“Diego Maradona non è stato curato come si sarebbe dovuto fare”: la denuncia arriva da Alfredo Cahe, storico medico personale dell’ex calciatore deceduto ieri 25 novembre all’età di 60 anni.
Le dichiarazioni sono scioccanti: “Non solo Diego avrebbe dovuto restare nella clinica dove era stato operato – ha detto, intervistato da Telefé – ma in un’area ampiamente specializzata, con una infrastruttura differente a quella di cui disponeva nella casa dove è morto, simile a quella che era a sua disposizione quando lo portammo a Cuba”.
Cahe ha vissuto anche momenti molti difficili accanto a Maradona, quando si trovava in crisi fisica: “Nella sua stanza avrebbe dovuto essere sempre presente un medico, ma così non è stato, al punto che a suo avviso il decesso è avvenuto “in una maniera insolita”.
Nell’intervista al sito argentino, Cahe ha anche criticato il modo in cui è stato realizzato per l’ematoma subdurale nella Clinica di Olivos, lo scorso 4 novembre. “L’esame cardiovascolare – ha dichiarato – non è stato realizzato in forma completa. Diego non ha avuto la necessaria protezione. Non ho capito perché vi è stata tanta urgenza di operarlo. Mi sono rimasti molti dubbi. Non c’era bisogno di realizzare chirurgico in forma così rapida”.
Inoltre, Cahe ha confessato che negli ultimi giorni Maradona viveva in un profondo stato di depressione. “Diego era molto triste – ha spiegato – e il suo psicologo mi ha chiamato per dirmi che il morale dell’ex calciatore era a terra. Una donna vicina a lui mi ha detto che si sentiva profondo angustiato, depresso, e che riteneva che ‘non gli restava nulla da fare nella vita”, ha concluso il medico.
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