Mondiale élite in linea 2024: mai nessuno come Tadej
Tadej Pogacar è il nuovo campione del mondo di ciclismo maschile élite. Lo sloveno ha conquistato la maglia iridata al termine d’una lunga fuga solitaria precedendo sul traguardo, posto sul lungolago di Zurigo, l’australiano Ben O’Connor, giunto secondo a 34”, e il campione uscente, l’olandese Mathieu van der Poel, terzo in uno sprint ristretto con un ritardo di 58”.
Il fuoriclasse di Komenda ha così riscritto il libro dei Guiness del ciclismo eguagliando la tripletta Giro-Tour-Mondiale, compiuta da Eddy Merckx nel 1974 e da Stephen Roche nel 1987. A differenza, però, del Cannibale e del simpatico irlandese, Tadej può vantare in questa stagione anche una vittoria in una classica monumento, la Liegi-Bastogne-Liegi. Ancor prima del suo tentativo, il prossimo sabato 12 ottobre, di pareggiare i quattro Giri di Lombardia vinti consecutivamente da Fausto Coppi, dal 1946 al 1949, si può affermare che il suo 2024 è stata la stagione individuale più grande della storia del ciclismo.
Nella tradizione del suo stile Nobody does it better, Pogacar ha vinto la corsa odierna, lungo i 273 chilometri in perenne dislivello del percorso, nel modo più imprevedibile possibile. A 100 chilometri dal traguardo, all’inizio del quartultimo giro del circuito cittadino, sullo strappo di Zürichbergstrasse lo sloveno ha mandato in testa al gruppo il compagno di club e nazionale Domen Novak che ha imposto un ritmo forsennato che ha sbriciolato il plotone. Rimasto solo Tadej, successivamente, ha trovato ad attenderlo lungo la strada un altro compagno di squadra, Jan Tratnik, che si era lasciato staccare dal gruppo di attaccanti del mattino. A ruota di Tratnik il capitano della Slovenia è rapidamente rientrato sul drappello degli uomini in testa alla corsa.
Il terzultimo passaggio sulla Zürichbergstrasse ha registrato un nuovo scatto di Tadej che ha fatto il vuoto. Per sua fortuna, l’unico a limitare i danni è stato il francese Pavel Sivakov, suo compagno di squadra nella UAE Team Emirates. A dispetto del fatto che i mondiali sono una corsa per nazionali in cui la militanza di club non andrebbe considerata, il franco-russo di San Donà di Piave, atteso da Tadej che ha volutamente rallentato, si è messo a completa disposizione del suo capitano di club, dando luogo per 25 chilometri a una versione estemporanea del Trofeo Baracchi, in salsa zurighese, che ha permesso a Pogacar di risparmiare preziose energie.
Sul sesto, nonché penultimo, passaggio sulla Zürichbergstrasse, Sivakov si è staccato a 51.500 metri dall’arrivo, lasciando il trionfatore di Giro e Tour solo al comando. Da dietro sono usciti l’irlandese Ben Healy e il lettone Tom Skujins che si sono portati a 45” dal battistrada, diligente a sua volta nel dosare al meglio le forze. Giunto con oltre un minuto di vantaggio ai meno 22 dall’arrivo, dopo l’ultima ascesa a Zürichbergstrasse, Tadej ha avuto un breve momento di crisi che ha permesso agli inseguitori, nel frattempo ricompattatisi, di portarsi a 38” ai meno 14 dal traguardo. Un provvidenziale tratto di discesa, che gli ha consentito di recuperare le forze, unito all’incapacità dei suoi avversari di darsi cambi regolari nell’inseguimento, ha rapidamente fatto risalire il suo vantaggio a 50” a 10 chilometri dallo striscione finale. Superata di slancio l’erta conclusiva di Witikon, il 26enne figlio del Tricorno si è lanciato in discesa verso l’apoteosi d’una giornata e d’una stagione che difficilmente rivedremo nella storia della bicicletta.
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