Per molte persone la colazione di quella domenica mattina fu amara. Marco Simoncelli, pilota italiano della Honda, era morto durante il Gran Premio di Sepang in Malesia.
Nel corso del secondo giro Sic perse il controllo della sua moto, la numero 58, tagliando orizzontalmente la pista. L’impatto con Valentino Rossi e Colin Edwards, che venivano da dietro, fu inevitabile.
A venticinque anni ancora da compiere, Simoncelli moriva per i traumi riportati nell’incidente. Cinque anni dopo, il Sic è ancora presente nei cuori degli appassionati.
Sulle tribune di ogni circuito dove si corre la MotoGp c’è sempre il suo ricordo di Marco, e oggi anche Valentino Rossi, dopo aver messo in cassaforte il secondo posto nel mondiale conquistando il podio a Philip Island, ha ricordato il suo collega e amico e rivolto un pensiero alla famiglia.
Nel 2008 Simoncelli vinse il suo primo e unico mondiale nella Classe 250, prima di passare nel 2010 alla Honda del Team Gresini, gareggiando in MotoGp insieme al suo compagno di squadra Marco Melandri.
Dopo la sua scomparsa, a Marco Simoncelli è stato intitolato il circuito di Misano Adriatico, oltre a una onlus voluta dai genitori del pilota e dal manager Carlo Pernat.
Di recente il padre di Marco Simoncelli, Paolo, ha parlato alla stampa sportiva italiana del Team Sic58, la squadra corse che dirige, ispirata al ricordo del figlio: “i piloti devono necessariamente affiancare alle doti tecniche educazione e buona volontà. Su questo non transigo. Erano le caratteristiche principali di Marco, quelle che accompagnava con un sorriso”.
Paolo Simoncelli si è detto colpito dalle manifestazioni di affetto che a distanza di cinque anni sente per suo figlio: “Marco non era predestinato, è partito dal basso e lottando per quello in cui credeva ha superato le difficoltà diventando campione del mondo. Chi insegue un sogno e lo realizza entra nel cuore della gente. E l’affetto che avverto ancora è impressionante” .