFF ha risposto con una dichiarazione in cui ha respinto “vigorosamente le false accuse formulate in merito alla squadra femminile femminile dell’AFF. Abbiamo una tolleranza zero verso questo tipo di comportamento”.

    Dura anche la risposta della Fifa, che ha assicurato di aver avviato un’indagine interna per accertare la veridicità delle accuse mosse dalle donne della Federazione afghana.

    Le denunce – Intervistata dal Guardian, l’allenatrice Khalida Popal ha raccontato di aver denunciato abusi fisici, sessuali, minacce di morte e ulteriori violenze ai danni delle giocatrici della nazionale.

    “È stato molto difficile per noi, che veniamo da realtà povere, parlare di queste cose perché sono coinvolti uomini molto potenti. Se un giocatore in Afganistan parla, rischia di essere ucciso”.

    La Popal, una volta lasciato il paese, ha organizzato dei corsi per le nazionali in Giordania, Giappone e Emirati Arabi Uniti, a cui hanno preso parte anche giocatori provenienti dell’Afghanistan. In questi casi, però, i calciatori erano stati accompagnati ai suoi corsi da due uomini spacciatisi per “capo del calcio femminile” e “vice allenatore”.

    “Hanno fatto i prepotenti e hanno iniziato  a molestare le ragazze, in particolare quelle provenienti dall’Afghanistan perché sapevano che non avrebbero parlato. Li ho affrontati, ho detto loro che non potevano farlo e che avrei presentato una denuncia”, ha raccontato la Popal al Guardian.

    “Ma non è finita lì. Questi stessi uomini hanno invitato le ragazze nelle loro stanze per dormire con loro, promettendo alle giovani che le avrebbero prese in squadra e le avrebbero pagate 100 sterline al mese se avessero detto di sì a tutto. Le hanno costrette”.

    Sono state le giocatrice stesse a denunciare quanto accaduto alla loro allenatrice, che han subito riferito la vicenda al presidente dell’AFF, che ha promesso di intervenire prontamente.

    La risposta dell’AFF – Ma così non è stato. Anzi, i due uomini una volta tornati in Afghanistan “sono stati promossi, mentre nove giocatrici, alcune delle nostre migliori giocatrici, sono state allontanate dalla nazionale, accusate di essere lesbiche”, ha raccontato Khalida Popal.

    “Se parlassero, nessuno crederebbe loro adesso che sono state accusate di essere lesbiche. In Afghanistan l’omosessualità è un argomento di cui non si parla e può mettere in pericolo te e la tua famiglia”.

    Una volta venuta a conoscenza dell’allontanamento delle nove giocatrici, la Popola ha iniziato a contattare anche altre ragazze: solo a quel punto si è resa conto della vastità degli scandali sessuali avvenuti all’interno dell’AFF.

    Anche l’allenatrice Kelly Lindsey ha cercato di sollevare il problema parlando con la Confederazione calcistica asiatica. “Sostanzialmente mi hanno detto: ‘Non possiamo parlarti di questa vicenda perché non sei un membro dell’associazione, solo il tuo presidente o il segretario generale possono parlare con noi'”.

    La Federazione afghana si è difesa, affermando di impegnarsi costantemente per proteggere tutti i suoi giocatori, spiegando che “queste accuse coinvolgono probabilmente ex dipendenti. Se l’AFF ricevesse informazioni o prove specifiche, non esiterebbe ad avviare immediatamente ulteriori indagini e ad adottare tutte le misure necessarie per impedire che tali azioni possano verificarsi di nuovo”.

    I nuovi contratti  – Ma le violenze contro le giocatrici non sono terminate, anzi. Quando è arrivato il momento di firmare i nuovi contratti, le ragazze lo hanno definito “unilaterale, aggressivo e scritto con l’obiettivo di mettere a tacere” i firmatari.

    Chi si è rifiutato di accettare le nuove condizioni contrattuali è stato allontanato dalla squadra afghana.

    Mobarez ha scritto su Twitter che il contratto non le garantiva un salario adeguato e ha limitato le sue possibilità di ottenere sponsorizzazioni, oltre ad altre limitazioni personali.

    “Penso che questo contratto sia davvero disumano perché mi priva dei diritti umani fondamentali e di quelli di donna”, ha detto Mobarez.

    L’azienda Hummel, sponsor principale della nazionale afghana, ha detto di avere “le prove che la dirigenza dell’AFF era a conoscenza delle accuse già da febbraio di quest’anno, ma non ha fatto nulla né ha informato gli sponsor”.

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