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Morata, il racconto della depressione: “Stavo malissimo, non riuscivo neanche ad allacciarmi le scarpe”

Credit: AGF
Di Antonio Scali
Pubblicato il 10 Ott. 2024 alle 17:00

Morata e il periodo buio della depressione. L’attaccante del Milan ha parlato di salute mentale, nel corso di un’intervista ai microfoni della radio spagnola Herrera en Cope. Una storia lunga, che risale ai tempi del Chelsea, e dolorosa. “Quando attraversi momenti davvero difficili, come la depressione o gli attacchi di panico, non importa quale lavoro fai o quale situazione ti trovi nella vita, hai una persona dentro contro cui devi lottare ogni giorno e ogni notte. Alla fine per me la cosa migliore era andarmene via dalla Spagna, perché era una situazione che non potevo più sopportare”, ha detto l’attaccante.

Morata ha confermato che dopo la finale del Campionato Europeo ha ricevuto pesanti critiche da tifosi spagnoli mentre si trovava al ristorante o al supermercato con la famiglia, e ha ringraziato pubblicamente per l’aiuto alcuni personaggi che gli sono stati vicini come Diego Pablo Simeone, Koke, Miguel Ángel Gil, i compagni e lo staff della Nazionale, il suo psichiatra e il suo “coach”.

“Credo sia la prima volta che lo dico apertamente, ma sì, ho passato un periodo molto brutto e pensavo che non sarei stato in grado di giocare in campo”, ha aggiunto il giocatore del Milan. “Siamo quello che si vede in TV e sui social media, ma è un mondo che spesso non è reale. Devi dare un’immagine perché è il tuo lavoro. E sì, ho passato un periodo molto, molto, molto brutto. Sono esploso e c’è stato un momento in cui non riuscivo ad allacciarmi le scarpe. Stavo correndo a casa perché mi si chiudeva la gola e ho iniziato a vedere sfocato”.

Morata poi si è soffermato sugli ultimi mesi: “Tre mesi prima degli Europei, pensavo se avrei giocato di nuovo una partita. Non ci sono riuscito, non so cosa mi sia preso. Non so cosa non andasse in me. È molto complicato e molto delicato, perché ti rendi conto che ciò che ami di più al mondo è ciò che odi di più. Era imbarazzante stare con i miei figli e uscire per strada. Ogni volta che andavo con loro succedeva qualcosa con le persone, a volte senza cattiveria”.

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