L’abruzzese Giulio Ciccone (Trek Segafredo) ha vinto la quindicesima tappa del 105° Giro d’Italia, la cavalcata delle montagne valdostane lungo 177 chilometri, da Rivarolo Canavese a Cogne, comprendenti 3980 metri di dislivello. Il teatino, tagliato fuori dalla lotta per la maglia rosa dalla disastrosa giornata sulle strade di casa, ha preceduto di 1’30” il colombiano Santiago Buitrago (Bahrain Victorious) con lo spagnolo Antonio Pedrero (Team Movistar) terzo a 2’19”. Resta quasi immutata la classifica generale al termine di una giornata di tregua, facilmente prevedibile dopo i fuochi d’artificio ieri in riva al Po, in cui il gruppo dei migliori è giunto a 7’48” dal vincitore. L’ecuadoriano Richard Carapaz (Ineos Grenadiers), guadagnando un paio di secondi nella volata del gruppo all’arrivo, ha conservato la maglia rosa ed ora guida con 9″ di vantaggio sull’australiano Jai Hindley (Bora Hansgrohe) e 32″ sul portoghese Joao Almeida (UAE Team Emirates).
Dopo una fase iniziale che ha visto la malasorte accanirsi proprio contro la maglia rosa, prima con una caduta nell’erba senza conseguenze poi sotto forma d’un incidente meccanico, sul primo GPM di giornata, quello di Pila, andava via una fuga di massa, ricca di ben 28 unità. Scattava a metà salita l’olandese Koen Bouwman (Jumbo Visma), vincitore della frazione di Potenza, che così andava a riprendersi la maglia azzurra di leader della classifica degli scalatori. In discesa piombavano su Bouwman i connazionali Mathieu Van der Poel (Alpecin Fenix) e Martjn Tusveld (Team DSM), creando così un trio orange al comando della corsa.
All’inizio della seconda ascesa, quella che portava al GPM di Verrogne, partiva il contrattacco di un quartetto formato da Ciccone, Buitrago, Pedrero e dall’inglese Hugh Carty (EF Education Easy Post), raggiunti, per un breve periodo anche dal portoghese Alberto Rui Costa (UAE Team Emirates) che, poi, veniva fermato dalla squadra. A 22 chilometri dal traguardo, in coincidenza con l’inizio dell’ultima salita, Ciccone cominciava a scattare a ripetizione sgretolando la resistenza dei compagni di fuga. Ultimo a cedere ai meno 19 era Buitrago. Seguiva una cavalcata che, in parallelo con la gioia per la vittoria di giornata, lasciava un pizzico d’amarezza al pensiero di cosa sarebbe potuto essere il Giro di Giulio senza la sciagurata giornata sulla Maiella.
Martedì, dopo la terza ed ultima giornata di riposo di domani, è in programma la frazione da molti ritenuta la più dura di questa edizione della corsa rosa. La sedicesima tappa viaggerà lungo 202 chilometri da Salò fino all’Aprica, farciti da 5.500 metri di dislivello. Lungo il percorso, ad attendere i corridori, ci saranno il Goletto di Cadino ed il Mortirolo, anche se dal meno impegnativo versante di Monno. Si scenderà poi verso Teglio prima dell’ultima asperità di giornata: il valico di Santa Cristina, quello su cui nel 1994 Marco Pantani si fece conoscere al mondo mortificando Miguel Indurain. L’arrivo dell’Aprica
dovrebbe consegnarci una classifica, se non definita, ormai circoscritta a non più di tre papabili per la maglia rosa finale a Verona domenica 29 maggio.