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Il portafogli sotto al mare. Il Nantes chiede i soldi per Emiliano Sala, il calciatore morto in un incidente aereo

Credit: LOIC VENANCE / AFP

TPI OPINIONI - I rapaci incravattati che si aggirano sul calcio cercando da anni di a spolparlo di tutto lo spolpabile hanno pensato bene che i tempi per il dolore corrispondano ai secondi di un’azione sottoporta o di uno spot pubblicitario durante un fallo laterale. E così hanno battuto cassa

Di Giulio Cavalli
Pubblicato il 7 Feb. 2019 alle 15:47 Aggiornato il 18 Apr. 2019 alle 09:31

Nel momento in cui scrivo il relitto del Piper Malibu su cui viaggiava Emiliano Sala è stato recuperato grazie a un ricercatore Marino, lautamente pagato dalla famiglia. Sì, avete capito bene: lautamente pagato dalla famiglia.

Le ultime informazioni raccontano che sia stato recuperato un corpo e, poiché di solito qualsiasi aereo è dotato almeno anche di un pilota, diventa difficile stabilire se sia proprio del giocatore argentino.

In compenso le celebrazioni funebri sono state una polluzione di contrizione, scenografie, ricordi (addirittura di gente che non l’aveva conosciuto) e di una flebile speranza: si sa, non si trova mai in giro davvero l’ultimo che abbia voglia di spegnere la luce.

Di fronte alla sua ex squadra del Nantes continuano a raccogliersi le rose e i messaggi commossi e anche fuori dallo stadio del Cardiff si sprecano gli onori funebri. Per una volta, dico almeno una volta soltanto, penso che sia tornato lo spirito sportivo, quello vero, che unisce nelle grandi vittorie o nelle grandi sconfitte o di fronte al grande dolore.

Nantes e Cardiff, così diverse e così lontane che si tengono per mano per sopportare l’orrore incommensurabile di un ragazzo che, prima che calciatore, è stato inghiottito in mare. Insieme al pilota, tra l’altro: l’umanità richiederebbe di dedicare un pensiero anche al pilota. Perfino se fosse il colpevole.

Sui giornali si racconta di Nana, il cane del calciatore che (hanno scritto proprio così) “guarda verso il tramonto aspettando il padrone”, oppure delle sue origine italiane (che aggiungono sempre una spolverata di melodrammatico che non guasta mai), oppure del suo idolo Batistuta. Veniamo anche a sapere che Ranieri disse di lui: “Guardate come lotta su ogni pallone. Dà coraggio ai compagni ed è un esempio per tutti”.

Un’immenso melodramma con tutti gli ingredienti che servono per riempire i giornali e diventare un enorme, insperato, spottone al mondo del calcio che da ani viene accusato di essere solo finanza, giocatori strapagati, (parecchia) evasione fiscale e business. Quanto funziona la contrizione negli studi televisivi delle trasmissione sportive, che brividi i minuti di silenzio prima del fischio iniziale delle partite. “Un dolore lancinante che attraversa tutto il Paese”, ha titolato un quotidiano sportivo di Nantes. Eh già.

E invece. E invece (probabilmente in modo molto posato e con postura molto funebre) proprio il Nantes ieri ha chiesto che venisse pagato quanto pattuito per il povero Emiliano Sala. Hanno chiesto, in pratica, il pagamento di un giocatore probabilmente morto, basandosi sulla localizzazione di un velivolo grazie a ricerche pagate dai famigliari e sulla presenza di un corpo ancora non identificato.

I rapaci incravattati che si aggirano sul calcio cercando da anni di a spolparlo di tutto lo spolpabile (che poi sono gli stessi che lamentano lo scemare generale della passione) hanno pensato bene che i tempi per il dolore (e per la dignità delle domande da porre) corrispondano ai secondi di un’azione sottoporta o di uno spot pubblicitario durante un fallo laterale. E così hanno battuto cassa.

E quando quasi tutti si sono scandalizzati hanno detto: “Ma come? Ma abbiamo pianto così bene, abbiamo stretto le mani in modo così credibile?). E invece ogni volta il calcio, ogni benedetta volta, non perde occasione per dirci che non è mica quello che crediamo di vedere. Per loro c’è un portafoglio, là in fondo al mare.

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