L’eritreo Biniam Girmay (Intermarchè Wanty Gobert) ha conquistato la decima tappa del 105° Giro d’Italia, lungo i 197 chilometri, pianeggianti nella prima metà ed ondulati nella seconda, che portavano la corsa rosa da Pescara a Jesi. A 43 anni dalla storica prima vittoria africana, il 24 maggio 1979 sul traguardo di Pesaro dove s’impose il sudafricano Alan Van Heerden, le Marche si confermano la culla del ciclismo del continente nero battezzando il primo successo di un corridore d’etnia nativa. Girmay, già vincitore della Gand – Wevelgem a fine marzo, ha preceduto dopo un entusiasmante testa a a testa l’olandese Mathieu Van der Poel (Alpecin Fenix) con il salernitano Vincenzo Albanese (Eolo Kometa) che ha guadagnato la terza moneta.
Resta immutata la classifica generale con lo spagnolo Juan Pedro Lopez (Trek Segafredo) che conserva la maglia rosa con un vantaggio di 12” sul portoghese Joao Almeida (UAE Team Emirates), seguito dal francese Romain Bardet (Team DSM), terzo a 14”, con il grande favorito per la vittoria finale, l”ecuadoriano Richard Carapaz (Ineos Grendaiers), quarto a 15”. Domenico Pozzovivo (Intermarchè Wanty Gobert), ottavo in graduatoria a 54”, resta il migliore degli italiani, seguito da Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan), in tredicesima posizione a 3’04”.
Le frazioni che fanno seguito ai giorni di riposo contengono sempre un elemento imponderabile per il diverso effetto che la sosta produce sui corridori. Si prevedeva oggi, in partenza, una fuga di un nutrito gruppetto d’attaccanti. Invece, sono scattati, dopo cinque chilometri, solo in tre, ancorché molto ben qualificati: Lawrence Naesen (AG2R Citroën), fratello minore di Oliver specialista delle classiche del nord, Mattia Bais (Drone Hopper-Androni Giocattoli), incontrastato leader della classifica per i chilometri percorsi in fuga, ed Alessandro De Marchi (Israel-Premier Tech), il leggendario rosso di Buja, nel suo piccolo la versione italiana del fuggiasco per eccellenza, Thomas De Gendt (Lotto Soudal). Il trio guadagnava rapidamente sei minuti che poi venivano erosi con costante lentezza del gruppo che si ricompattava dopo 167 chilometri quando all’arrivo ne mancavano solo 25.
Nel frattempo i primi muri marchigiani avevano tolto dall’equazione per la vittoria odierna sia l’australiano Caleb Ewan (Lotto Soudal) che il britannico Mark Cavendish (Quick Step Alpha Vinyl), rimasti subito attardati, lasciando, tra i velocisti, solo il francese Arnaud Demare (Groupama FDJ), in maglia ciclamino, ed il colombiano Fernando Gaviria (UAE Team Emirates) nel gruppo dei migliori. Resta difficile da valutare il peso che ha avuto sull’economia della corsa il salto di catena occorso a Van der Poel a poco più di cinquanta chilometri dal traguardo.
Infatti, se il rientro nel plotone di testa, recuperando un minuto, è stato immediato, è probabile che le energie spese in questo sforzo abbiano impedito al nipote di Raymond Poulidor di tentare il bis della splendida azione che, proprio su queste strade, gli regalò, partendo da lontano, la spettacolare vittoria di Castelfidardo alla Tirreno – Adriatico dell’anno scorso. L’olandese ha, quindi, concentrato i suoi sforzi sulla discesa seguente l’ultima asperità, il GPM di Monsano, sferrando un attacco a 5.000 metri dallo striscione d’arrivo che, però, non si è rivelato vincente. Lanciato da Pozzovivo in volata, Girmay sprintava sul ciglio della strada con Van der Poel che lo affiancava ai 150 metri, non riuscendo però a superarlo e, infine, cedendo ai meno 50. I 37 anni d’attesa di Jesi per il ritorno del Giro sono stati decisamente premiati da un risultato storico.
Domani è in programma l’undecima frazione interamente in terra emiliana. I corridori sono attesi da 203 chilometri più piatti d’una tavola di biliardo nel trasferimento da Sant’Arcangelo di Romagna a Reggio Emilia. Sarà volatona di gruppo a ranghi compatti.