Dedizione, passione e garra. Tanta garra. Oscar Tabarez è forse la vera sorpresa dell’Uruguay. Il commissario tecnico della Celeste, colpito da una neuropatia periferica, una patologia che colpisce il sistema nervoso e che paralizza progressivamente gli arti, non ha voluto abbandonare i suoi ragazzi in occasione dei Mondiali di Russia 2018.
Tabarez infatti, fin dai primi giorni dal manifestarsi della malattia (resa nota nel luglio del 2016), ha saputo rialzarsi psicologicamente e fisicamente, non rinunciando alla sua panchina e dando una dimostrazione di attaccamento ai suoi giocatori e non solo. Un esempio da seguire.
Passione e amore per il calcio che hanno spazzato via tutte le difficoltà come si è potuto notare anche durante la prima partita della sua nazionale a Russia 2018, quando la gioia per il primo successo ai danni dell’Egitto – arrivato al 90’ minuto con un colpo di testa di Gimenez – gli ha fatto dimenticare tutto. Anche le stampelle rimaste in panchina mentre lui alzava le braccia al cielo come un ragazzino.
Scena che è stata notata dai tanti appassionati di calcio che hanno riversato su Tabarez amore e affetto tramite i vari social network.
Vedere “il Maestro” (soprannominato così visto il suo passato da insegnate liceale) lottare a 71 anni contro la malattia per amore del calcio lo ha reso un simbolo. Non solo in Uruguay dove è una vera e propria icona. Ma anche nel resto del mondo. In primis in Italia dove Tabarez ha anche allenato negli anni ’90 Cagliari e Milan.
Dopo il Mondiale addio al calcio? Niente affatto. Tabarez non ha intenzione di mollare: “A volte sto meglio,a volte sto peggio. Ma, sino a quando Dio me lo permetterà, continuerò ad allenare”, le sue parole cariche di orgoglio e amore per il calcio. Il suo calcio.