“La Juventus ha commesso un illecito disciplinare sportivo, tenuto conto della gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazioni”: erano attese per oggi e sono da poco state pubblicate le motivazioni che hanno portato la Corte di appello della Figc a condannare il club bianconero con 15 punti di penalizzazione nel campionato corrente di Serie A.
Alla società venivano contestate le cosiddette “plusvalenze fittizie”, vale a dire il dolo di gonfiare il prezzo di calciatori scambiati con altre squadre con la finalità di aggiustare il bilancio.
Nel merito è stato ritenuto che la Juve abbia commesso l’illecito, “vista la documentazione proveniente dai dirigenti” del club “con valenza confessoria e dai relativi manoscritti, le intercettazioni inequivoche e le ulteriori evidenze relative a interventi di nascondimento di documentazione o addirittura manipolatori delle fatture”.
Il processo era stato riaperto perché il procuratore federale Chiné aveva ritenuto ci fossero nuovi indizi di prova che non erano presenti durante il primo grado, nel quale la Juventus era stata invece assolta. Documenti che sono pervenuti dai colleghi della Procura di Torino, che indaga sul club bianconero nell’ambito dell’inchiesta Prisma.
La Corte d’Appello federale ha anche spiegato il perché sia stata decisa una sanzione di 15 punti: “Per quanto riguarda la sanzione – proseguono le motivazioni – la Corte ha tenuto conto della particolare gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione e della stessa intensità e diffusione di consapevolezza della situazione nei colloqui tra i dirigenti della FC Juventus S.p.A”.