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Giro d’Italia 2024: Roma incorona un nuovo imperatore

Credit: AGF
Di Simone Gambino
Pubblicato il 26 Mag. 2024 alle 20:28

Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) ha vinto il 107° Giro d’Italia. Il fuoriclasse di Komenda ha così conquistato la sua terza grande corsa a tappe dopo i Tour de France 2020 e 2021. Nel compiere l’impresa, lo sloveno ha annichilito la concorrenza facendo sue ben sei delle 21 tappe previste.

Alla fine, in classifica generale, il figlio del Tricorno ha inflitto un distacco di 9’56” al secondo, il colombiano Daniel Martinez (Bora Hansgrohe) che ha preceduto il gallese Geraint Thomas, giunto terzo a 10’24”. Il ventitreenne ciociaro Antonio Tiberi (Bahrain Victorious) è stato il migliore degli italiani, conquistando la maglia bianca dei giovani unitamente a un ottimo quinto posto in graduatoria a 12’49 dal vincitore.

La ventunesima e ultima frazione, una kermesse di 125 chilometri nella spettacolare cornice dei monumenti millenari della città eterna, ha registrato, sul traguardo di via San Gregorio all’ombra dell’arco di Costantino, la vittoria in volata del belga Tim Merlier (Soudal Quickstep) che ha preceduto il friulano Jonathan Milan (Lidl Trek) e l’australiano Kaden Groves (Alpecin Deceuninck).

Grazie a questo successo, il fiammingo ha pareggiato i conti con il gigante di Tolmezzo: entrambi, infatti, hanno terminato la corsa rosa con tre vittorie a testa anche se al componente del quartetto olimpico azzurro è rimasta la soddisfazione aggiuntiva d’aver conquistato, per il secondo anno consecutivo, la maglia ciclamino della classifica a punti.

Va detto, per amore di precisione, che questo ultimo sprint non è stato disputato ad armi pari. Infatti, un peso, forse decisivo, nell’esito della volata l’ha avuto la fatica accumulata da Milan nella rimonta cui è stato costretto dopo essere stato appiedato da un incidente meccanico al passaggio sul traguardo all’inizio dell’ultimo giro, quando mancavano 9.500 metri alla conclusione.

Senza il peso dell’estenuante inseguimento, che l’ha visto recuperare 45” in soli cinque chilometri, il friulano avrebbe potuto giocare appieno le sue chance contro il comunque meritevole velocista del Wolfpack. Va in archivio un’edizione del Giro che, pur nella sua totale prevedibilità, ha offerto momenti entusiasmanti.

A Pogacar è mancata, per un’inezia sul traguardo di Torino, la prima maglia rosa, quella che gli avrebbe consentito d’emulare Costante Girardengo (1919), Alfredo Binda (1927), Eddy Merckx (1973) e Gianni Bugno (1990), unici nella storia della corsa rosa capaci d’indossare per tutta la gara il simbolo del comando.

Il venticinquenne sloveno ha dispensato emozioni a iosa agli amanti delle due ruote, soprattutto anche quando, dopo aver messo il successo finale in ghiaccio nella prima settimana, avrebbe potuto correre da ragioniere, conservando energie preziose per il Tour de France che lo aspetta tra cinque settimane.

A luglio scopriremo se Tadej, a 26 anni dall’impresa di Marco Pantani, sarà capace di sovrapporre il giallo al rosa, riuscendo nell’accoppiata che dona ai campioni della bicicletta la gloria eterna.

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