Il Giro d’Italia n° 106, che partirà domani dalla Costa dei Trabocchi in Abruzzo per concludersi a Roma domenica 28 maggio, vanta indubbiamente la partecipazione più qualificata degli ultimi 10 anni. A onor del vero, per trovare una starting list comparabile, bisogna risalire al 2008, quando alla partenza da Palermo si schierarono al via i vincitori dei tre grandi giri dell’anno precedente: Danilo Di Luca, Alberto Contador e Denis Men’šov. Purtroppo, in questo nobile consesso si nota la carenza di corridori italiani che possano aspirare al successo finale.
Per molti versi l’imminente corsa rosa è la continuazione d’un duello generazionale andato in scena alla fine dell’estate scorsa sulle strade della Vuelta Espana tra il 23enne Remco Evenepoel (Soudal Quick Step) e il 33enne Primoz Roglic (Jumbo Visma): una sfida appassionante interrotta da una caduta sul traguardo di Tomares che costrinse al ritiro il campione di Trbovlje proprio nel momento in cui il vantaggio in classifica generale del millennial fiammingo cominciava pericolosamente ad assottigliarsi. I due si sono trovati a fine marzo alla Vuelta a Catalunya dove ha prevalso di misura lo sloveno. Perché il duello sia ristretto ai loro due, è necessario che Evenepoel e Roglic non si facciano la guerra ma anzi, nella prima parte del Giro, corrano in parallelo per eliminare gli altri potenziali avversari. Quanto avvenuto nel 2019, in tal senso, ci fornisce un utile rinfrescata alla memoria. In quella edizione, lo sloveno, in ossessivo marcamento su Vincenzo Nibali e Mikel Landa, lasciò andare via sul Colle San Carlo, nella tappa valdostana che terminava a Courmayeur, il compagno di squadra del basco, l’ecuadoriano Richard Carapaz, che andò così a conquistare la maglia rosa, ponendo le basi per il suo successo finale all’Arena di Verona.
Il tallone d’Achille dei due favoriti sta nella limitata forza delle rispettive compagini. Sulla vocazione del Wolfpack per le corse d’un giorno, e non per i grandi giri, ho già scritto in precedenza. La Jumbo Visma, privata a inizio settimana dal Covid del campione del mondo contro il tempo, il norvegese Tobias Foss, e dell’esperto scalatore olandese Robert Gesink, ha oggi perso per un incidente durante la ricognizione della crono di domani anche il connazionale di Roglic, Jan Tratnik. Della formazione giallonera che da sei mesi pianificava la corsa rosa resta solo una pallida copia. Per parte loro, le principali avversarie dei duellanti hanno deciso di disporsi a due punte allo scopo d’evidenziare le sopracitate carenze strutturali. Tra queste spicca su tutte la Ineos Grenadiers che, nell’ambito d’un ottetto di collaudata affidabilità sulle tre settimane, potrà disporre del gallese Geraint Thomas, vincitore del Tour de France 2018 e terzo nell’ultima edizione della Grande Boucle, e del londinese Tao Geoghegan Hart, unica maglia rosa autunnale nella storia della corsa oltreché il solo in gara ad aver già conquistato il Giro. La Bora Hansgrohe, trionfatrice un anno fa con l’australiano Jai Hindley, dirottato quest’anno sul Tour, punta sul russo Aleksandr Vlasov, già quarto nel 2021 alle spalle d’Egan Bernal e quinto nel luglio scorso in terra di Francia, sostenuto dal tedesco Lennard Kämna, vittorioso 12 mesi fa sull’Etna ma soprattutto autore del forcing decisivo sul Passo Fedaia che stroncò definitivamente la resistenza di Carapaz a favore di Hindley. La UAE Team Emirates, orfana di Tadej Pogacar, schiera, in prima fila, il regolarissimo portoghese Joao Almeida ma possiede nel canguro Jay Vine, passato con successo dal virtuale zwift alla strada, la potenziale grande sorpresa della corsa. Infine, non va dimenticata la Bahrain Victorious che, insieme all’australiano Jack Haig, presenta l’italiano più accreditato a ben figurare: il 35enne ragusano Damiano Caruso.
Passando ai cacciatori di giornata, nonché aspiranti alla maglia ciclamino, quattro corridori si segnalano nettamente sugli altri: Mark Cavendish (Astana Qazaqstan Team) si schiera, probabilmente per l’ultima volta, al via del Giro con l’intendimento di aggiungere altri scalpi ai 16 già reclamati. Torna in Italia, dopo tre anni di assenza, Michael Matthews (Bike Exchange), il campione di Canberra già vincitore in passato di due tappe nonché portatore per otto giorni della maglia rosa. Infine, dalla terra di Amleto arrivano due corridori da prendere con le molle. A Magnus Cort Nielsen (EF Education EasyPost), vincitore di frazioni a Tour e Vuelta, manca solo un successo al Giro per entrare nell’esclusivo club di coloro che hanno vinto in tutti i tre grandi giri. Stesso discorso vale per il suo più illustre connazionale Mads Pedersen (Trek Segafredo). Il carneade, che nel gelido mondiale di Harrogate nel 2019 negò l’iride a Matteo Trentin, è diventato un fior di campione capace di lottare al recente Giro delle Fiandre alla pari con i divini Pogacar e Mathieu van der Poel (Alpecin Deceuninck). Pedersen scende nello Stivale con il chiaro intendimento di doppiare la conquista della classifica a punti già ottenuta all’ultima Vuelta a España.
Nel poco spazio che verrà loro lasciato, gli azzurri, orfani di Giulio Ciccone (Trek Segafredo), punteranno le loro carte soprattutto su Flippo Ganna (Ineos Grenadiers) per le tre cronometro, sperando che una vittoria domani nella frazione d’apertura porti in dote la maglia rosa. Il discorso diventa più complicato se si passa alle frazioni in linea dove si spera in un acuto da chi ha già conquistato tappe al Giro. Diego Ulissi (UAE Team Emirates), plurivincitore italiano in gara con le sue otto vittorie, sogna d’eguagliare Beethoven suonando una nona sinfonia; Alberto Bettiol (EF Education EasyPost), dopo essere andato a segno in Australia in apertura di stagione, vorrebbe replicare l’assolo di Stradella nel 2021; si attende la resurrezione di Gianni Moscon (Astana Qazaqstan Team) dopo l’amaro epilogo della Parigi-Roubaix di 18 mesi fa; Lorenzo Fortunato (Eolo Kometa), signore dello Zoncolan due anni fa e reduce dal successo al recente Giro delle Asturie, potrebbe anche tentare di curare la classifica; il trevigiano Andrea Vendrame (AG2R Citroen Team) cercherà d’inserirsi nella fuga giusta mentre il padovano Alberto Dainese (Team DSM), pur in mezzo a tanta concorrenza, tenterà replicare lo sprint vincente dell’anno scorso a Reggio Emilia. Sarebbe tonificante per il pedale azzurro che uno di questi ragazzi, o magari qualcuno non menzionato, ci regalasse un sorriso.