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Rigivan Ganeshamoorthy: “Noi disabili veniamo schifati. Il razzismo? Gli ignoranti sono loro”

Di Niccolò Di Francesco
Pubblicato il 3 Set. 2024 alle 12:17

Rigivan Ganeshamoorthy: “Noi disabili veniamo schifati”

Diventato l’idolo del web grazie all’intervista carica di ironia rilasciata subito dopo la vittoria della medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Parigi, gara nella quale ha anche stabilito il nuovo record del mondo, Rigivan Ganeshamoorthy si racconta in un’intervista a La Stampa.

Affetto dalla sindrome di Guillan-Barré, l’atleta afferma: “Lo sport per me è stata una rinascita, mi ha dato la possibilità di non pensare a cose negative”. E su chi lo ha attaccato per il colore della sua pelle risponde: “Vabbè gli ignoranti sono loro, a me scivola addosso”.

Lui è sempre stato riservato, ma ora è diventato una star: “E adesso mi ritrovo travolto da questa onda, con tutte queste interviste. Ma alla fine, anche su consiglio di altri atleti, mi sono buttato, seppur con un po’ di disagio”.

Sulla sua disabilità afferma: “Io certe cose le ho vissute sulla mia pelle. Quando sei ricoverato conosci ragazzi e ragazze con problemi, ma anche le loro famiglie. Sono persone che purtroppo non hanno amicizie. Adesso utilizzo una brutta espressione, lo so, ma veniamo schifati perché c’è chi è su una carrozzella o chi magari ha il catetere con la sacca delle urine. Siamo come tutti gli altri, però veniamo discriminati per una disabilità che non abbiamo voluto. Ce la siamo ritrovata e ce la teniamo”.

Rigivan Ganeshamoorthy dice che porterà “la medaglia, farò sentire il peso e il significato per far capire quello che volevo dire. Lo sport riabilita le persone. Ti appaga. Per questo ho dedicato l’oro agli altri. Io ho fatto solo l’atleta, ma dietro di me ci sono state molte persone che mi hanno assistito, mi hanno aiutato e hanno creduto in me. E questa vittoria è per loro”.

Ora riceve “molti messaggi, tutti molto belli. Una ragazza straniera ad esempio mi ha scritto spiegandomi che anche lei è affetta dalla sindrome di Guillan-Barré e non riesce a fare nulla. Le ho consigliato di buttarsi, di fare quello che vuole e non pensare al rischio di fallire. Alzarsi la mattina, mangiare e lavarsi i denti è già una vittoria. Ce ne sono tanti che non possono fare nemmeno quello”.

Poi manda un messaggio sulla parità: “Noi disabili possiamo essere alla pari con i normodotati e non dobbiamo venire discriminati perché possiamo fare le loro stesse cose. Ovviamente con un po’ di difficoltà. Però siamo sullo stesso livello”.

Sull’inclusione in Italia, invece, lo sportivo afferma: “A livello sportivo mi sono trovato sempre bene. Certo, a volte ci si perde in tante piccole cose. Penso ad esempio a Niccolò, un mio amico cieco che vive a Focene, fuori Roma, deve ogni volta farsi una sessantina di chilometri per allenarsi. O mancano gli impianti o quelli esistenti sono difficilmente raggiungibili”.

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