Vista la condanna in via definitiva a 9 anni di reclusione per violenza sessuale di gruppo, il Ministero della Giustizia ha inoltrato al Brasile la richiesta di estradizione per l’ex attaccante del Milan Robinho: insieme a un amico, la notte del 22 gennaio 2013 i due abusarono di una donna albanese di 23 anni in un locale a Milano. L’Ufficio esecuzione della Procura milanese è stato informato dell’invio della richiesta da parte del dicastero: a febbraio, con atti firmati dalla pm Adriana Blasco, era stato inoltrato anche un mandato d’arresto internazionale per l’ex fantasista rossonero e per il suo amico Ricardo Falco, entrambi attualmente in Brasile.
Le autorità di Brasilia e di Roma sono rimaste in contatto negli ultimi mesi, ma la costituzione del Paese non consente l’estradizione dei propri cittadini, rendendo improbabile quindi che l’ex calciatore venga consegnato all’Italia per scontare la pena. A seguito dell’inchiesta del pm Stefano Ammendola a Robinho e al suo amico erano stati inflitti 9 anni di reclusione, confermati dalla Corte d’appello e in Cassazione. Altri quattro presunti partecipanti alla violenza di gruppo non sono mai stati identificati. Durante le indagini non erano state emesse misure cautelari.
Secondo le indagini, i condannati hanno fatto bere alcoolici alla vittima fino a farle perdere i sensi: il gruppo l’avrebbe a quel punto violentata a turno, senza che lei potesse in alcun modo difendersi, in un guardaroba di un locale notturno della movida milanese, dove la giovane stava festeggiando il suo compleanno. L’ex campione rossonero “ha sempre ribadito la sua innocenza”, come spiegato più volte dal suo legale Franco Moretti. Nelle motivazioni della sentenza la Corte ha scritto che Robinho e i suoi complici hanno mostrato “particolare disprezzo” nei confronti “della vittima che è stata brutalmente umiliata”. Allo scoppiare del caso il Santos, squadra brasiliana per la quale il calciatore giocava, aveva deciso di sospendergli il contratto.