Liegi-Bastogne-Liegi: la maglia iridata nel tritacarne sloveno
Non dissimile dal 23 dicembre, ultimo giorno di scuola precedente le vacanze di fine anno, la Liegi–Bastogne–Liegi chiude la prima fase della stagione, quella delle grandi classiche monumento, preannunciando l’imminente arrivo dei grandi giri. Nata nel 1892, la Liegi è la più antica tra le classiche. Per questo motivo è soprannominata la Doyenne (it. la Decana). Quella in programma domenica sarà la 107ma edizione.
Adriano De Zan amava descriverla come “la corsa che parte da Liegi, passa per Bastogne, e poi torna a Liegi”. Il percorso, lungo poco meno di 260 km, è relativamente tranquillo all’andata verso Bastogne, vicino al confine con il Lussemburgo. Nella cittadina vallone, teatro, a fine 1944, d’uno degli episodi decisivi della Seconda guerra mondiale, i corridori inizieranno la ben più arcigna strada del ritorno dove incontreranno le tre côte più dure tra le 11 disseminate lungo il tragitto. La corsa entrerà nel vivo all’imbocco della sua salita simbolo: la Côte de La Redoute (km 223,9). Su questa asperità, la cui parte finale si svela solo progressivamente ai ciclisti, dando così l’impressione di non finire mai, gli aspiranti alla vittoria dovranno necessariamente uscire allo scoperto. Le successive Côte des Forges (km 235,8) e, soprattutto, Côte de la Roche-aux-Faucons (km 245,8) produrranno poi la selezione finale. L’arrivo a Liegi in Boulevard D’Avroy, a due passi dalla Mosa, è in piano, diversamente dal precedente traguardo di Ans, in uso dal 1992 al 2018, in cui lo strappo finale era quasi sempre risultato decisivo.
Con 58 vittorie in 106 edizioni, il Belgio risulta la nazione dominante anche se, nel nuovo millennio solo Philippe Gilbert, nel 2011, ha saputo essere profeta in patria. L’Italia con 12 successi è seconda in classifica anche se l’ultimo trionfo risale al 2007 quando Danilo Di Luca diede inizio a quel magico mese che avrebbe poi concluso vincendo il Giro d’Italia. Per i colori azzurri, questa corsa resta legata ai successi di Moreno Argentin, quattro volte re di Vallonia tra il 1985 ed il 1991 negli anni in cui la corsa arrivava in Boulevard de la Sauveniere. Due anni fa, Davide Formolo (UAE Team Emirates) conquistò un insperato secondo posto alle spalle di Jakob Fuglsang (Astana-Premier Tech). È improbabile, però, che domani il veronese, unico italiano accreditato al via, possa ripetersi.
Le classiche monumento 2021 sono state caratterizzate dall’avere in partenza un triumvirato di favoriti. Sarà così anche domani. Con Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix) e Wout van Aert (Jumbo-Visma) a riposo in vista della seconda parte della stagione, questa volta il campione del mondo Julian Alaphillipe (Deceuninck – Quick Step) dovrà vedersela con il tandem sloveno composto da Tadej Pogacar (UAE-Team Emirates) e Primoz Roglic (Jumbo-Visma). È stato proprio quest’ultimo a prevalere sei mesi fa, nell’unica Doyenne autunnale della storia, al termine di una volata scorretta della maglia iridata in cui erano presenti anche Pogacar e l’emergente svizzero Marc Hirschi (UAE-Team Emirates). Alaphilippe e Roglic hanno già rinnovato il loro duello mercoledì scorso alla Freccia Vallone con il francese vincente per una incollatura in cima al Muro d’Huy. Un discorso a parte merita Alejandro Valverde (Movistar Team). Fino a qualche giorno fa sembrava che quella di domani dovesse essere la sua ultima partecipazione alla Liegi, da lui vinta, come Argentin, quattro volte, ad un solo successo dall’inarrivabile Eddy Merckx. Dopo il brillante terzo posto alla Freccia Vallone, tuttavia, il murciano, il solo spagnolo ad aver mai vinto la Doyenne, ha aperto all’ipotesi di proseguire anche nel 2022. La corsa di domani ci darà risposte in tal senso.
Milano – Sanremo e Giro delle Fiandre, con le vittorie inattese rispettivamente del fiammingo Jasper Stuyven (Trek – Segafredo) e del danese Kasper Asgreen (Deceuninck – Quick Step), ci hanno insegnato che quest’anno le sorprese sono dietro l’angolo. La durezza della classica vallone, anche se corsa con il bel tempo come previsto domani, non dovrebbe lasciare spazio ad estemporanei eroi di giornata. Poi, come sempre, a decidere sarà la strada.