Sono pesanti le accuse della Procura che sta indagando per capire se ci sono state omissioni e mancanze nelle ultime ore di vita di Diego Armando Maradona. “Nessuno si occupava del paziente, siamo in presenza di comportamento colpevole dei medici in un caso di grave incuria”, queste le prime conclusioni a cui sono arrivati i giudici di San Isidro, secondo quanto riporta Repubblica.
E si parla chiaramente di omicidio colposo. Nelle prime relazioni della Procura si legge che “il paziente non era monitorato, non era sottoposto a continuo controllo medico come le sue condizioni avrebbero richiesto e non assumeva alcun farmaco per le sue patologie cardiache”. Inoltre, “senza ogni dubbio il suo medico curante era il dottor Leopoldo Luque, che ha coordinato l’assistenza domiciliare così carente”.
Responsabilità che dovranno essere accertate in sede legale. In particolare sotto indagine è la firma della lettera di dimissioni dalla clinica di Olivos, dove Maradona venne operato al cervello il 3 novembre. Maradona era davvero in grado di lasciare la clinica così presto dopo un intervento così delicato? A firmare quel foglio furono Leopoldo Luque e Pablo Dimitroff, direttore sanitario dell’ospedale. Sotto l’attenzione dei magistrati anche la psichiatra Agustina Cosachov. “L’assistenza domiciliare del paziente si svolgeva in totale disorganizzazione”, scrivono ancora i giudici.
Dalle indagini emerge un altro dato incredibile: il dottor Leopoldo Luque non operò Maradona al cervello, come fece credere a tutti, faceva soltanto parte dell’equipe chirurgica. Ma quello che interessa gli inquirenti è soprattutto il post operatorio e le dimissioni del campione. Nonostante Diego spingesse per lasciare l’ospedale, bisognava che la sua equipe si opponesse. Perché un paziente con un quadro clinico della gravità di Diego Maradona “doveva essere curato secondo prassi, anche contro la sua volontà”.
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