Kimia Alizadeh Zenoorin sorride mentre si appresta a salire sul terzo gradino del podio, nella notte di giovedì 18 agosto a Rio. Sa di aver scritto un capitolo importante nella storia dello sport iraniano nel mondo, vincendo il bronzo nella classe 57 chili di taekwondo e divenendo così la prima donna iraniana a conquistare una medaglia in un evento olimpico.
Grande prestazione la sua, coronata dalla vittoria contro la svedese Nikita Glasnovic, Kimia si è così aggiudicata una medaglia storica riportando una vittoria significativa sia per sé, sia per la Repubblica islamica che non sempre ha riservato un trattamento equo verso le donne che intendevano partecipare ad attività sportive, o anche praticarle.
Un caso in particolare suscitò un anno fa ampio clamore, ossia l’arresto di una cittadina iraniana-britannica, Ghoncheh Ghavami. Insieme ad altre donne, la giovane protestava fuori dallo stadio chiedendo alle autorità di essere ammessa a guardare una partita di pallavolo maschile.
Nonostante la legge islamica imponga il divieto per le donne di partecipare a incontri sportivi maschili, sull’ondata delle polemiche suscitate dal caso di Ghavami, il ministero dello Sport iraniano decise di allentare l’imposizione permettendo alle donne di entrare allo stadio e seguire la competizione maschile di pallavolo.
Al di là di tutto, la vittoria di Kimia è comunque un tassello importante nella storia dello sport nazionale. Sono state pochissime le donne iraniane ad aver gareggiate alle Olimpiadi dal 1979 a oggi. La prima atleta a parteciparvi fu Archer Lida Fariman nel 1992.
Alla fine del match, Kimia ha ringraziato la sua famiglia per averla sostenuta in questa sua passione e il suo allenatore. “Vorrei aver fatto la storia con una medaglia d’oro. Ringrazio Dio che mi ha permesso di fare la storia, conquistando il bronzo e aprire così la strada ad altre donne sportive iraniane”.